Fiume Idice: perché i rimborsi agli alluvionati sono così miseri?

Fiume Idice: perché i rimborsi agli alluvionati sono così miseri?

A scanso di equivoci… non è affatto divertente vedere il nostro comune in questo stato di disgrazia e ancor meno divertente è vedere 30 famiglie – che per mesi hanno vissuto fuori casa a causa della rottura dell’argine dell’Idice – che si aspettavano una cifra come risarcimento e si sono visti arrivare un decimo.
Non è affatto divertente denunciare errori pesanti che rischiano di essere irrecuperabili, senza un’assunzione di responsabilità prima di tutto del sindaco.
Tuttavia, anche se non è divertente, questo è ciò che ci ha chiesto di fare la metà degli elettori, cioè coloro che nel 2017 non hanno votato per Mazzanti: controllarlo e farlo in modo pubblico e trasparente.
 
La responsabilità è del Comune di Budrio, non della Regione
 
Nell’articolo apparso sul Il Resto del Carlino Bologna venerdì 20 novembre, alcuni cittadini si lamentavano, giustamente, delle piccole somme di denaro che sono state liquidate come contributo per l’autonoma sistemazione, nell’ambito dell’alluvione e della rottura dell’argine del novembre 2019. Dopo essersi allontanati forzatamente dalle loro case, non vi sono più rientrati per molte settimane. In alcuni casi per molti mesi.
Ci si aspettava, come da decreto regionale, diverse migliaia di euro di rimborso per ogni famiglia. Facciamo l’esempio classico: una famiglia di 3 persone aveva diritto a 700 euro per ogni mese in cui ha provveduto a una sistemazione abitativa alternativa.
Invece, le famiglie hanno ricevuto somme dai 120 ai 300 euro in tutto, per un totale di 5.250 euro distribuiti. Per chi è rimasto diversi mesi fuori da casa (e ha già speso decine di migliaia di euro per la ricostruzione) questo rimborso è una vera e propria beffa: va considerato che l’autonoma sistemazione è durata per alcune famiglie due o tre mesi, per altre anche sei. Era un supporto economico pensato per chi, nel frattempo, stava facendo fare i lavori di ricostruzione delle case andate sott’acqua.
 
Perché è successo? Perché i contributi previsti dalla Regione non sono arrivati nei conti correnti dei cittadini colpiti?
Le prime risposte verbali degli uffici del comune hanno tentato di addossare la responsabilità alla burocrazia regionale: “Le richieste dei cittadini non erano corredate dalla dichiarazione di inagibilità della casa, quindi abbiamo potuto considerare solo i 9 giorni dell’ordinanza di evacuazione.”
Ma questo documento sull’inagibilità non era previsto in nessuna procedura. Anzi, al contrario: la Regione con il decreto 54 aveva volutamente snellito le pratiche, consentendo ai cittadini di fare un’auto-dichiarazione sul periodo di lontananza da casa.
Abbiamo quindi deciso di approfondire ulteriormente e abbiamo scoperto che è il Comune di Budrio a non aver seguito la procedura, con le conseguenze negative dei cittadini a cui sono stati negati, complessivamente, decine di migliaia di euro di rimborsi.
In sostanza, il comune non ha certificato (con i controlli a campione previsti nel decreto) le auto-dichiarazioni dei cittadini. Dunque, l’unico periodo certo di permanenza fuori da casa comunicato alla regione è stato quello dei 9/10 giorni (a seconda delle zone) in cui è rimasta in vigore l’ordinanza del sindaco di evacuazione dell’area, da cui quindi si doveva uscire ma in cui non si poteva rientrare.
 
Alcune decine di famiglie, grazie al decreto regionale 54, avevano diritto a migliaia di euro di rimborsi, ma il comune non lo ha permesso a causa di un proprio errore. Si tratta di un malfunzionamento molto grave i cui effetti rischiano di essere difficilmente recuperabili, se non grazie alla riapertura della procedura, sempre che questo sia possibile e ammissibile.
 
La vicenda è un vero disastro per i cittadini la cui vita è stata sconvolta dalla rottura dell’argine dell’Idice. Ed è l’ennesima figuraccia istituzionale per il Comune di Budrio e per chi, da tre anni e mezzo, lo guida con leggerezza e approssimazione. Si conferma, purtroppo, ciò che diciamo da tempo: una pattuglia di amministratori incapaci ha voluto una riorganizzazione della macchina comunale che ha prodotto solo disorganizzazione e inefficienze. A farne le spese, come vediamo, sono i cittadini di Budrio.
 
Sul piano politico e su quello tecnico-amministrativo, di fronte a un fatto così grave, chiediamo con forza che il sindaco e i suoi collaboratori, quanto meno, si prendano la responsabilità davanti ai cittadini.
 
Pensiamo sia utile riportare l’esperienza diretta di un cittadino coinvolto:
 
Sono uno dei residenti rimasto coinvolto nella disastrosa alluvione. La Regione prevedeva per il mio caso un contributo di 400€ al mese per la autonoma sistemazione. Io sono stato fuori casa circa tre mesi dal 18/11/19 al 23/02/2020. Nella domanda di contributo che ho presentato all’ufficio servizi alla persona del Comune di Budrio era chiaramente richiesto di indicare il giorno in cui si era rientrati a vivere nella propria abitazione e io ho indicato, appunto, il 23/02/20 primo giorno utile una volta ripristinate le condizioni di abitabilità. In data 18/11/20 il Comune ha liquidato un contributo di 120€ quando seguendo le indicazioni della Regione avrebbe dovuto ammontare a circa 1.200€. È evidente che il Comune non ha trasmesso in Regione i giorni da me indicati nella domanda. Domanda compilata in autocertificazione e quindi sotto la mia piena responsabilità penale e sottoponibile a verifica da parte dell’Ente che la accoglie.

Lunedì 30 novembre in Consiglio comunale abbiamo chiesto spiegazioni a Mazzanti per il rimborso-beffa ricevuto da 30 famiglie colpite dall’alluvione nell’ambito del Cas (Contributo autonoma sistemazione). Anche l’Agenzia di Protezione civile regionale ha confermato che la procedura non è stata seguita correttamente dal Comune.
 
Il nostro unico obiettivo è fare in modo di risolvere il problema. E per farlo bisogna affrontare il punto e agire con trasparenza.
Ci siamo appellati al senso di responsabilità che dovrebbe contraddistinguere l’azione di ogni amministratore pubblico, affinché venga spiegato ciò che oggi tutti sanno e vedono, cioè l’inadempienza del Comune.
 
Questo è il presupposto fondamentale per tentare di recuperare, riaprire i termini e far avere a quelle 30 famiglie le somme che gli spettavano di diritto.
 
Ci aspettavamo che questa assunzione di responsabilità avvenisse, senza scaricabarile verso la Regione (il decreto regionale è pubblico e preciso) e, soprattutto, senza accuse di sciacallaggio nei nostri confronti.
Ricordiamo, infatti, all’Amministrazione comunale che i suoi uffici (e forse anche la Giunta) erano a conoscenza da diverse settimane delle misere somme riconosciute ai cittadini – prima ancora che gli atti diventassero pubblici – ma, pur sapendo, non hanno mosso un dito nelle sedi opportune per risolvere il problema. Noi, invece, siamo quelli che – dopo quasi un mese di assoluto silenzio – hanno individuato e sollevato il problema, per fare in modo di trovare una soluzione per queste famiglie: solo per questo motivo oggi se ne sta parlando e quindi, forse, si potrà rimediare.
 
