Magazzino Sementi e bando periferie: il punto
Nel Consiglio Comunale di fine maggio abbiamo affrontato un tema che ha radici profonde nel tempo e che riguarda la rimodulazione del finanziamento del Bando Periferie: questo ci permette di non perdere un finanziamento ministeriale e, al allo stesso tempo, restituire valore a un’area strategica del nostro territorio.Partiamo da un dato fondamentale: la situazione del magazzino delle sementi è una eredità complessa, che questa amministrazione si è trovata ad affrontare in un contesto già molto compromesso. L’opera, infatti, era arrivata a un punto critico: da un lato, diverse varianti progettuali richieste in passato, dall’altro un rapporto fortemente deteriorato con la ditta esecutrice, al punto da sfiorare un precontenzioso legato a richieste economiche non supportate da atti progettuali. A fronte di questa situazione delicata e potenzialmente dannosa per l’ente, abbiamo quindi fatto una scelta responsabile e pragmatica, chiudendo l'intervento in modo efficace: sarà infatti completata la parte esterna del magazzino (rampa, scalinata, parapetti, vasche biologiche) con un investimento mirato e sarà così portata a termine un'opera finanziata dal Ministero, che altrimenti sarebbe rimasta incompleta. Chiudere quel cantiere è doveroso. Un passo indietro Da diversi anni il Magazzino delle sementi è oggetto di un processo di riqualificazione che interessa l’intera area, grazie ad un finanziamento di 6 milioni ottenuti dal Governo attraverso il bando periferie, di cui 3,5 destinati alla struttura e 2,5 destinati agli interventi sull’area adiacente alla stazione ferroviaria di Budrio. I lavori, affidati nel 2018, hanno subito nel tempo varie battute d’arresto.Successivamente l’Amministrazione Comunale si è quindi adoperata per trovare una soluzione finalizzata a valorizzare la struttura e l’area circostante e ha formalmente richiesto al Ministero l'autorizzazione a destinare le economie complessive derivanti dall'appalto a tre obiettivi prioritari:
- completare le finiture esterne del Magazzino, compresi pavimentazione, sottoservizi, rampe e parapetti, rimuovendo poi gli elementi di cantiere (700.000€)
- installazione dell’illuminazione pubblica nella pista ciclo-pedonale già realizzata con le apposite predisposizioni (200.000€)
- attrezzare e valorizzare l'area verde antistante la stazione ferroviaria, con l'obiettivo di renderla uno spazio maggiormente attrattivo e fruibile, in particolare per i giovani (300.000€).
In particolare l’area verde del parco antistante la stazione ferroviaria, punto molto frequentato dai giovani budriesi, vedrà un importante restyling che comprenderà anche la realizzazione di uno skate park.
La variante – che ha importo totale di 1,2 milioni - è stata approvata dal Ministero dell’Interno. I lavori, in linea con il finanziamento, verranno eseguiti entro la primavera del 2026.
Perché non si è completato l’interno del magazzino? Il costo non sarebbe sostenibile. E questa è una scelta non solo tecnica, ma anche politica, dettata dal principio di responsabilità verso le risorse pubbliche. Con le sole risorse disponibili, abbiamo quindi rimodulato l’intervento rimanendo sempre all’interno dello stesso quadro di finanziamento (questa è la modifica che è stata votata in Consiglio Comunale a maggio 2025):
- chiudere il cantiere in modo dignitoso e funzionale, completando le opere esterne del magazzino;
- potenziamento della pista ciclabile di via Rabuina, dotandola finalmente di illuminazione. Perché , nonostante il trasferimento dell’Inail, stiamo parlando di una pista ciclabile che porta ad una frazione viva e abitata: meglio una ciclabile illuminata che nulla, come era prima;
- rigenerazione dell’area verde del parco Gyula, con la realizzazione di uno skatepark : una richiesta che arriva da molti ragazzi e genitori, e che da anni viene portata avanti da cittadini promotori di queste attività. é una proposta nata anche grazie ad esempi molto vicini a noi, come quello di Molinella, oggi molto apprezzato e frequentato. E oggi, a differenza del passato, lo skateboarding è uno sport olimpico: significa dare un'opportunità in più ai giovani, in un'area pubblica vicina a due scuole superiori.
Questa rimodulazione non è un ripiego. È una scelta consapevole e lungimirante:
- Significa salvare 1,2 milioni di euro che altrimenti sarebbero andati persi;
- Significa chiudere un capitolo difficile, garantendo un’opera pubblica funzionale e non lasciata a metà;
- Significa restituire valore al territorio, ascoltando le richieste dei cittadini e migliorando spazi di vita e di relazione.
Chiudiamo una cosa semplice: 1,2 milioni di euro non si potevano prendere e spostare dove ci pareva. Non si possono asfaltare strade o sistemare argini con fondi vincolati a un bando preciso. Abbiamo scelto di usarli dove potevamo, e dove potevano davvero fare la differenza. Perché perdere quei soldi sarebbe stata una vera irresponsabilità. In merito alle recenti dichiarazioni sull’andamento dei lavori di ristrutturazione dell’ex Magazzino Sementi e alla presunta assenza di una destinazione d’uso definita dell’edificio alla fine del mandato dell’amministrazione precedente, si ritiene necessario precisare quanto segue:Con determinazione n. 354/2021 del 01/07/2021 è stata approvata la variante contrattuale n. 3, ai sensi dell’art. 106, comma 1, lett. c) del D. Lgs. 50/2016. Tale variante, dal valore di € 133.503,74 IVA inclusa, ha comportato una razionalizzazione della conformazione planimetrica e impiantistica dell’edificio, incidendo direttamente sulla destinazione d’uso dei vari piani.In particolare, è stato eliminato lo studentato previsto al secondo piano, sostituito da un unico grande open space ad uso polivalente per attività interdisciplinari. Le nuove destinazioni d’uso approvate con la variante risultano così articolate:
- Piano seminterrato: depositi
- Piano terra: un ristorante e due negozi
- Piano primo e secondo: area polivalente
- Piano terzo: spazi musicali aperti al pubblico
- Sottotetto: vano tecnico
Alla luce di ciò, non risponde al vero che alla fine del mandato del sindaco uscente l’edificio fosse privo di una destinazione d’uso. Al contrario, essa era già stata chiaramente definita con atti amministrativi formali.
