L’uscita dall’Unione dei comuni evidenzia tutti i limiti di Mazzanti

Venerdì sera non è passata la delibera proposta dalla Giunta comunale che prevedeva l’uscita del Comune di Budrio dal’Unione Terre di Pianura (qui il Consiglio Comunale). La compattezza del centrosinistra e le divisioni in quella che era la maggioranza consigliare non hanno permesso a Mazzanti di avere la maggioranza qualificata, necessaria per questo voto.
Si sono infatti espressi in modo contrario i consiglieri comunali del PD-Budrio Più (Badiali, Cesari, Bortolotti, Zuppiroli), i consiglieri che facevano parte del gruppo di maggioranza e ora sono nel gruppo misto (Todeschini, Magrin), la consigliera Serra di Articolo Uno.
Ora Mazzanti dovrà velocemente correre ai ripari e portare per ben due volte la delibera in Consiglio entro 30 giorni, quando gli basterà la maggioranza semplice.
 

Prima di trattare la proposta di uscita dall’Unione in Consiglio Comunale, abbiamo presentato come gruppo una pregiudiziale 

chiedendo di non votare il punto perché a nostro avviso la delibera presentava violazioni rispetto a quanto previsto dallo Statuto. Ma la maggioranza ha votato per proseguire le operazioni.
 
Partiamo dalla nostra contrarietà a questa operazione. Noi comprendiamo che dal punto di vista dell’Unione questa uscita sarebbe una sorta di liberazione: finalmente se ne vanno coloro che hanno sempre remato contro, coloro che hanno troppo spesso tenuto posizioni poco chiare, scostanti e contraddittorie. Ma dal punto di vista di Budrio è un salto nel vuoto. È una scelta che, a poco più di un anno dalla fine del mandato amministrativo di questa giunta comunale, mette una seria ipoteca sul futuro di Budrio per molti anni. Questa arroganza non è accettabile.
 
Veniamo da 3 anni e mezzo di balbettii e balletti sull’Unione. Ma in realtà questi anni rappresentano una débacle per Budrio su tutti i fronti. Nessun contesto di relazioni istituzionali e sovracomunali può dirsi migliorato o rafforzato per noi. Anzi, il contrario: peggioriamo su tutto, in reputazione, in credibilità, in risultati ottenuti, finanziamenti compresi.
 
Secondo noi mancano due cose importanti: autorevolezza e visione.
 
Quando si dà sempre la colpa agli altri non si rafforza la propria autorevolezza. Quando non si risolvono i problemi (ma li si evidenzia soltanto) non ci si afferma come amministratori ma al massimo come polemisti della domenica. Quando si cambia opinione tre o quattro volte sullo stesso tema, non si costruisce la propria affidabilità e credibilità.
Paghiamo a caro prezzo lo smantellamento della macchina comunale, tanto più alla luce dell’incertezza sulla riorganizzazione interna e sulle inevitabili convenzioni da stipulare nei prossimi mesi. La mancanza di una visione e di competenze adeguate è evidente e nei fatti: non siamo stati capaci di stare dentro l’unione, starci con autorevolezza, cambiare ciò che andava cambiato, sviluppare progetti, aumentare l’efficienza di quell’ente.
 
Non c’è nessuna certezza sui possibili risparmi e sul possibile efficientemento della macchina amministrativa, una volta usciti dall’unione. Ciò che propone Mazzanti è una strada impervia, complessa, incerta, tanto più se consideriamo che le difficoltà della macchina amministrativa che sono state ampiamente evidenziate dagli stessi dipendenti comunali.
 