Purtroppo però in Consiglio comunale, Mazzanti ha risposto alla nostra richiesta di chiarimenti con un PESANTE attacco nei nostri confronti. Ha sostenuto che il Comune ha fatto tutto correttamente e sta lavorando in stretto contatto con la Regione. Ma NON ha spiegato perché i soldi non sono arrivati ai cittadini.
 
Ha anche detto che la procedura dei rimborsi è solo appena iniziata, senza dire altro nel merito. Ma NON È COSÌ. I termini della procedura del Cas (Contributo autonoma sistemazione) è ampiamente chiusa e i cittadini hanno, purtroppo, già ricevuto quella miseria di rimborso.
Troviamo questa risposta offensiva e fuori dalla realtà.
 
Con questi presupposti, senza un’assunzione di responsabilità dell’amministrazione, sarà difficile recuperare le risorse che spettavano (e spettano) di diritto a 30 famiglie. Ma noi continuiamo a lavorare per questo unico obiettivo.

QUI I DOCUMENTI

  • questi sono gli articoli del decreto regionale che definiscono la procedura che il Comune di Budrio avrebbe dovuto seguire


Teatro: tra mutui, rinvii, bugie e una programmazione da libro dei sogni.

Teatro: tra mutui, rinvii, bugie e una programmazione da libro dei sogni.

Mercoledì sera, in Consiglio Comunale ben due punti erano dedicati al Teatro.
 
Variazione di bilancio per aumentare il mutuo
Il mutuo era già a bilancio per 500mila euro: mercoledì sera, Mazzanti lo ha portato a 600mila perché i contributi da privati sono stati inferiori a quelli che avevano preventivato. Basta scorrere le ultime versioni del piano triennale opere pubbliche per vedere che la maggioranza di Effetto Budrio ha iniziato stimando 200mila euro di contributi da privati, diventati 150mila lo scorso luglio che ora scesi a circa 100mila, che sono poi i 70mila dell’Art Bonus ed i 23mila raccolti dal Comitato.
 
Intervenendo sul punto, la nostra capogruppo Debora Badiali ha ripercorso le tappe che ci hanno condotti qui, tenendo come punto fondamentale nell’analisi il ruolo giocato dall’Ente. Sì perché Mazzanti, in quanto sindaco, prima di essere la guida di una parte politica, prima delle rivincite personali contro altri schieramenti, rappresenta l’Istituzione e il tema Teatro è stato giocato da lui fin da subito come scontro, come offesa verso altri e non come una situazione da risolvere. Decidendo di fatto in modo deliberato di spaccare un’intera comunità, usando un luogo di cultura come pretesto.
Abbiamo più volte presentato casi simili di percorsi per dotare i Teatri di certificazioni idonee. Un caso esemplare e contemporaneo al nostro è quello del Teatro di Lugo: si è programmata la chiusura in concomitanza con la fine della stagione di spettacolo e l’inizio del cantiere, stanziando nel mentre i soldi a bilancio. Nel mentre cittadini e abbonati sono stati avvisati che per la stagione successiva al posto di andare a Lugo sarebbero potuti andare con prezzi agevolati e navette ad assistere agli spettacoli al Duse e a Ravenna.
 
A Budrio, nel dicembre 2018 il sindaco ha scelto di mentire. Per chi mastica un po’ di amministrazione era chiaro fin da subito (davvero un sindaco in carica da un anno e mezzo non conosce “lo stato di salute” degli edifici pubblici di cui ha la responsabilità?), per chi gli ha creduto, negli anni sono uscite più o meno sei o sette versioni diverse sul tema, tutte fornite dal sindaco, che ribaltano la storia inventata nel 2018, poi sono arrivati i documenti ufficiali (il Teatro era già nei documenti consegnati al sindaco nel gennaio 2018, ad esempio, così come i soldi per lo studio progetto per sistemare il Teatro erano stati accantonati da “quelli di prima”) e alcuni consiglieri che erano in maggioranza con lui hanno dichiarato pubblicamente che il sindaco ha scelto di mentire deliberatamente ai cittadini.
Così facendo, il Comune di Budrio guidato da Mazzanti ha scelto di non partecipare a un bando regionale uscito nella primavera 2018, che sembrava fatto apposta per il nostro Teatro. “Non potevamo accendere mutui” disse poi il sindaco: sbagliato, lo può fare da gennaio 2018.
 
Poi abbiamo l’iter e le date comunicate ai cittadini per la riapertura.
Un anno fa, il sindaco disse “apriamo a Novembre 2020”. A maggio sul Carlino, in piena pandemia confermò fiero questo termine. A settembre qualcuno che commenta a nome del Teatro di Budrio ha risposto a una cittadina che lo slittamento in avanti è dovuto al Covid.
 
Da fruitrice del Teatro, oltre che da consigliera – ha dichiarato durante l’intervento la capogruppo Badiali – l’obiettivo di dotarsi di certificato è giusto (è stato fatto per tanti altri luoghi di formazione e cultura negli anni precedenti, è corretto proseguire così) la gestione politica di questa partita però ha fin da subito fatto capire che l’obiettivo non era più di tanto “sistemare” il Teatro, ma alzare lo scontro tra parti. Quando un sindaco sceglie di mentire ai cittadini, non ha come fine ultimo la cultura e la comunità.
 
Fatte tutte queste considerazioni, arriviamo però al punto in votazione. Per la direzione, l’imbuto preso in questi quasi 3 anni dall’amministrazione guidata da Mazzanti sul Teatro, l’unica soluzione ora per aprirlo è quella di votare a favore dell’aumento del mutuo. E così ha fatto il gruppo Budrio Più, motivando in modo chiaro, documentato e trasparente la propria posizione.
 
Piano economico e finanziario del Teatro
 
Il secondo punto riguardava il piano economico e finanziario relativo alla gestione futura del Teatro.
 
La comunità
Abbiamo fatto notare fin da subito che ci saremmo aspettati un coinvolgimento della comunità su questo lavoro che segna il futuro del Teatro: è stato istituito dall’amministrazione un osservatorio cultura, che forse poteva essere un luogo di confronto e di idee (altrimenti non abbiamo capito a cosa serva), è appena uscita una determina con la quale l’amministrazione “che non ha mai i soldi” ha impegnato oltre 15.000€ per pagare un consulente che affianchi l’ufficio cultura su eventi per il prossimo anno (perché non coinvolgerlo fin da subito?), ci sono cittadini che si sono impegnati nel Comitato di raccolta fondi (non ci risulta siano stati fatti incontri sul tema). Poi ci siamo anche noi consiglieri: al momento del voto ci viene sempre chiesto, anzi viene auspicata la massima collaborazione, ma quello che ci viene proposto è di accettare un pacchetto già pronto. Nessuno scambio prima o lavoro di confronto. Che va benissimo visto che chi governa ha la maggioranza in consiglio, però è un po’ ipocrita auspicare adesione senza aver mai coinvolto.
 