Nel corso del 2022 si è registrato un forte rallentamento delle lavorazioni, attestato dall’emissione di un solo SAL per un importo di € 173.385,47, a causa dell’impennata dei costi dei materiali e della necessità di applicare compensazioni economiche; è stato accertato che i lavori risultavano sospesi dal 21 giugno 2022.Pertanto, all’insediamento della nuova amministrazione la situazione ereditata presentava un cantiere di fatto fermo, con tutti gli impianti (elettrici, meccanici e fognari) già esclusi a monte, in quanto stralciati nella suddetta variante del 2021.
Alla luce di questi fatti documentati, è evidente che la scelta di rimandare la realizzazione degli impianti costituisce una conseguenza diretta delle decisioni prese nella variante n. 3 approvata nel 2021, sotto la giunta precedente.
Crediamo così di aver rimesso in fila i temi che riguardano questo finanziamento e la formalità dei percorsi e delle responsabilità.
Un nuovo regolamento per la videosorveglianza di Budrio
Nel Consiglio Comunale di fine maggio è stato votato all’unanimità il nuovo Regolamento per la disciplina del sistema di videosorveglianza territoriale comunale, al fine di aggiornare alla nuova disciplina delle procedure del trattamento dati quello attualmente in vigore, ormai vetusto, datato 2011.
Dal 2011 è stata acquisita nuova strumentazione e si è ritenuto necessario procedere ad un aggiornamento ed una implementazione delle disposizioni di utilizzo, da parte degli operatori e dei preposti, in merito al trattamento dei dati e della privacy al fine di adempiere alle istruzioni impartite dalla normativa vigente. Attualmente sono in uso, sul territorio comunale:
- 6 telecamere per l’accertamento del transito con semaforo rosso (n. 2 telecamere all’intersezione Via San Vitale/via Croce di Prunaro, 4 telecamere all’intersezione Via Edera/Partengo/Amorini Sant’Antonio);
- 1 telecamera per l’accertamento del transito dei veicoli su corsia bus in via Marana a Maddalena di Cazzano.
- 5 telecamere per l’accertamento dell’errato conferimento dei rifiuti c/o le Isole Ecologiche di Base. Queste telecamere potranno essere spostate. Attualmente sono posizionate in via Bianchi, via Armarolo, via Bagnarola (fronte scuola materna), Via Dugliolo (parcheggio ex ristorante), via Coli nei pressi della Chiesa;
- 12 telecamere per il controllo territoriale, posizionate nei pressi del Pala Marani, del Piazzale della Gioventù e scuole medie/elementari.
Sono inoltre presenti 20 telecamere Watchdog, per l’accertamento dei transiti di veicoli non assicurati, non revisionati, rubati. Queste telecamere sono posizionate sia nel capoluogo che nelle frazioni.
A questo si aggiunge la preziosa collaborazione con le forze dell’ordine del territorio, Carabinieri e il protocollo attivato con la Questura per l’accesso ai dati delle telecamere del nostro territorio.
Queste le parole della Sindaca Badiali:
Si prevede, nei prossimi anni, così come già avvenuto nei primi anni di mandato, di potenziare ulteriormente la dotazione di telecamere di videosorveglianza sul territorio comunale. L’obiettivo è quello di garantire un controllo sempre più capillare e tempestivo, a supporto delle forze dell’ordine e della Polizia Locale, al fine di prevenire comportamenti illeciti e aumentare la percezione di sicurezza tra i cittadini. Questi interventi si inseriscono in una più ampia strategia di tutela della sicurezza urbana, che coniuga strumenti tecnologici avanzati e una gestione attiva del presidio del territorio.
Approvato in Consiglio Comunale il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche
consiglio comunale
In Italia oltre 3 milioni di persone convivono con gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere le abituali attività quotidiane. A queste si aggiungono altri 10 milioni di italiani che hanno limitazioni “non gravi” nelle attività svolte abitualmente.
Il Consiglio comunale di Budrio ha approvato nella seduta di ieri, martedì 29 aprile, il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA).
La proposta è stata approvata all’unanimità.
Il Comune di Budrio ha vinto nel novembre 2023 il bando della Regione Emilia-Romagna per la Progettazione di piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA), aggiudicandosi un finanziamento pari a €36.065,77, e con una quota di co-finanziamento da parte dell’Ente pari ad € 18.032,88, risorse cha hanno consentito l’avvio di un percorso partecipato per la redazione del piano.
Fino al 19 maggio 2024 i cittadini hanno potuto compilare un questionario online e presso l’URP del Comune di Budrio, per segnalare la presenza di barriere architettoniche sul territorio e fare così una mappatura delle criticità.
Budrio è un paese attento alle famiglie e alle fragilità ed è anche il paese della protesica.