Storia
Sull’Unione abbiamo 3 anni e mezzo di profonda incoerenza mazzantiana: da un lato si dice che si vuole stare in Unione, dall’altro ogni anno si vota in Consiglio per uscire con servizi, nel mentre abbiamo il sindaco Mazzanti che assume la delega al personale in Terre di Pianura, ma ogni volta sembra parlare del problema del personale come se riguardasse o fosse responsabilità di altri.
Arriviamo poi a giugno 2020, in cui il sindaco fa votare in fretta per uscire con il servizio personale, di cui ricordiamo ha la delega, dicendo che l’obiettivo non è uscire dall’Unione. Meno di 6 mesi dopo il sindaco di ripensa, vuole uscire dall’Unione. Oltre all’evidente sfaso politico, abbiamo uffici che vengono impegnati per fare e disfare progetti ogni 6 mesi. In questo caso, la mancanza di progettualità, si trasforma anche in spreco di risorse pubbliche, anche solo tenendo conto del lavoro dei dipendenti comunali.
Politica
Questi anni rappresentano una débacle per Budrio su tutti i fronti. Nessun contesto di relazioni istituzionali e sovracomunali può dirsi migliorato o rafforzato per noi. Anzi, il contrario: peggioriamo su tutto, in reputazione, in credibilità, in risultati ottenuti (leggasi anche finanziamenti).
Analisi
Nell’analisi del perché questo è successo ci mettiamo due macro-elementi:
  • mancanza di autorevolezza: quando si dà sempre la colpa agli altri non la si rafforza; quando non si risolvono i problemi (ma li si evidenzia soltanto) non ci si afferma come amministratori ma al massimo come polemisti della domenica; quando si cambia opinione o si cambia linea 3 o 4 volte sullo stesso tema, non si costruisce la propria affidabilità e credibilità [tutte queste tutte cose non sono nostre interpretazioni, ma testimonianze dirette raccolte ai vari livelli istituzionali e operativi degli enti e aziende pubbliche che hanno a che fare con Budrio].
  • mancanza di una visione e di competenze adeguate: ci dispiace dirlo, ma paghiamo a caro prezzo anche lo smantellamento della macchina comunale. Evidentemente anche i rappresentanti della parte amministrativa inviati ad affrontare partite delicate e importanti come la gestione dell’unione terre di pianura non sono stati all’altezza del compito. La dimostrazione sta nel fatto che siamo nella totale incertezza su quello che succederà dopo in termini di riorganizzazioni interne e le inevitabili convenzioni da stipulare per la gestione di alcuni servizi, le risposte date alle domande in commissione (qui per vedere la commissione, verso la fine) dal nostro punto di vista non sono tecnicamente accettabili: dichiarare che non ci saranno costi aggiuntivi per i servizi in convenzione basandosi semplicemente sul fatto che per un caso questi costi non vengono applicati, senza avere nessun accordo ci pare totalmente approssimativo e non consono all’importanza del tema in questione. La mancanza di una visione e di competenze adeguate è evidente e nei fatti: non siamo stati capaci di stare dentro l’unione, starci con autorevolezza, cambiare ciò che andava cambiato, sviluppare progetti, aumentare l’efficienza di quell’ente. Togliere un servizio alla volta, di tanto in tanto, è anche la dimostrazione che non c’è la visione oltre al fatto che devono ancora spiegare in che trattato viene teorizzato che togliere sistematicamente servizi senza conferire progetti contribuisce a rafforzare un Ente. La soluzione politica e tecnica che ci viene sottoposta è autoassolutoria e semplificatoria: usciamo perché l’Unione non funziona, anche se non sappiamo cosa fare domani mattina (la stessa risposta del sindaco alla domanda da me posta in commissione su ambito territoriale ottimale è la rappresentazione plastica di quest’ultima frase)
Cosa succede adesso
Nero su bianco, la maggioranza di Effetto Budrio ha scritto che non c’è nessuna certezza sui possibili risparmi sul possibile efficientamento della macchina amministrativa, una volta usciti dall’unione. Si sceglie quindi una strada impervia, complessa, incerta, tanto più se consideriamo che le difficoltà della macchina amministrativa ci sono e sono state ampiamente evidenziate dagli stessi dipendenti comunali.
 
Considerazioni sulla scelta
La delibera di uscita di Budrio dall’Unione, dal punto di vista di chi rimane, è una liberazione: se ne vanno i detrattori, coloro che hanno sempre remato contro, coloro che hanno troppo spesso tenuto posizioni poco chiare, scostanti e contraddittorie. Ma dal punto di vista di Budrio è un salto nel vuoto. È una scelta che, a poco più di un anno dalla fine del mandato amministrativo di questa giunta comunale, inciderà sul futuro di Budrio per molti anni.
 

Non siamo sorpresi che Mazzanti abbia deciso di uscire dall’Unione: era un suo punto del programma elettorale (tra l’altro potrebbe essere anche una delle poche azioni raggiunte). Siamo sconcertati dal continuo balletto fatto in questi 4 anni su Unione, andando ogni anno a togliere un servizio, a spot, dicendo ogni volta che sarebbe rimasto in Unione, salvo poi attribuire ad altri tutte le colpe non assumendosi mai una responsabilità (tra l’altro, ribadiamo, la delega al personale in Unione l’aveva lui, non altri) e senza aver mai portato avanti politiche o progetti per sostenere l’Ente.

 

Ci dispiace contraddire per l’ennesima volta il sindaco pro tempore di Budrio.
Il voto in consiglio è andato male per lui:
  1. perché la sua maggioranza è da tempo andata in pezzi;
  2. perché c’è un’opposizione attenta che si esprime nel merito di scelte che ritiene sbagliate.
Alla terza votazione, avvenuta mercoledì 11 novembre, con il voto a maggioranza semplice, Mazzanti è riuscito nel suo intento.