La parte economica
L’amministrazione annuncia questo piano come di “nuova sostenibilità di gestione” in realtà in ambito pubblico, la sostenibilità per quel che concerne la cultura ha sempre un valore politico e poco economico: è raro, soprattutto in realtà piccole, che luoghi di cultura riescano ad avere bilanci in pari o “pesare” poco sui bilanci delle amministrazioni.
Il “quanto” è una decisione politica, così come la volontà di definirlo sostenibile.
Abbiamo notato che le cifre ipotizzate per la gestione del Teatro non si discostano di molto da quelle delle amministrazioni precedenti, non possiamo non notare che quando l’attuale sindaco sedeva nei banchi dell’opposizione si scagliava contro queste cifre, ora invece sono definite come sostenibili, anzi come giuste.
 
Il piano (PEF) che è stato presentato però appare disallineato in modo anomalo rispetto ai risultati economici storici del Teatro. Tra l’altro, anche prima della chiusura, Mazzanti aveva già gestito il Teatro in due anni (calcoliamo anche il 2018 visto che lo chiuse ad anno praticamente concluso) e in quei due anni la gestione del teatro registrò perdite in linea con quelle degli anni precedenti (220mila e 230mila euro), quindi pare poco credibile che gli stessi amministratori (sindaco e assessore) oggi stimino perdite, a regime, tra i 130mila ed i 140mila euro. Oltretutto, se i costi previsti per le maschere sono effettivamente stati raddoppiati per errore, le perdite stimate scenderebbero addirittura tra i 100mila e i 110mila euro. In sostanza le perdite risulterebbero dimezzate rispetto ai dati storici e quindi queste stime sembrano poco attendibili e il PEF sembra eccedere in ottimismo.

Il Piano economico e finanziario prevede, a regime, ricavi per 238mila euro nel 2022 e per 302mila euro nel 2023 e questa sembra una esagerazione bella e buona, perché parliamo di un livello di ricavi MAI registrati nell’ultimo decennio, nemmeno quando per investire forte sulle stagioni teatrali si spendevano somme vicine ai 500mila euro (mentre nel Pef i costi a regime sono stimati in 372mila nel 2022 e 452mila nel 2023).
Ovviamente noi auspichiamo che tutto questo accada, ma tutto questo ottimismo sarebbe già strano in un periodo normale, questo piano esce in piena pandemia e prevede che tra un anno praticamente tutti i 490 posti del Teatro saranno sempre pieni, con gente abituata nuovamente a riempire e affollarsi in luoghi chiusi, quando invece sappiamo che ci sarà da lavorare molto a livello di singoli e comunità al ritornare a vecchie abitudini (pur sapendo che i Teatri già prima del Covid avevano problemi di pubblico).
Oltre a questi macro numeri ci sono poi alcuni dati che ci lasciano perplessi: il sito internet viene quotato a 500€ senza il mantenimento, solo apertura. Per il Festival Ocarina questa amministrazione ha pagato 1800€ per avere un sito che ora è fermo a due anni fa.
Il voto contrario del gruppo Budrio Più su questo punto è il frutto del ragionamento appena concluso, sappiamo bene che all’interno della variazione di bilancio sono previsti anche gli importi contenuti nel PEF: fosse stato possibile votare solo per finanziare i lavori per l’apertura del Teatro, ci saremmo limitati a questo, ma così non è stato e abbiamo pensato di dare un senso anche politico, immediato, a quanto sosteniamo.


Urbanistica: maggioranza in frantumi. Mazzanti abbandonato dai suoi

Urbanistica: maggioranza in frantumi. Mazzanti abbandonato dai suoi

articolo pubblicato il 12 novembre 2020
Il nuovo polo logistico di Malalbergo manda in frantumi la maggioranza di Mazzanti. Ma tutta la gestione della vicenda non ci ha soddisfatto.
La modifica all’accordo urbanistico sovra comunale (che permetterà a Malalbergo di far realizzare un grande hub logistico) rappresenta una vicenda molto problematica.
A BUDRIO I CIVICI IN FRANTUMI
Nel Consiglio Comunale dell’11 novembre (qui lo streaming dei lavori) si è frantumata la maggioranza civica alla “guida” del Comune di Budrio: i consiglieri di Effetto Budrio hanno votato in 3 modi diversi e con il sindaco sono rimasti solo in tre a votare a favore. Ancora una volta Mazzanti si salva in Consiglio grazie alla destra. In un contesto surreale, nessuno di loro ha spiegato la sua posizione, tranne il sindaco.
Questa spaccatura è significativa perché, quando si arriva a una scelta strategica, Budrio non ha una maggioranza autosufficiente e non ha una guida. Appena si va oltre l’ordinaria amministrazione, Effetto Budrio si sfalda. E non ha nemmeno il coraggio di dirci il perché.
Il nostro voto di astensione dimostra che non siamo pregiudizialmente contrari a questo tipo di operazioni. Ma il modo frettoloso è incompleto con cui si è proceduto non ci ha soddisfatto.
IL LIVELLO SOVRA COMUNALE
Comprendiamo e apprezziamo il lavoro dei sindaci dei comuni della zona guidati dal PD e dal centrosinistra che hanno trovato un accordo migliorativo rispetto alla proposta iniziale. Sappiamo che, purtroppo, il nostro comune non ha giocato alcun ruolo.
Fosse stato per Mazzanti, l’operazione urbanistica sarebbe passata nella prima versione, inaccettabile per noi e per gli altri comuni, anche dal punto di vista economico. Se non avessimo sollevato il caso, a Budrio sarebbero arrivati molti meno soldi dagli oneri di urbanizzazione.
Tuttavia, dobbiamo rilevare che un tema di così grande importanza non è stato condiviso in sede politica con modalità e tempi adeguati a livello sovra comunale: nel PD, tra i gruppi consiliari e tra i partiti del centrosinistra.
I NOSTRI DUBBI
Se ci fosse stato modo di approfondire, forse sarebbero stati chiariti dei dubbi che ora, invece, richiedono chiarimenti:
  • Si parla di tantissimi posti di lavoro. Quale tipo di lavoro? Con quali garanzie? Il modello Amazon, per esempio, a noi va bene? Avremmo qualcosa da dire in proposito.
  • Chi è il soggetto proponente? È italiano o straniero? Che storia e che reputazione ha?
  • Quale sarà l’impatto ambientale di questa operazione?
  • E quale impatto avrà sulla viabilità? Non è difficile immaginare che un hub logistico farà crescere ulteriormente il numero di camion sulla Trasversale di pianura, oggi ancora inadeguata e già pesantemente sfruttata dai mezzi pesanti.
Abbiamo posto alcuni temi 15 giorni fa in commissione consigliare e sul nostro sito. In questo periodo nessuno ha dato risposte a quei dubbi. Nel 2020, ormai, dovremmo sapere che la proposta degli investitori privati non può essere un prendere o lasciare e, soprattutto, in queste situazioni la politica locale deve dire e fare qualcosa di più.


Costruire insieme una nuova speranza per Budrio

Costruire insieme una nuova speranza per Budrio

Articolo a cura del gruppo consigliare Budrio Più per il notiziario comunale di novembre.
Troppi sono stati gli errori, le contraddizioni e le mancanze che abbiamo visto nell’azione di chi amministra Budrio. Ma anche poca passione e molta incompetenza. L’idea di disfarsi della “vecchia” macchina comunale ha prodotto le difficoltà che gli stessi dipendenti denunciano nei loro comunicati.
A inizio 2020 non è stato pubblicato un bilancio di metà mandato e spesso le scelte e i documenti vengono tenuti nascosti o sotto silenzio. Le associazioni non si sentono coinvolte né ascoltate. In comune mancano punti di riferimento: la sensazione, il più delle volte, è che si lascino volutamente cadere le cose. E ripetiamo: il Covid non c’entra niente: le difficoltà erano tutte evidenti già da prima (la pandemia ha colpito tutti, anche i comuni limitrofi che continuano ad essere ben amministrati).
 