Le nostre città, purtroppo, non nascono e a lungo non sono state progettate per essere accessibili. Con il PEBA ci poniamo l’obiettivo di abbattere tutte le barriere architettoniche degli edifici pubblici, delle aree verdi, delle strade più frequentate di Budrio.
Con questa scelta politica ed operativa fondamentale ci si è assunti l’impegno per qualsiasi intervento, disposizione o direttiva, l’obiettivo di fornire prima di tutto l’autonomia dell’individuo e quindi intervenire sull’ambiente costruito individuando errori, criticità e soluzioni.
Il PEBA è un documento che permette la progettazione degli interventi su edifici e spazi pubblici per qualificare le condizioni di accessibilità degli edifici e dei luoghi urbani ed extraurbani da parte di coloro che li abitano senza distinzione di genere, età, stato di salute, cultura, etnia, ceto e classe d’appartenenza.
Si mira quindi a creare ambienti in cui tutte le persone possano muoversi (fruire di spazi, attrezzature, servizi, informazioni) ed agire socialmente con la maggiore autonomia possibile, tenendo conto anche dell’evoluzione sociale, sanitaria e demografica della popolazione che permettono di impiegare uno stesso spazio senza ricorrere a dotazioni specifiche per qualcuno.
Occorre poi sottolineare come le azioni finalizzate all’adeguamento parziale, con interventi “a macchia di leopardo”, solitamente messi in atto in caso di emergenza, comportano quasi sempre costi maggiori e minori benefici: l’esperienza in materia ha infatti dimostrato che solo interventi predeterminati da un progetto specifico, unitario e globale possono garantire un buon rapporto costi/benefici per tutta la comunità.
Queste le parole della Sindaca Badiali:
L’adozione di questo Piano è un traguardo importante per la nostra comunità, per la prima volta a Budrio si realizza la mappatura delle barriere presenti sul territorio, sono previsti interventi concreti per abbattere gli ostacoli e un supporto cartografico informativo per l’attuazione e il monitoraggio del Piano. Uno strumento che dovrà essere costantemente aggiornato. Non si tratta quindi di un semplice documento, ma di un impegno concreto per continuare a costruire un paese per tutti, che sappia accogliere ogni cittadino e rispondere alle sue esigenze.
Rimuovere gli ostacoli presenti in strada, nelle piazze e nei luoghi pubblici significa innanzitutto rendere gli spostamenti di tutti, dai genitori con la carrozzina ai cittadini con disabilità, molto più facili.
Gli ostacoli fisici che si incontrano nei luoghi pubblici sono innumerevoli ed interessano, in maniera più o meno sensibile, una fascia di cittadini veramente consistente. In prospettiva, questa percentuale tenderà ad aumentare con una stima, tarata al 2030, di circa un quarto della popolazione over 70 che avrà bisogni ed esigenze profondamente mutati.
Il piano è stato redatto da un tecnico esterno incaricato dall’Amministrazione comunale che ha svolto un’approfondita attività di ricognizione per arrivare a formulare proposte di intervento su ogni spazio pubblico oggetto di analisi.
Ci si è concentrati dunque sui percorsi, interni ed esterni, e su tutte quelle aree particolarmente frequentate di Budrio.
Si è tenuto conto in particolare dei servizi pubblici di primaria necessità come Municipio, Scuole, impianti sportivi, parchi, ma anche Biblioteca, Teatro. Tra gli spazi pubblici, oggetto di rilievo sono le piazze più prossime al centro cittadino, gli spazi verdi, cimiteri.
Il lavoro ha preso in considerazione 54 luoghi pubblici ed è stata posta attenzione alla presenza e all’idoneità dei parcheggi riservati per invalidi, i parcheggi rosa ,l‘accessibilità alle fermate del trasporto pubblico locale, percorsi e accessi agli edifici, presenza di dislivelli, pavimentazione, larghezze minime, ostacoli, dispositivi di orientamento per ipovedenti, sicurezza degli attraversamenti, percorsi interni agli edifici, presenza di servizi igienici rispondenti ai requisiti prescritti dalla normativa.
Sono state evidenziate le barriere, le situazioni di disagio, la mancanza di sicurezza per l’utente e allo stato attuale, dall’analisi svolta e dai dati raccolti dal questionario, sono emerse alcune criticità legate sia agli edifici (ascensori, servizi igienici, spazi interni…), che agli spazi urbani esterni (marciapiedi, rete viaria e pedonale, parcheggi).
Il censimento effettuato ha portato, dunque, alla conoscenza e all’individuazione di tutti quegli ostacoli, presenti negli edifici e negli spazi pubblici, al fine di proporre, nella fase successiva, gli interventi per una graduale eliminazione oppure per interventi di adeguamento.
Le soluzioni progettuali indicate per ogni edificio, spazio, percorso, indicano che gli interventi previsti dal PEBA, la maggior parte (il 74%) si colloca all’interno degli edifici presi in esame. Gli interventi previsti, la stima dei costi per intervento, l’individuazione delle priorità ha permesso una programmazione dei lavori suddivisa su cinque anni.
Si è adottato quindi un approccio strutturale nel lungo termine, per ottenere risultati migliori e qualificare il contesto urbano nell’ottica della socialità e delle categorie più deboli. Un’azione che rimarca la sensibilità della nostra amministrazione a questi temi delicati, davanti ai quali nessuno può e deve rimanere indifferente.
