Teatro: tra mutui, rinvii, bugie e una programmazione da libro dei sogni.

Mercoledì sera, in Consiglio Comunale ben due punti erano dedicati al Teatro.
 
Variazione di bilancio per aumentare il mutuo
Il mutuo era già a bilancio per 500mila euro: mercoledì sera, Mazzanti lo ha portato a 600mila perché i contributi da privati sono stati inferiori a quelli che avevano preventivato. Basta scorrere le ultime versioni del piano triennale opere pubbliche per vedere che la maggioranza di Effetto Budrio ha iniziato stimando 200mila euro di contributi da privati, diventati 150mila lo scorso luglio che ora scesi a circa 100mila, che sono poi i 70mila dell’Art Bonus ed i 23mila raccolti dal Comitato.
 
Intervenendo sul punto, la nostra capogruppo Debora Badiali ha ripercorso le tappe che ci hanno condotti qui, tenendo come punto fondamentale nell’analisi il ruolo giocato dall’Ente. Sì perché Mazzanti, in quanto sindaco, prima di essere la guida di una parte politica, prima delle rivincite personali contro altri schieramenti, rappresenta l’Istituzione e il tema Teatro è stato giocato da lui fin da subito come scontro, come offesa verso altri e non come una situazione da risolvere. Decidendo di fatto in modo deliberato di spaccare un’intera comunità, usando un luogo di cultura come pretesto.
Abbiamo più volte presentato casi simili di percorsi per dotare i Teatri di certificazioni idonee. Un caso esemplare e contemporaneo al nostro è quello del Teatro di Lugo: si è programmata la chiusura in concomitanza con la fine della stagione di spettacolo e l’inizio del cantiere, stanziando nel mentre i soldi a bilancio. Nel mentre cittadini e abbonati sono stati avvisati che per la stagione successiva al posto di andare a Lugo sarebbero potuti andare con prezzi agevolati e navette ad assistere agli spettacoli al Duse e a Ravenna.
 
A Budrio, nel dicembre 2018 il sindaco ha scelto di mentire. Per chi mastica un po’ di amministrazione era chiaro fin da subito (davvero un sindaco in carica da un anno e mezzo non conosce “lo stato di salute” degli edifici pubblici di cui ha la responsabilità?), per chi gli ha creduto, negli anni sono uscite più o meno sei o sette versioni diverse sul tema, tutte fornite dal sindaco, che ribaltano la storia inventata nel 2018, poi sono arrivati i documenti ufficiali (il Teatro era già nei documenti consegnati al sindaco nel gennaio 2018, ad esempio, così come i soldi per lo studio progetto per sistemare il Teatro erano stati accantonati da “quelli di prima”) e alcuni consiglieri che erano in maggioranza con lui hanno dichiarato pubblicamente che il sindaco ha scelto di mentire deliberatamente ai cittadini.
Così facendo, il Comune di Budrio guidato da Mazzanti ha scelto di non partecipare a un bando regionale uscito nella primavera 2018, che sembrava fatto apposta per il nostro Teatro. “Non potevamo accendere mutui” disse poi il sindaco: sbagliato, lo può fare da gennaio 2018.
 
Poi abbiamo l’iter e le date comunicate ai cittadini per la riapertura.
Un anno fa, il sindaco disse “apriamo a Novembre 2020”. A maggio sul Carlino, in piena pandemia confermò fiero questo termine. A settembre qualcuno che commenta a nome del Teatro di Budrio ha risposto a una cittadina che lo slittamento in avanti è dovuto al Covid.
 
Da fruitrice del Teatro, oltre che da consigliera – ha dichiarato durante l’intervento la capogruppo Badiali – l’obiettivo di dotarsi di certificato è giusto (è stato fatto per tanti altri luoghi di formazione e cultura negli anni precedenti, è corretto proseguire così) la gestione politica di questa partita però ha fin da subito fatto capire che l’obiettivo non era più di tanto “sistemare” il Teatro, ma alzare lo scontro tra parti. Quando un sindaco sceglie di mentire ai cittadini, non ha come fine ultimo la cultura e la comunità.
 
Fatte tutte queste considerazioni, arriviamo però al punto in votazione. Per la direzione, l’imbuto preso in questi quasi 3 anni dall’amministrazione guidata da Mazzanti sul Teatro, l’unica soluzione ora per aprirlo è quella di votare a favore dell’aumento del mutuo. E così ha fatto il gruppo Budrio Più, motivando in modo chiaro, documentato e trasparente la propria posizione.
 
Piano economico e finanziario del Teatro
 
Il secondo punto riguardava il piano economico e finanziario relativo alla gestione futura del Teatro.
 