Come gruppo abbiamo studiato molto le carte e i problemi. Molti cittadini si sono accorti che le cose che dicevamo corrispondevano (purtroppo) a verità. Questi per noi sono stati anni formativi, per avere una visione più completa del paese e per dialogare con tanti cittadini. Invece, Mazzanti li ha passati a giustificarsi, a dare colpe ad altri enti e a chi c’era prima di lui: non ha seminato niente di buono per il futuro e sono stati sgretolati interi legami di comunità.
 
Dopo il fallimento “civico”, ci prendiamo un impegno: è arrivato il tempo di costruire il futuro. E noi ci siamo! Ma per superare questo clima deprimente che si respira in paese, la politica e i partiti non bastano. Serve prima di tutto una comunità informata e consapevole, che torni a impegnarsi e a credere in se stessa.
Noi siamo in campo e apriamo le porte a tutti per una nuova stagione di partecipazione e responsabilità. Usciamo insieme dal buio della sfiducia; costruiamo insieme un’altra idea di amministrazione: presente sul territorio, attenta ai problemi e alle opportunità, dotata di sensibilità e progettualità. C’è una parola che rappresenta bene il nostro impegno: quella parola è FUTURO.

COVID, I MESI DELLA CONVIVENZA FORZATA

 
In questa “seconda ondata” di contagi da Covid-19, è importante sottolineare che, con comportamenti responsabili e corretti, questa volta possiamo non esserne travolti, ma serve massima attenzione e rispetto delle regole. È fondamentale che le attività scolastiche e produttive vadano avanti.
 
Entriamo in una fase di convivenza con il virus che durerà diversi mesi. Le esperienze asiatiche più avanzate ci dicono che si può fare, senza doverci trovare di nuovo tutti chiusi in casa, anche facendosi aiutare dalla tecnologia digitale, come l’App Immuni.
 
Abbiamo dimostrato di saper fronteggiare il virus nei momenti più bui e incerti. Ora dobbiamo farlo di nuovo, ma con più consapevolezza e ancora più senso di responsabilità collettiva e condivisa.
GRAZIE GIOVANNI E BENVENUTO DANIELE!
 
Nei giorni scorsi Giovanni Zanardi, consigliere comunale del nostro gruppo, ha rassegnato le proprie dimissioni per ragioni personali e lavorative. Lo ringraziamo per il lavoro svolto, prima da assessore e poi da consigliere comunale, ma sappiamo che non mancherà il suo sostegno alla nostra attività e al futuro di Budrio. In Consiglio comunale subentra Daniele Bortolotti a cui diamo il benvenuto e auguriamo buon lavoro!


L’uscita dall’Unione dei comuni evidenzia tutti i limiti di Mazzanti

L’uscita dall’Unione dei comuni evidenzia tutti i limiti di Mazzanti

Venerdì sera non è passata la delibera proposta dalla Giunta comunale che prevedeva l’uscita del Comune di Budrio dal’Unione Terre di Pianura (qui il Consiglio Comunale). La compattezza del centrosinistra e le divisioni in quella che era la maggioranza consigliare non hanno permesso a Mazzanti di avere la maggioranza qualificata, necessaria per questo voto.
Si sono infatti espressi in modo contrario i consiglieri comunali del PD-Budrio Più (Badiali, Cesari, Bortolotti, Zuppiroli), i consiglieri che facevano parte del gruppo di maggioranza e ora sono nel gruppo misto (Todeschini, Magrin), la consigliera Serra di Articolo Uno.
Ora Mazzanti dovrà velocemente correre ai ripari e portare per ben due volte la delibera in Consiglio entro 30 giorni, quando gli basterà la maggioranza semplice.
 

Prima di trattare la proposta di uscita dall’Unione in Consiglio Comunale, abbiamo presentato come gruppo una pregiudiziale 

chiedendo di non votare il punto perché a nostro avviso la delibera presentava violazioni rispetto a quanto previsto dallo Statuto. Ma la maggioranza ha votato per proseguire le operazioni.
 
Partiamo dalla nostra contrarietà a questa operazione. Noi comprendiamo che dal punto di vista dell’Unione questa uscita sarebbe una sorta di liberazione: finalmente se ne vanno coloro che hanno sempre remato contro, coloro che hanno troppo spesso tenuto posizioni poco chiare, scostanti e contraddittorie. Ma dal punto di vista di Budrio è un salto nel vuoto. È una scelta che, a poco più di un anno dalla fine del mandato amministrativo di questa giunta comunale, mette una seria ipoteca sul futuro di Budrio per molti anni. Questa arroganza non è accettabile.
 
Veniamo da 3 anni e mezzo di balbettii e balletti sull’Unione. Ma in realtà questi anni rappresentano una débacle per Budrio su tutti i fronti. Nessun contesto di relazioni istituzionali e sovracomunali può dirsi migliorato o rafforzato per noi. Anzi, il contrario: peggioriamo su tutto, in reputazione, in credibilità, in risultati ottenuti, finanziamenti compresi.
 
Secondo noi mancano due cose importanti: autorevolezza e visione.
 
Quando si dà sempre la colpa agli altri non si rafforza la propria autorevolezza. Quando non si risolvono i problemi (ma li si evidenzia soltanto) non ci si afferma come amministratori ma al massimo come polemisti della domenica. Quando si cambia opinione tre o quattro volte sullo stesso tema, non si costruisce la propria affidabilità e credibilità.
Paghiamo a caro prezzo lo smantellamento della macchina comunale, tanto più alla luce dell’incertezza sulla riorganizzazione interna e sulle inevitabili convenzioni da stipulare nei prossimi mesi. La mancanza di una visione e di competenze adeguate è evidente e nei fatti: non siamo stati capaci di stare dentro l’unione, starci con autorevolezza, cambiare ciò che andava cambiato, sviluppare progetti, aumentare l’efficienza di quell’ente.
 
Non c’è nessuna certezza sui possibili risparmi e sul possibile efficientemento della macchina amministrativa, una volta usciti dall’unione. Ciò che propone Mazzanti è una strada impervia, complessa, incerta, tanto più se consideriamo che le difficoltà della macchina amministrativa che sono state ampiamente evidenziate dagli stessi dipendenti comunali.
 