Nell'ottantesimo anniversario della Liberazione revocata la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini
Il 15 giugno 1924 nell’aula del Consiglio comunale di Budrio risuonarono queste parole:
“era intendimento nostro proporre al consiglio comunale il conferimento della cittadinanza onoraria a S. E. Benito Mussolini fino dai primi giorni in cui si era insediata questa amministrazione fascista ma abbiamo ritenuto necessario attendere che tutti i Comuni della Provincia determinassero tale atto per rendere il medesimo più solenne e più degno e perché la Provincia di Bologna che conobbe e fu vessata dal dominio sovversivo potesse unanime esprimere capo del fascismo e del Governo nazionale la propria riconoscenza proclamandolo cittadino onorario di questa terra”.
Un atto deciso dai Comuni italiani retti da amministratori fascisti nel percorso che portava alla costruzione del regime fascista, atto preceduto ed accompagnato da intimidazioni e violenze avvenuti anche nel territorio di Budrio che portarono gli amministratori democraticamente eletti a non poter più svolgere il loro mandato.
Il Fascismo, come è noto, fu un regime totalitario di tipo corporativista, razzista, imperialista e violento in cui ogni libertà di parola, associazione e di pensiero fu abolita, fu un regime che scese in guerra in stretta alleanza con il regime nazista, alleanza che conservò anche dopo il 1943.
Riportiamo le parole pronunciate in Consiglio Comunale
Ora, nell’Ottantesimo anniversario della Liberazione abbiamo deciso di revocare la cittadinanza onoraria conferita a Benito Mussolini, perché simbolo di un regime totalmente incompatibile con la democrazia, con i valori espressi dalla nostra carta costituzionale del 1948 e con lo statuto del Comune di Budrio.
Crediamo che non solo sia un atto dovuto, ma pensiamo sia un atto necessario.
Sottolineando quell’azione del 1924 vogliamo ricordare e conoscere la storia del regime fascista, revocando quella cittadinanza onoraria affermiamo i valori democratici di pace, di uguaglianza, di solidarietà, di pari dignità, di libertà che contraddistinguono la nostra Repubblica, valori che ispirano le nostre azioni.
Il punto all’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità, ma si registra il comportamento condannabile del Gruppo Misto che, dopo aver annunciato la desertificazione del voto in un intervento nel quale non è stato definito prioritario questo tema, abbandona la sala.
Registrare questo comportamento, nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, nella sede della democrazia locale è a dir poco grottesco e un vero e proprio schiaffo ai valori antifascisti che dovrebbero venire custoditi e trasmessi da tutti, a maggior ragione dalle cariche politiche.
A Budrio arriva la "stoviglioteca"
Già il nome rende perfettamente l’idea della sua funzione: se in biblioteca si va per prendere in prestito un libro, in una stoviglioteca si prestano piatti, bicchieri, posate, tovaglie, insomma… stoviglie. Ma a che serve? Serve a evitare il consumo stoviglie monouso quando si vuole organizzare un compleanno, una festa o comunque un pranzo e servono parecchi coperti che normalmente in casa non si hanno.
È vero: ci sono ora anche plastiche biodegradabili o compostabili, ma il loro smaltimento ad oggi crea più confusione e complicazioni che benefici. Gli impianti, infatti, non sono ancora predisposti per trattare adeguatamente questi materiali che hanno tempi di decomposizione molto differenti rispetto al normale materiale organico. Spesso poi vengono gettati erroneamente nella plastica, andando anche a comprometterne il già difficile riciclo.
Il monouso, secondo la direttiva europea del 2022, andrebbe evitato il più possibile, e la deroga sull’utilizzo di plastica compostabile è stato un escamotage del recepimento della direttiva in Italia che ne ha ridimensionato molto la portata. Ricordiamo che quasi la metà dei rifiuti plastici che galleggiano nei nostri mari sono oggetti monouso che con la loro micro-frammentazione finiscono per disperdersi irrimediabilmente ed essere assorbiti dalle varie forme di vita marina. Alla fine, queste plastiche tornano sulle nostre tavole, questa volta non sotto forma di piatto o posata, ma contenute nel nostro cibo.
Dal 2015, un piccolo sovrapprezzo su ogni tonellata di rifiuto indifferenziato prodotto in Emilia-Romagna permette di creare un fondo di circa 5 milioni all’ anno che viene utilizzato per premiare i Comuni virtuosi e attivare progetti per la riduzione dei rifiuti. Ed è proprio tramite un progetto di questo tipo che il Comune di Budrio ha ottenuto il finanziamento per acquistare le stoviglie.
La dotazione comprende:
- KIT CASUAL per 240 coperti totali composti da: – coperti in polipropilene (piatti, bicchieri, ciotole) – posate in acciaio (cucchiaio, forchetta, coltello, cucchiaino) – paletta per dolci – caraffa in vetro – ciotole in acciaio – contenitori ermetici per avanzi.
- KIT CHIC per 120 coperti totali composti da: – coperti in ceramica (piatti piani, piatti fondi, piatti frutta/dolce) – posate in acciaio (cucchiaio, forchetta, coltello, cucchiaino) – calici in vetro – paletta per dolci – caraffa in vetro – ciotole in ceramica – ciotole in acciaio – contenitori ermetici per avanzi.
Il servizio di prestito sarà gratuito (è richiesto solo un contributo di 5€ per il lavaggio). La gestione della stoviglioteca sarà affidata ad una associazione tramite una manifestazione di interesse pubblica che uscirà nei prossimi giorni.
Molti Comuni in Regione hanno già avviato questo tipo di progetto: San Lazzaro, Bologna, Ferrara, Nonantola, Sassuolo, Pavullo, Ravenna, Cesena e tanti altri in tutta Italia e i risultati sono positivi in termini di monouso evitato, ma il principale effetto è quello di recuperare una cultura del riuso che nel tempo, purtroppo, si è persa.