La comunità
Abbiamo fatto notare fin da subito che ci saremmo aspettati un coinvolgimento della comunità su questo lavoro che segna il futuro del Teatro: è stato istituito dall’amministrazione un osservatorio cultura, che forse poteva essere un luogo di confronto e di idee (altrimenti non abbiamo capito a cosa serva), è appena uscita una determina con la quale l’amministrazione “che non ha mai i soldi” ha impegnato oltre 15.000€ per pagare un consulente che affianchi l’ufficio cultura su eventi per il prossimo anno (perché non coinvolgerlo fin da subito?), ci sono cittadini che si sono impegnati nel Comitato di raccolta fondi (non ci risulta siano stati fatti incontri sul tema). Poi ci siamo anche noi consiglieri: al momento del voto ci viene sempre chiesto, anzi viene auspicata la massima collaborazione, ma quello che ci viene proposto è di accettare un pacchetto già pronto. Nessuno scambio prima o lavoro di confronto. Che va benissimo visto che chi governa ha la maggioranza in consiglio, però è un po’ ipocrita auspicare adesione senza aver mai coinvolto.
 
La parte economica
L’amministrazione annuncia questo piano come di “nuova sostenibilità di gestione” in realtà in ambito pubblico, la sostenibilità per quel che concerne la cultura ha sempre un valore politico e poco economico: è raro, soprattutto in realtà piccole, che luoghi di cultura riescano ad avere bilanci in pari o “pesare” poco sui bilanci delle amministrazioni.
Il “quanto” è una decisione politica, così come la volontà di definirlo sostenibile.
Abbiamo notato che le cifre ipotizzate per la gestione del Teatro non si discostano di molto da quelle delle amministrazioni precedenti, non possiamo non notare che quando l’attuale sindaco sedeva nei banchi dell’opposizione si scagliava contro queste cifre, ora invece sono definite come sostenibili, anzi come giuste.
 
Il piano (PEF) che è stato presentato però appare disallineato in modo anomalo rispetto ai risultati economici storici del Teatro. Tra l’altro, anche prima della chiusura, Mazzanti aveva già gestito il Teatro in due anni (calcoliamo anche il 2018 visto che lo chiuse ad anno praticamente concluso) e in quei due anni la gestione del teatro registrò perdite in linea con quelle degli anni precedenti (220mila e 230mila euro), quindi pare poco credibile che gli stessi amministratori (sindaco e assessore) oggi stimino perdite, a regime, tra i 130mila ed i 140mila euro. Oltretutto, se i costi previsti per le maschere sono effettivamente stati raddoppiati per errore, le perdite stimate scenderebbero addirittura tra i 100mila e i 110mila euro. In sostanza le perdite risulterebbero dimezzate rispetto ai dati storici e quindi queste stime sembrano poco attendibili e il PEF sembra eccedere in ottimismo.

Il Piano economico e finanziario prevede, a regime, ricavi per 238mila euro nel 2022 e per 302mila euro nel 2023 e questa sembra una esagerazione bella e buona, perché parliamo di un livello di ricavi MAI registrati nell’ultimo decennio, nemmeno quando per investire forte sulle stagioni teatrali si spendevano somme vicine ai 500mila euro (mentre nel Pef i costi a regime sono stimati in 372mila nel 2022 e 452mila nel 2023).
Ovviamente noi auspichiamo che tutto questo accada, ma tutto questo ottimismo sarebbe già strano in un periodo normale, questo piano esce in piena pandemia e prevede che tra un anno praticamente tutti i 490 posti del Teatro saranno sempre pieni, con gente abituata nuovamente a riempire e affollarsi in luoghi chiusi, quando invece sappiamo che ci sarà da lavorare molto a livello di singoli e comunità al ritornare a vecchie abitudini (pur sapendo che i Teatri già prima del Covid avevano problemi di pubblico).
Oltre a questi macro numeri ci sono poi alcuni dati che ci lasciano perplessi: il sito internet viene quotato a 500€ senza il mantenimento, solo apertura. Per il Festival Ocarina questa amministrazione ha pagato 1800€ per avere un sito che ora è fermo a due anni fa.
Il voto contrario del gruppo Budrio Più su questo punto è il frutto del ragionamento appena concluso, sappiamo bene che all’interno della variazione di bilancio sono previsti anche gli importi contenuti nel PEF: fosse stato possibile votare solo per finanziare i lavori per l’apertura del Teatro, ci saremmo limitati a questo, ma così non è stato e abbiamo pensato di dare un senso anche politico, immediato, a quanto sosteniamo.