Storia
Sull’Unione abbiamo 3 anni e mezzo di profonda incoerenza mazzantiana: da un lato si dice che si vuole stare in Unione, dall’altro ogni anno si vota in Consiglio per uscire con servizi, nel mentre abbiamo il sindaco Mazzanti che assume la delega al personale in Terre di Pianura, ma ogni volta sembra parlare del problema del personale come se riguardasse o fosse responsabilità di altri.
Arriviamo poi a giugno 2020, in cui il sindaco fa votare in fretta per uscire con il servizio personale, di cui ricordiamo ha la delega, dicendo che l’obiettivo non è uscire dall’Unione. Meno di 6 mesi dopo il sindaco di ripensa, vuole uscire dall’Unione. Oltre all’evidente sfaso politico, abbiamo uffici che vengono impegnati per fare e disfare progetti ogni 6 mesi. In questo caso, la mancanza di progettualità, si trasforma anche in spreco di risorse pubbliche, anche solo tenendo conto del lavoro dei dipendenti comunali.
Politica
Questi anni rappresentano una débacle per Budrio su tutti i fronti. Nessun contesto di relazioni istituzionali e sovracomunali può dirsi migliorato o rafforzato per noi. Anzi, il contrario: peggioriamo su tutto, in reputazione, in credibilità, in risultati ottenuti (leggasi anche finanziamenti).
Analisi
Nell’analisi del perché questo è successo ci mettiamo due macro-elementi:
  • mancanza di autorevolezza: quando si dà sempre la colpa agli altri non la si rafforza; quando non si risolvono i problemi (ma li si evidenzia soltanto) non ci si afferma come amministratori ma al massimo come polemisti della domenica; quando si cambia opinione o si cambia linea 3 o 4 volte sullo stesso tema, non si costruisce la propria affidabilità e credibilità [tutte queste tutte cose non sono nostre interpretazioni, ma testimonianze dirette raccolte ai vari livelli istituzionali e operativi degli enti e aziende pubbliche che hanno a che fare con Budrio].
  • mancanza di una visione e di competenze adeguate: ci dispiace dirlo, ma paghiamo a caro prezzo anche lo smantellamento della macchina comunale. Evidentemente anche i rappresentanti della parte amministrativa inviati ad affrontare partite delicate e importanti come la gestione dell’unione terre di pianura non sono stati all’altezza del compito. La dimostrazione sta nel fatto che siamo nella totale incertezza su quello che succederà dopo in termini di riorganizzazioni interne e le inevitabili convenzioni da stipulare per la gestione di alcuni servizi, le risposte date alle domande in commissione (qui per vedere la commissione, verso la fine) dal nostro punto di vista non sono tecnicamente accettabili: dichiarare che non ci saranno costi aggiuntivi per i servizi in convenzione basandosi semplicemente sul fatto che per un caso questi costi non vengono applicati, senza avere nessun accordo ci pare totalmente approssimativo e non consono all’importanza del tema in questione. La mancanza di una visione e di competenze adeguate è evidente e nei fatti: non siamo stati capaci di stare dentro l’unione, starci con autorevolezza, cambiare ciò che andava cambiato, sviluppare progetti, aumentare l’efficienza di quell’ente. Togliere un servizio alla volta, di tanto in tanto, è anche la dimostrazione che non c’è la visione oltre al fatto che devono ancora spiegare in che trattato viene teorizzato che togliere sistematicamente servizi senza conferire progetti contribuisce a rafforzare un Ente. La soluzione politica e tecnica che ci viene sottoposta è autoassolutoria e semplificatoria: usciamo perché l’Unione non funziona, anche se non sappiamo cosa fare domani mattina (la stessa risposta del sindaco alla domanda da me posta in commissione su ambito territoriale ottimale è la rappresentazione plastica di quest’ultima frase)
Cosa succede adesso
Nero su bianco, la maggioranza di Effetto Budrio ha scritto che non c’è nessuna certezza sui possibili risparmi sul possibile efficientamento della macchina amministrativa, una volta usciti dall’unione. Si sceglie quindi una strada impervia, complessa, incerta, tanto più se consideriamo che le difficoltà della macchina amministrativa ci sono e sono state ampiamente evidenziate dagli stessi dipendenti comunali.
 
Considerazioni sulla scelta
La delibera di uscita di Budrio dall’Unione, dal punto di vista di chi rimane, è una liberazione: se ne vanno i detrattori, coloro che hanno sempre remato contro, coloro che hanno troppo spesso tenuto posizioni poco chiare, scostanti e contraddittorie. Ma dal punto di vista di Budrio è un salto nel vuoto. È una scelta che, a poco più di un anno dalla fine del mandato amministrativo di questa giunta comunale, inciderà sul futuro di Budrio per molti anni.
 

Non siamo sorpresi che Mazzanti abbia deciso di uscire dall’Unione: era un suo punto del programma elettorale (tra l’altro potrebbe essere anche una delle poche azioni raggiunte). Siamo sconcertati dal continuo balletto fatto in questi 4 anni su Unione, andando ogni anno a togliere un servizio, a spot, dicendo ogni volta che sarebbe rimasto in Unione, salvo poi attribuire ad altri tutte le colpe non assumendosi mai una responsabilità (tra l’altro, ribadiamo, la delega al personale in Unione l’aveva lui, non altri) e senza aver mai portato avanti politiche o progetti per sostenere l’Ente.

 

Ci dispiace contraddire per l’ennesima volta il sindaco pro tempore di Budrio.
Il voto in consiglio è andato male per lui:
  1. perché la sua maggioranza è da tempo andata in pezzi;
  2. perché c’è un’opposizione attenta che si esprime nel merito di scelte che ritiene sbagliate.
Alla terza votazione, avvenuta mercoledì 11 novembre, con il voto a maggioranza semplice, Mazzanti è riuscito nel suo intento.


Quanta fretta, ma dove corri? Le scelte urbanistiche vanno pensate, non subite

Quanta fretta, ma dove corri? Le scelte urbanistiche vanno pensate, non subite

27 ottobre 2020
 
Oggi raccontiamo una vicenda che dà l’idea delle mani in cui siamo a Budrio.
 
Nei giorni scorsi, in fretta e furia, il è stata fatta convocare una commissione per affrontare un tema importantissimo e urgentissimo. Questo l’oggetto:

MODIFICA ALL’ARTICOLO 4 DELL’ACCORDO TERRITORIALE PER GLI AMBITI PRODUTTIVI SOVRACOMUNALI DELL’UNIONE TERRE DI PIANURA SOTTOSCRITTO IL 14/05/2007 PER: LA DECLINAZIONE DELLE POLITICHE DEL PUMS E PTM SULLA LOGISTICA DI GRANDI DIMENSIONI MAGGIORI DI 10.000 MQ DI SF NELL’ “HUB METROPOLITANO” DI ALTEDO (SAN PIETRO IN CASALE, BENTIVOGLIO E MALALBERGO); L’INSERIMENTO DELL’ART. 4 BIS PER LA CONDIVISIONE DI UNA PROPOSTA DI INSEDIAMENTO DI UN POLO LOGISTICO DI GRANDI DIMENSIONI NEL COMUNE DI MALALBERGO
 
Quindi per capirci, in sostanza ci è stato detto: per consentire questo investimento – di dimensioni notevoli – va cambiato un accordo tra comuni che vige dal 2007. E lo dobbiamo fare in fretta, in pochi giorni, per consentire a Malalbergo di non perdere un’opportunità storica per il suo territorio.
 
Da subito abbiamo fatto notare al Comune che tutto l’iter andava contro il Regolamento del Consiglio Comunale di Budrio: infatti, non solo la convocazione non è stata fatta nei tempi, ma i documenti che consentono ai consiglieri di esprimersi sono arrivati a 24 ore dalla discussione in Commissione.
 
Quando, venerdì scorso, abbiamo posto il tema in commissione, la risposta del sindaco è stata: “quando ci sono posti di lavoro in ballo, non ci si ferma alle formalità”. Lo ha detto Mazzanti, capite?
 