Tanti risultati e un bilancio in ordine
È un bilancio che si presenta in buone condizioni per quel che riguarda il mantenimento degli equilibri di bilancio dal punto di vista finanziario, solo con un bilancio solido come il nostro il comune ha potuto far fronte alle spese fuori bilancio per l’emergenza alluvione o l’anticipo di risorse per il lavori da PNRR , cosa che sta succedendo per i ritardi dei finanziamenti dallo Stato.
E su questo non possiamo che esprimere un parere negativo. Sia per i fondi alluvione che per PNRR abbiamo assistito a troppe lungaggini, con ripercussione pesanti sui bilanci.
Una buona amministrazione si valuta per la qualità dei servizi, per gli investimenti fatti e progettati (che da l’idea di paese che vogliamo), le manutenzioni e la capacità di trovare i fondi, la capacità di far fronte agli imprevisti, mantenendo in equilibrio i conti.
Nei numeri del bilancio c’è una quantità di investimenti pubblici che Budrio non ha mai visto, senza tralasciare la parte di risorse da destinare al welfare su cui questa amministrazione pone la massima attenzione, Sono moltissimi gli ambiti su cui ci si è impegnati, come mai era stato fatto prima a Budrio; dai lavori pubblici alla cultura, dalla sicurezza all’ambiente.
Abbiamo un lungo elenco di interventi nel 2024 già iniziato nel 2023, dopo anni di ferma su tutto.
- Risultato di Amministrazione € 11.654.148 (ovvero il saldo finanziario dell’esercizio 2024 che si ottiene sommando risorse finanziarie, fondo di cassa più crediti sottraendo i debiti. Se il risultato è positivo si parla di avanzo di amministrazione come in questo caso; mentre in caso contrario di disavanzo)
- Avanzo di Amministrazione € 3.264.733
- Livello di indebitamento al di sotto delle prescrizioni normative che lo attestano al 2,3%
- Servizi a domanda individuale 77,44 % (risultato oltre il 70,67% previsto) ovvero la copertura economica in percentuale, differenza tra ricavi e costi, di ogni servizio – ovvero per Budrio asilo nido, refezione scolastica, trasporto sociale, impianti sportivi, teatro e musei
Alla luce delle attività fatte e dei risultati raggiunti e del riscontro positivo anche del bilancio la Sindaca Badiali si conferma soddisfatta:
questo momento in Consiglio Comunale è fondamentale perchè aiuta anche l’amministrazione a guardare alle tante cose che abbiamo fatto l’anno scorso, metterle tutte in fila e inserirle in una relazione che rende meglio l’idea che i risultati che si raccolgono sono frutto della quantità di lavoro che è stato fatto. Inoltre, non meno importante, la conferma che anche “i conti tornano”, la direzione che abbiamo intrapreso significa che è possibile “fare” mantenendo i conti in ordine. Avanti così.
Consiglio Comunale del 27 febbraio - Risposta al Question Time sul finanziamento del Ponte di Via Rabuina
Consiglio Comunale del 27 febbraio - Risposta al Question Time sul finanziamento del Ponte di Via Rabuina
Durante il Consiglio Comunale del 27 febbraio il gruppo di opposizione “Noi per Budrio” ha presentato un Question Time riguardo una fantomatica rinuncia da parte dell’Amministrazione del finanziamento della demolizione e ricostruzione del ponte di via Rabuina.
Come sempre la realtà è ben distante da questa narrazione errata ed in malafede, pubblichiamo la risposta della Sindaca Badiali, come sempre chiara e completa.
L’Amministrazione non ha mai espresso nessuna volontà di rinunciare ad alcun finanziamento, anzi pare estremamente censurabile la formulazione della domanda che per l’appunto contiene diverse falsità non supportate da nessun atto.
Il Comune di Budrio in seguito all’alluvione del 2023 ha proceduto ad una ricognizione puntuale dei danni subiti da quell’evento indicando tra gli stessi il Ponte di via Rabuina. Da quella ricognizione (peraltro, anch’essa messa in dubbio dai tavoli della minoranza che in quell’occasione affermava che “il Comune non era tra i destinatari dei finanziamenti per il sostegno alle popolazioni alluvionati”) ne è conseguita l’ordinanza 13/2023 che ha assegnato al Comune 6.100.000 € per la demolizione e ricostruzione del ponte in questione, oltre a 3 milioni per la messa in sicurezza dei fossi e 10 per le viabilità e la riasfaltatura delle strade. Se l’Amministrazione avesse richiesto la sola demolizione, l’importo assegnato sarebbe stato conseguentemente di gran lunga inferiore senza poi prevedere alcunché per la ricostruzione nelle ordinanze commissariali successive.Le successive ordinanze del Commissario alla ricostruzione 33/355 dell’ottobre 2024 hanno rimodulato gli interventi in quanto a costi e definito, quale linea di finanziamento, i Fondi PNRR. Con l’occasione sono stati stralciate le risorse relative ai lavori due ponti interessati (Via Rabuina e La Motta) e rimandandole a Fondi speciali. Stralciare i ponti è legato al fatto che il lavori PNNR hanno una scadenza assegnata per ottenere i finanziamenti (giugno 2026) e che per quella data sarebbe stato impossibile per chiunque immaginarne la realizzazione, soprattutto dal momento che l’ordinanza è stata firmata a fine 2024. Ripetiamo però, sono stati rimandati a nuova ordinanza gli importi per i lavori, il tema in sé “Demolizione e ricostruzione del ponte di via Rabuina” è ben presente nell’ordinanza, proprio perchè vengono previsti i fondi per la progettazione.