Insomma, incomprensibilmente il Comune di Budrio (la sua giunta e la sua maggioranza consiliare) era muto e prono di fronte a un’evidente forzatura per un progetto enorme, che dovrebbe coinvolgere cittadini, urbanisti, associazioni, comunità, prima di essere messo ai voti dei consigli comunali. Il gruppo Effetto Budrio, senza nemmeno esprimersi in commissione (nemmeno una parola), era pronto a subire e sostenere questa operazione urbanistica.
 
In commissione (clicca qui per il video) abbiamo chiesto informazioni su viabilità (è noto a tutti che, ad esempio, la Trasversale di Pianura viene usata come scorciatoia economica dai mezzi pesanti, evitando Bologna) e impatto ambientale. Il tema economico legato ai posti di lavoro è importantissimo, ma non si può venir meno, nel 2020, a un’analisi più complessiva legata alla sostenibilità (intesa in senso ampio) e agli impatti sul territorio. Abbiamo altresì chiesto cosa sarebbe successo se un comune non avesse votato questa proposta di modifica (era appena uscita la convocazione del Consiglio Comunale di Minerbio senza questo punto tra gli argomenti da trattare) e se fosse possibile rimandare la trattazione di questo punto a un altro Consiglio Comunale, visto che non è indicata una scadenza a ottobre (in questo modo i consiglieri avrebbero potuto arrivare pronti e studiare per bene le carte, fare approfondimenti..).
 
Alla prima domanda non ci è stato risposto, alla seconda si è deciso di tirare dritto. Perfino la responsabile del settore del Comune di Budrio si è detta in imbarazzo per aver dovuto preparare con così poco tempo degli atti di un progetto che andrebbe studiato di più.
Ma la maggioranza di Effetto Budrio sarebbe andata avanti serena.
 
Sappiamo di non essere stati i soli ad aver posto domande, in alcuni altri comuni ci si è interrogati sul tema, senza arrivare a convocare in modo forzato e fuori dai tempi del Regolamento il Consiglio Comunale facendo domande nel merito del progetto e si sono interrogati sulla correttezza e la legittimità della procedura più generale. Ieri l’epilogo, per motivi di salute del sindaco (a cui auguriamo pronta guarigione) il Consiglio Comunale di Malalbergo convocato per il 27 ottobre per trattare il punto viene annullato.
E di conseguenza il punto viene ritirato anche da Budrio.
 
Siamo allo sbando, siamo in mano a nessuno.
Qui a Budrio chiunque può arrivare da fuori con una proposta di delibera urbanistica. Il sindaco non ci ragiona, non la fa studiare a nessun tecnico, se ne fa difensore e sostenitore, anche contro il regolamento comunale e contro il buon senso. La sua maggioranza non ha né voglia né competenze per esprimersi.
 
Ora che tutto è svanito, rimane un comune incapace di dire la sua e sbeffeggiato dagli eventi: prima ha mosso mari e monti per convocare in ritardo la commissione, senza uno straccio di documento su cui farsi un’idea e votare; poi toglie la delibera dall’ordine del giorno fischiettando, come se niente fosse.
 
Ecco in quali mani siamo.


Trasversale di Pianura: è ora di finirla! La petizione

Trasversale di Pianura: è ora di finirla! La petizione

La Trasversale di Pianura oggi è un arteria che svolge un ruolo di grande importanza non solo per la parte nord della provincia bolognese ma per l'intera regione.

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Budrio: l’aumento di 100 kg di rifiuti a cittadino, spiegato bene.

Budrio: l’aumento di 100 kg di rifiuti a cittadino, spiegato bene.

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato un articolo sul tema rifiuti, lanciando un po’ un campanello d’allarme visto che l’amministrazione non sembra essere interessata al tema: a Budrio in questi ultimi anni produciamo 100 chili di rifiuti in più a cittadino.
Visto che la grande attenzione al tema ambientale e ai problemi che questi numeri portano con sé si è trasformata in un “meglio i cassonetti però” oppure “sì perché prima i rifiuti venivano portati in altri comuni”, abbiamo preparato un approfondimento basato su numeri e indicazioni dell’Unione Europea. Vi chiediamo semplicemente di leggerlo prima di continuare a sostenere tesi “comode”.
 
Proviamo a guardare noi un po’ più nel dettaglio i numeri della raccolta stradale, visto che nessuno degli amministratori ha mai provato a fare un’analisi dei dati sulla raccolta rifiuti nel nostro Comune, ma dal “primo cittadino” all’assessore all’ambiente, fino agli agguerriti consiglieri di maggioranza ci si è sempre limitati a sbandierare un nuovo record di percentuale di raccolta differenziata.

Balza all’occhio la crescita di quasi 2000 tonnellate del monte complessivo di rifiuti urbani registrati da Hera sul nostro territorio: è l’ennesima conferma l’assenza di campagne di sensibilizzazione non spinge alla riduzione della produzione di rifiuti. Il messaggio mandato (sotto traccia) del “liberi tutti” ha fatto il resto.

con la raccolta stradale si producono più rifiuti.

Questa affermazione non è la tesi di un complicato teorema: è semplicemente la realtà dei fatti riscontrabile dai dati registrati in Italia e in tutta Europa da decine di anni. È una semplice constatazione, una lettura scientifica di un fenomeno.
  • Chi dice che non è vero, nega l’evidenza.
  • Chi dice “ok, ma solo perché prima i cittadini portavano fuori dal Comune i propri rifiuti” si arrampica sugli specchi cercando giustificazioni ad effetto, ma fuori dalla realtà. Basta prendere i dati di territori estesi, come ad esempio la provincia di Treviso, in cui tutti i Comuni fanno porta-a-porta, per vedere che il calo c’è ed è notevole, senza la minima possibilità di una esportazione oltre confine.
  • Chi fa i calcoli sul numero di imballaggi che ciascun cittadino giornalmente dovrebbe smettere di comprare per giustificare il calo del monte rifiuti, facendo grossolani calcoli e ridacchiando sui risultati, è un semplicione che non conosce l’argomento e cerca di banalizzarlo a vantaggio di proprie tesi preconcette (a proposito: se sei un cittadino qualsiasi ci sta anche, ma se sei il Sindaco…).
Dunque, se diamo come appurato il calo come effetto del porta-a-porta, si può anche cercare di trovarne la spiegazione, sapendo che non è una sola e nemmeno è semplice.
Proviamo allora a vedere alcune di queste cause.
 

Rifiuti assimilati.

Le 2000 tonnellate di rifiuti in più che attualmente il sistema stradale raccoglie a Budrio rispetto al livello su cui si era stabilizzato il sistema precedente, non sono formate da centinaia di migliaia di contenitori alimentari, come il nostro Sindaco si diletta a ipotizzare (sulla base del nulla). Nei report mensili che arrivano in Comune si legge, ad esempio, che circa la metà (950 tonnellate nel 2019 mentre nel 2016 erano poco più di 100) è comparsa improvvisamente come “rifiuti fuori dalla gestione Hera”. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che le aziende possono smaltire con la raccolta normale (quella cioè a “gestione Hera”) rifiuti assimilabili agli urbani fino ad una certa quantità, dopodiché devono servirsi di un circuito privato (che può essere anche una società di Hera stessa), a pagamento. Se questi però sono costituiti da materiale analogo a quello differenziabile dei rifiuti urbani, si possono presentare i formulari di smaltimento al gestore Hera che rendiconta queste quantità come rifiuti differenziati nel conto complessivo del Comune (alzando così la percentuale di raccolta differenziata). Le aziende ricavano anche un parziale rimborso delle spese sostenute. Ma in realtà quei rifiuti cosa sono? Perché prima non esistevano? le aziende hanno aumentato il loro giro di affari improvvisamente? Non è che, come sta succedendo in altri territori della Regione, sono gli stessi scarti di produzione che prima venivano smaltiti come indifferenziato e ora sono raccolti come “imballaggi multimateriale”, classificazione che rientra nel differenziato, ma poi vanno semplicemente a recupero energetico (bruciati nell’inceneritore, n.d.r.)? Per capire bene cosa sta succedendo bisognerebbe analizzare meglio questi dati, chiedere quale è il codice CER dei rifiuti che le aziende smaltiscono al di fuori della gestione Hera, ma rendicontano come differenziati o chiedere direttamente spiegazioni al gestore.
 

Smaltimento nei cassonetti

Le zone industriali sono servite dal porta-a-porta, è vero. Ma basta spostarsi di poche centinaia di metri e si trovano i cassonetti che con un minimo sforzo possono essere aperti completamente per infilarvi comodamente dentro grosse quantità di materiali. Questo significa che un’azienda non troppo onesta (o chi semplicemente lavora totalmente in nero) ora può liberarsi tranquillamente dei propri rifiuti speciali e immetterli nel ciclo dello smaltimento urbano, senza troppa fatica. È un illecito, ma nessuno controlla: tanto chi paga non è il gestore, ma tutti i cittadini e le tante aziende oneste.
 

Presa di coscienza del cittadino

Ormai è un leitmotiv, ma è pur sempre vero e quindi bisogna citarlo tra i motivi della riduzione dei rifiuti. Tenere i rifiuti in casa è in alcuni casi un problema e occorre fare di tutto per evitare che ci siano situazioni difficilmente sostenibili. Ma avere a che fare con il proprio rifiuto (peraltro riconducibile al suo produttore) fa accrescere: la responsabilità del consumatore, la sensibilità ai problemi della sovrapproduzione dei rifiuti e, non ultimo, la conoscenza dell’argomento. Il tema quindi, al di là del sistema che si utilizza, è la maggior attenzione, anche inconscia, a ciò che si acquista, ai produttori che fanno leva su prodotti di minor impatto, a come si differenzia, al riuso ecc. Ovvio che chi amministra deve costantemente cercare di premiare lo sforzo, offrire alternative, alleggerire i casi più complicati…Quel che è certo è che la raccolta stradale, fatta come a Budrio, va con il pilota automatico e rappresenta un “liberi tutti”.
 

Migrazione dei rifiuti

La migrazione dei rifiuti è l’unica causa che alcuni comprendono e immancabilmente tirano fuori quando si discute dell’argomento. Nessuno ha mai negato che la pratica esista, ma è un fenomeno temporaneo che a Budrio è finito da tempo: infatti lo si osserva all’avvio del porta-a-porta (ormai 7 anni fa qui da noi) e tende a esaurirsi spontaneamente nel corso di poco tempo. Se si guardano i dati di Budrio, si vede questo calo improvviso e una sorta di rimbalzo, ma che poi lascia un decremento strutturale della quantità totale di rifiuti.

Nel grafico sopra sono confrontate le quantità totali di rifiuti raccolte per Budrio e 2 Comuni limitrofi, Granarolo e Castenaso, che spesso sono stati citati come meta dei nostri cittadini esportatori di rusco.
Nell’andamento di Budrio si può cogliere benissimo il calo improvviso tra 2013 e 2014 e il successivo rimbalzo che però si era stabilizzato a ben 1000 tonnellate in meno. Sia ben chiaro: il brusco calo non era assolutamente tutto attribuibile alla migrazione dei rifiuti, ma sicuramente questa era tra le concause.
 
Ma la cosa importante è la correlazione con i grafici degli altri Comuni che vedono un aumento dei loro quantitativi dal 2017 in poi, quando ricomincia ad aumentare anche a Budrio e quando, secondo i sostenitori dei cassonetti, i Budriesi finalmente avrebbero smesso di esportare i propri rifiuti. Perché allora non calano quelli che dovevano essere gli importatori?
 
Per ultimo, vogliamo ricordare che già da 2 anni l’Europa ha abbandonato il concetto di “percentuale di raccolta differenziata” come indicatore del successo delle politiche per risolvere il problema dell’eccessiva produzione di rifiuti e di tutto quello che deriva dal loro smaltimento! Ora, quelle direttive dell’Unione Europea del 2018 sono diventate finalmente legge italiana.
Si tratta del D.Lgs.116/2020 che attua le Direttive UE 2018/851 e UE 2018/852 su rifiuti e imballaggi e del D.Lgs.121/2020 che attua la Direttiva UE 2018/850 sulle discariche. Entreranno in vigore a fine mese e obbligano gli interessati a adeguarsi alle nuove regole entro un anno.
I decreti nella pratica vanno a modificare o integrare gli articoli del D.Lgs.152/2006 chiamato anche Testo Unico Ambientale (o T.U.A.).
Intanto una sottolineatura molto importante negli obbiettivi di carattere generale, dove si dice che si deve ridurre o evitare la produzione dei rifiuti e non solo ridurre o evitare gli impatti negativi della produzione dei rifiuti. Si indica quindi di agire direttamente sulla causa dei problemi e non di mitigare gli effetti.
 
Ma poi ci sono tanti altri punti importanti, che ci obbligheranno a gettare la maschera della percentuale di differenziata e sfronderanno il sistema di misurazione da storture come quelle dei rifiuti assimilati delle aziende, che dovranno sparire totalmente dalla definizione di rifiuto urbano. Così come è importantissima è l’esclusione del “recupero di energia” dai nuovi obiettivi di riciclaggio del programma di economia circolare. L’indicatore principale delle misure di prevenzione della produzione dei rifiuti diventa la percentuale di rifiuto effettivamente inviato a recupero di materia, non solo escludendo il materiale che diventa CdR (combustibile da rifiuti), ma eliminando dal calcolo anche tutti gli scarti del processo di riciclaggio e preparazione al riciclaggio. Questo vuol dire che la qualità del rifiuto non può più passare in cavalleria, bisognerà tenerne conto e far sì che migliori.
 
NOTA: ringraziamo Stefano Pezzi per il contributo dato a questo approfondimento.


BUDRIO MERITA (di) PIÙ: 
risposte, attenzioni, responsabilità e progetti per il futuro

BUDRIO MERITA (di) PIÙ: 
risposte, attenzioni, responsabilità e progetti per il futuro.

Articolo a cura del gruppo Budrio Più per il notiziario comunale di ottobre 2020

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Chi era con lui conferma: Mazzanti ha mentito sul Teatro

Chi era con lui conferma: Mazzanti ha mentito sul Teatro

Con un post su facebook il consigliere Todeschini (uscito un anno fa dal gruppo di maggioranza, oggi componente del gruppo misto) ha finalmente detto quello che noi – e molte persone che lavorano in enti pubblici e hanno avuto a che fare con il Comune di Budrio – sanno e hanno sempre sostenuto: il sindaco Mazzanti conosceva perfettamente le condizioni di agibilità e sicurezza del Teatro Consorziale di Budrio fin dal suo insediamento e ha imbastito un pessimo teatrino un anno e mezzo dopo.
 