L’interrogazione legittima sarebbe stata il perché di questo ritardo, corretto, ma non andrebbe fatta in questa sede.Successivamente, con Determinazione n. 1091 del 14/12/2023, è stato affidato l’incarico di redigere lo Studio di Fattibilità Tecnico-Economica per il nuovo ponte. Gli approfondimenti tecnici e i confronti con la Struttura regionale competente per il torrente Idice hanno però evidenziato l’opportunità di progettare un ponte più alto e più lungo (circa 80 metri di luce libera), a campata unica e senza pile intermedie, in modo da eliminare ogni ostacolo al deflusso delle piene e al trasporto solido. Questa scelta progettuale, volta a garantire la massima sicurezza idraulica, include anche una risagomatura della sezione del torrente con protezioni in massi, così da preservare nel tempo la struttura da eventuali fenomeni erosivi.
L’adeguamento progettuale ha comportato un incremento dei costi, passati a circa 9.753.424,79 euro (a fronte dei 6 originari). Con nota prot. n. 17639/2024 del 12 giugno 2024, il Comune di Budrio ha quindi richiesto alla Struttura commissariale e alla Regione Emilia-Romagna un finanziamento aggiuntivo, senza ricevere, però, alcun riscontro.
Per venire alla cronaca più recente, una volta definito il riassetto dei ruoli del Commissario Straordinario e della Presidenza della Regione è stata rinnovata l’istanza afferente il Ponte affinché l’ intervento venga finanziato integralmente così come richiesto originariamente. E ci aspettiamo che in tempi brevi che questo venga recepito in una nuova ordinanza . In conclusione quanto accaduto è l’esatto opposto di quanto sotteso nella formulazione della domanda.
Circa il secondo quesito facciamo notare che il Ponte di Via Rabuina è attualmente inibito alla circolazione proprio per garantire la sicurezza e l’incolumità pubblica. Se poi anche in questo caso si vuole insinuare che quel ponte sia stata la causa dell’evento, invitiamo ad utilizzare la massima cautela in tali narrazioni poiché la circostanza non risulta accertata in alcuna sede istituzionale a ciò deputata. Come detto non è possibile procedere con una demolizione autonoma poiché l’intervento deve essere finanziato con risorse pubbliche rientrando in un procedimento di competenza ministeriale e commissariale e anche perché non vi sono evidenze tecniche che impongano la separazione dei due interventi.
Ci teniamo ancora una volta a rimarcare che la Classe di Attenzione complessiva del ponte è stata classificata come “Media”. Ciò significa che, allo stato attuale, non è emersa una situazione di pericolo imminente di crollo, ma esistono alcune criticità che richiedono attenzione e monitoraggio, cosa che viene costantemente fatta.Facciamo ora un esercizio con la fantasia, evidentemente utile a chi ci segue da casa, dal momento che è inutile farlo per chi ancora non ha capito alla terza volta che lo spieghiamo e che tra l’altro ha amministrato il paese per 5 anni, quindi alcune procedure dovrebbe conoscerle, anche se qualche dubbio inizia a sorgere…
- Facciamo finta di considerare carta straccia il parere di tecnici e perizie e quindi decidiamo di abbattere il ponte in questione con risorse comunali
- Questa decisione, ingiustificata, non porterebbe comunque alla demolizione del ponte domattina, infatti si può scegliere di ignorare i fattori tecnici ed economici, ma non si può fare lo stesso con le regole. Non esiste una procedura “speciale” che autorizza un ente a decidere di demolire un ponte e tirarlo giù il giorno dopo. Mi sorprende che gente che ha amministrato, amministra e che ogni giorno ci “insegna” le cose non lo sappia.
- Seguire delle regole significa che tra progettazione e gare l’effettiva demolizione non avverrebbe prima di 12 mesi. I consiglieri presenti in sala sanno o meglio – dovrebbero sapere, arrivati a questo punto – che un lavoro sopra i 150.000€ necessita di una gara pubblica. Se non lo sanno, forse prima di sentenziare pubblicamente, farebbero bene a studiare.
- Bene, andiamo avanti con la fantasia, avviamo questo iter, nel mentre arriva l’ordinanza che assegna i fondi richiesti per l’abbattimento e la ricostruzione del ponte con fondi del governo, tra l’altro con una progettazione già praticamente fatta (come da ordinanza di ottobre 2024)
- Cosa facciamo? Diciamo “no grazie”, abbiamo già avviato una nuova progettazione che culminerà con l’abbattimento del ponte a spese del comune tra un anno (e la ricostruzione poi?)
Tutto questo non sta in piedi.
Spiace che chi ricopre un ruolo pubblico, non conosca questi iter. Risulta evidente però che non solo non vi sia venuto il dubbio di verificare procedure nazionali, non certo inventate dalla sottoscritta, ma con estrema sicurezza le stiate spacciando come soluzione a cittadini che, a differenza vostra, non sono tenuti a sapere procedimenti e che giustamente sono preoccupati, con le vostre “sensazioni” ancora di più.
Questa è stata la risposta completa, corredata di dati e motivazioni tecniche, non interpretabili.