Scrive Todeschini sul suo profilo facebook:
 
Sono depositario di una spassosa aneddotica sul sindaco e penso sia giunto il momento propizio per attingere a tale repertorio, perché ritengo cosa buona e giusta fornire una risposta adeguata ad alcune suggestioni perpetrate con ingannevolezza e cinismo ai danni di una comunità troppo spesso distratta o superficiale. L’episodio che voglio ricordare oggi é la commedia pirandelliana da lui messa in scena per fare credere ai budriesi che egli non sapeva dell’inagibilità del teatro, quando invece la cosa gli era nota sin dall’estate 2017. Una pantomima che molti cittadini assorbirono, credendo nella sua buona fede, oltretutto ergendolo a paladino della sicurezza. La realtà era diversa, perché pur sapendo della mancanza della certificazione antincendio sin da Luglio 2017, il sindaco aveva già consentito che si svolgessero le stagioni teatrali 2017/2018 e 2018/2019. In poche parole: la decisione di chiudere il teatro non fu presa, come si volle far credere, per aver appreso che i locali non erano a norma ( cosa che invece era già nota ) bensì perché due funzionari del settore competente chiesero di essere sollevati da qualsiasi responsabilità al riguardo. Naturalmente ho le prove di quanto affermo, e sono pronto a querelare chiunque vorrà smentirmi.
 
 
Le motivazioni del sindaco per questa pantomima potrebbero essere molteplici, ma ci interessano poco.
Di sicuro, a questo punto, c’è che:
  • nel 2017 il sindaco sapeva perfettamente del Teatro Consorziale
  • nella primavera 2018 esce un bando regionale perfetto per fare dei lavori nel nostro teatro storico
  • Budrio sceglie di non partecipare
  • a dicembre 2018 con un’ordinanza improvvisa il sindaco lo chiude alla cittadinanza
Per rispetto nei confronti del ruolo che ricopre e dell’istituzione che rappresenta, evitiamo di riportare e ricordare i commenti e a questo punto le bugie scritte nero su bianco dal sindaco stesso su facebook e sui giornali.
 
Che qualcosa, nel racconto di Mazzanti non tornasse l’abbiamo capito subito: sarebbe stato davvero grave che un sindaco per più di un anno non si fosse interessato alle condizioni di uno dei luoghi più storici e belli del nostro paese. Ma i “giri di frittata” – di cui lui è luminare – imbastiti nei mesi successivi sul tema sono davvero incredibili, con mille scuse e inutili giustificazioni, tra i tempi, i soldi che quelli di prima avevano accantonato per lo studio del progetto e mille altri tentativi di arrampicarsi sugli specchi.

 Quale obiettivo aveva il sindaco per mentire in questo modo ai cittadini?

 
Non lo sappiamo. Pensiamo però che sia l’ennesima prova di una persona interessata solo a gettare fango su “quelli di prima”, senza passione né voglia di fare qualcosa di buono per il paese. Non si spiegherebbe la non partecipazione al bando, così come la sfilza di bugie dette sul teatro, come su numerosi altri temi come spesso abbiamo documentato.
 
Il post del Consigliere Todeschini, oltre all’importante aneddoto sul Teatro, è utile anche perché evidenzia tutti i vuoti e la strumentalità dell’azione amministrativa del sindaco. Sono cose a noi più che note, pensiamo sia importante in questo caso proprio perché a dirlo è chi lo ha sostenuto.
 
Continua infatti:
 
Scrivo queste cose perché mi piacerebbe fosse evidente a tutti come, nella sua azione amministrativa, il sindaco si ispiri al “ governare è far credere “ di machiavelliana memoria : far credere che non sapeva nulla del teatro, far credere che non ci sono soldi, far credere di essere un “risanatore”, far credere ogni giorno qualcosa che possa essere utile per salvare la faccia.
(…) Come il sindaco sia riuscito a perdere così tanta fiducia (anche la mia) nel breve volgere di un mezzo mandato penso sia cosa nota: sentendosi direttamente investito dall’elettorato, ha perseguito politiche personaliste pro domo sua e della sua tribù, ponendosi spesso al di fuori e al di là del ruolo di rappresentante di tutti i cittadini, talvolta ignorando o indebolendo le prerogative del Consiglio comunale. Ha puntato tutte le sue armi sul passato e sui suoi predecessori, cercando di indignare ed aizzare i cittadini, anche scadendo nella politica contro la persona. In buona sostanza, credo abbia degradato al cubo non solo il decoro urbano (basta guardarsi intorno) ma anche il contesto politico e il patrimonio sociale, invisibile ma basilare, che regge la comunità e la distingue da una massa.
 
Sul civismo qualche giorno fa Giulio Pierini sul suo sito ha pubblicato un articolo dal titolo piuttosto eloquente “Si fa presto a dire civismo. Ma poi?” dove scrive: Quando ci appelliamo al civismo a quale esperienze ci rivolgiamo, quale profilo di civismo (tra i tanti) vogliamo promuovere?
Evocare il civismo tout court rischia di essere solo un diversivo “tattico”, soprattutto se non c’è una lettura della società, delle disuguaglianze tra classi e tra i diversi territori metropolitani, se non c’è un progetto per la città che dica concretamente dove si vuole andare di fronte alla crisi climatica, all’invecchiamento, al tema della sicurezza, ai bisogni e alle aspettative dei giovani.
 
A Budrio lo sappiamo bene cosa significa. Zero progettualità, zero assunzione di responsabilità.
Ne abbiamo parlato più volte su questo sito e purtroppo, temo, continueremo a farlo ancora per un po’.
 
C’è stata anche la chimera che con un briciolo di (h)onestà e un poco di buon senso si sarebbe potuto amministrare bene un Comune di diciottomila abitanti e liquidare i predecessori come origine di ogni male e di ogni iniquità – scrive il consigliere Todeschini – Anch’io avevo subito quella fascinazione e creduto allo slogan “voltare pagina” ma poi, nel giro di un anno o poco più, ho dovuto constatare che colui che avrebbe dovuto incarnare il ruolo del leader é più che altro un uomo frivolo, in continuo flirt col suo narcisismo ed eternamente convinto di dire cose intelligenti, anche quando propina ai suoi interlocutori menzogne e asinerie. Un “leader” che lanciava proclami sulle cose da fare, con analisi approssimative e immancabilmente condite con la martellante invettiva verso gli avversari politici, per mezzo di allusioni maliziose e affermazioni mendaci tese ad eccitare animi già rancorosi. E’ un’esperienza che andrebbe vissuta sulla propria pelle, proprio come è capitato a me: ore ed ore ad ascoltare monologhi portati avanti con parlata lenta, strisciante e monocorde che ti si avvinghia intorno al corpo come un’edera rampicante e ti intontisce i sensi.
 
Come tanti budriesi, anche noi non ci siamo fatti intontire dalle bugie e dall’inerzia di Mazzanti. Al contrario, lavoriamo perché questa esperienza fallimentare finisca e Budrio possa tornare ad avere il ruolo che ha sempre avuto.
 
 
Debora Badiali
capogruppo Budrio Più