Un secolo fa il discorso di Mussolini che sancì la nascita del regime fascista
Alla fine del 1923 il deputato socialista Giacomo Matteotti consegnò alle stampe il volume Un anno di dominazione fascista, un dettagliato resoconto delle violenze fasciste, uno strumento di denuncia e un richiamo alla necessaria reazione unitaria nei confronti della drammatica minaccia all’ordinamento democratico. Nel testo sono elencati gli atti di violenza messi in pratica dai fascisti, soprattutto contro la classe operaia, contro i ceti più deboli e meno protetti: moltissimi si svolsero proprio nei nostri territori.
Il 21 luglio 1923 entrò in vigore la nuova legge elettorale, la “Acerbo”, che stabiliva un cospicuo premio di maggioranza: la lista che avesse conseguito il 25% dei voti validi avrebbe ottenuto due terzi dei 535 seggi della Camera dei deputati.
Il 6 aprile 1924, durante le elezioni politiche i fascisti misero in atto intimidazioni, violenze, coercizioni che Giacomo Matteotti denunciò puntualmente alla Camera il 30 maggio in un discorso preciso e appassionato che venne interrotto più e più volte dai fascisti. (http://storia.camera.it/regno/lavori/leg27/sed004.pdf)
Il deputato socialista terminò dicendo; “Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.
Matteotti stava scrivendo un intervento rispetto alla gestione dell’economia da parte dei fascisti, discorso che non pronuncerà mai perché il 10 giugno 1924 fu rapito e ucciso dai fascisti.
Il 3 gennaio 1925 Benito Mussolini, in un discorso alla Camera si assunse la responsabilità morale e politica del delitto Matteotti dichiarando:
“Ebbene, io dichiaro qui al cospetto di questa assemblea ed al cospetto di tutto il popolo italiano che assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il Fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il Fascismo è stato un’associazione a delinquere, se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico, morale, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento fino ad oggi. “ (Scritti e Discorsi di Benito Mussolini, Edizione definitiva, vol. V, Ulrico Hoepli Editore Milano 1934-XIII https://it.wikisource.org/wiki/Italia_-_3_gennaio_1925,_Discorso_sul_delitto_Matteotti)
Fu un passaggio per la costruzione del regime totalitario fascista che vide una fondamentale tappa nelle leggi Fascistissime (1925-1926) con le quali, fra le altre cose, vennero definitivamente abolite le libertà di stampa, di opinione e di parola; vennero messi furi legge tutti i partiti, il Partito Nazionale Fascista fu trasformato in organo dello stato attraverso la costituzione del Gran Consiglio del Fascismo; furono istituiti il confino di polizia per gli antifascisti, il Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato con competenza sui reati contro la sicurezza dello Stato e l’OVRA, la polizia segreta. (https://www.senato.it/node/84713/printable/print)
Per saperne di più
- Giacomo Matteotti, Un anno di dominazione fascista, Rizzoli, 2023
- http://faregliitaliani.archivioluce.com/FareItaliani/1922-1/dalla-culla-alla-tomba-progetto-dello/1924.html#contMediaspace
- https://acs.cultura.gov.it/matteotti-una-vita-per-il-socialismo-e-la-democrazia/
- https://www.raiscuola.rai.it/storia/articoli/2021/08/Il-delitto-Matteotti-e71cc4ba-48b0-426a-9dd3-f1d389103394.html
- https://www.archivioluce.com/il-delitto-matteotti/
- https://www.raicultura.it/storia/articoli/2019/01/Delitto-Matteotti-b23383e5-d732-4778-a877-4b8d706efa09.html
Dal Consiglio comunale, forte preoccupazione per la manovra finanziaria del Governo
consiglio comunale
In consiglio comunale è appena stata approvata a maggioranza una mozione proposta dal gruppo Apriti Budrio sui temi della legge di bilancio in discussione in parlamento in queste settimane, proposto dal governo guidato da Giorgia Meloni. Ne riportiamo integralmente il testo:
Il Consiglio comunale di Budrio
Considerato che
lo scorso 23 ottobre si è avviato alla Camera dei deputati l’iter di approvazione del disegno di legge di bilancio 2025 e che nel testo trasmesso al Parlamento è contenuta la previsione di una riduzione della spesa corrente degli enti locali dal 2025 al 2027 di 3 miliardi e 710 milioni euro, riduzione che segue il taglio di 1 miliardo e 300 milioni sempre sulla spesa corrente degli enti locali inflitta dalla legge finanziaria del 2024;
Rilevato che
il taglio sulla spesa corrente degli enti locali incide in maniera profonda sull’erogazione dei servizi alle cittadine e ai cittadini, dai servizi di welfare al verde pubblico, dalle utenze alle manutenzioni, senza ovviamente tralasciare anche spese per il personale;
Precisato che
tagliare risorse di spesa corrente sul welfare locale significa costringere le amministrazioni pubbliche a mettere in discussione la quantità dell’erogazione dei servizi per l’infanzia, i servizi per l’assistenza educativa scolastica per alunne e alunni con disabilità, i servizi per l’assistenza delle fragilità delle persone adulte e anziane e contestualmente significa costringere le amministrazioni pubbliche ad aumentare le rette di accesso a servizi quali il trasporto scolastico, i servizi di anticipo o posticipo scolastici, l’accesso ai centri diurni, la refezione scolastica o domiciliare;
Specificato che
il disegno di legge in discussione prevede contestualmente una corposa diminuzione delle entrate per le pubbliche amministrazioni, considerata la proroga della riforma Irpef a tre scaglioni e l’estensione del taglio del cuneo fiscale, due misure che solo nel 2025 significheranno una minore entrata della pubblica amministrazione per 12,2 miliardi di euro.
Aggiunto che
il disegno di legge in discussione prevede contestualmente gravi tagli alle spese del personale delle pubbliche amministrazioni (con il blocco del turn over fissato al 75%, ovvero -159 milioni nel solo 2025), tagli alla messa in sicurezza dei territori a rischio idrogeologico (-200 milioni) , tagli all’abbattimento delle barriere architettoniche e alla messa in sicurezza di scuole, strade ed edifci pubblici (-115 milioni nel solo 2025), tagli ai progetti di rigenerazione urbana (-200 milioni, 2027-2029), tagli ai fondi per investimenti comunali veicolati dalle Regioni (-913,5 milioni, 2025-2029), tagli al fondo dello sviluppo industriale dell’automotive (-4,6 miliardi, 2025-2030),
esprime
grave preoccupazione per la manovra finanziaria in discussione che sta generando profonda difficoltà nella costruzione dei bilanci dei Comuni, in particolari dei comuni più piccoli, e ancora più profonda difficoltà nell’interlocuzione con la cittadinanza che, a fronte di un aumento significativo nella richiesta di sostegno e assistenza delle diverse fragilità e povertà, vedrà la contrazione di servizi e/o l’aumento delle tariffe di accesso ai servizi;
si unisce
alle tante voci della società civile e produttiva del Paese che in questi giorni stanno manifestando le proprie preoccupazioni verso la finanziaria in discussione, dalle organizzazioni sindacali Cgil e Uil a Confindustria, dal Forum del Terzo settore ad Alleanza contro la povertà,
chiede
al Governo di valutare come segno strategico, già dal prossimo anno, lo stanziamento di maggiori risorse a sostegno del welfare, quali ad esempio l’aumento del fondo per l’assistenza ai minori e del fondo per la non autosufficienza, il rifinanziamento dei fondi a sostegno dell’abitare, a partire dal Fondo nazionale di Sostegno all’affitto e dal Fondo per la morosità incolpevole;
al Governo di prevedere un sostegno finanziario e normativo dei comuni e del loro associazionismo per la gestione di servizi e funzioni, e di reintrodurre quelle forme di sostegno ai Comuni per progettazioni e investimenti;
ai Parlamentari e alle Parlamentari nazionali eletti ed elette nel territorio, alle e ai componenti del Governo provenienti dalla nostra Città metropolitana di sostenere tali contenuti e richieste, promuovendo iniziative tese ad ottenerne l’accoglimento in sede politica e parlamentare;
ai Parlamentari e alle Parlamentari di chiedere l’avvio, in collaborazione con ANCI e UPI un sostanziale disegno di legge che consenta di rivedere il quadro normativo in tema di finanza locale con l’obiettivo di dare agli Enti Locali strumenti e possibilità per poter garantire servizi e funzioni che oggi sono messi drammaticamente a rischio;
al Sindaco di farsi promotore del presente Ordine del giorno nelle occasioni di incontro e confronto con gli interlocutori e le interlocutrici sopra menzionati e menzionate.
È appena trascorsa la giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne. L'intervento in Consiglio comunale
consiglio comunale
Nel 1981 si decise di celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la data del 25 novembre fu scelta in memoria delle sorelle Mirabal, Patria, Minerva e Maria Teresa, tre attiviste politiche stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate per il loro impegno contro la dittatura nella Repubblica dominicana.
Secondo l’Articolo 1 della Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne, emanata dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 1993[1], la violenza contro le donne è “ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata”.
Con l’espressione violenza di genere si indicano quindi tutte le forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio.
La violenza contro le donne continua ad essere un ostacolo allo sviluppo, alla pace. Secondo il Consiglio d’Europa, la violenza contro le donne rappresenta «una delle espressioni più pronunciate dello squilibrio di potere tra donne e uomini, costituendo allo stesso tempo una violazione dei diritti umani e uno dei principali ostacoli all’uguaglianza di genere»
Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3
In Italia i dati Istat [2] hanno mostrato che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici.
Secondo uno studio dell’OMS e della Banca Mondiale, la violenza domestica è la causa principale di morte o di lesioni gravi per donne tra 16 e 44 anni
Il Report “Violenza sulle donne” del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, aggiornato all’8 marzo 2024, evidenzia che nel 2023 le vittime di violenza sessuale sono state 6.062, di cui il 91% donne.
Nel 2024, oltre 90 donne sono state uccise per motivi di gelosia o di possesso dai loro partner o ex, i tentati femminicidi sono al momento 44, a cui si devono aggiungere molestie, stalking, minacce e violenza psicologica e sessuale. Per il 94% gli aggressori sono italiani.
Purtroppo, si continuano ad evidenziare risposte inadeguata nell’affrontare questa violenza, spesso basate su stereotipi patriarcali del rapporto uomo/donna.
Con patriarcato si indica un sistema sociale, culturale, politico, economico in cui gli uomini predominano nello spazio pubblico e in quello privato, ed esercitano il potere anche attraverso il controllo sulla donna, sul suo corpo e sulla sua vita. Il patriarcato non è ideologia ma è ancora una realtà fatta di squilibri che persistono e di stereotipi fra i quali quelli che portano le donne a sentirsi colpevolizzate tanto che, sovente, le vittime di violenza non denunciano e se pur lo fanno rischiano di essere vittime due volte a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che caratterizzano questo tipo di violenza. Molte donne non denunciano, soprattutto se la violenza viene dal partner, assistiamo quindi al fenomeno del victim blaming, cioè la colpevolizzazione della vittima che si verifica sia all’interno della famiglia sia nella società: non è più il responsabile delle violenze a essere biasimato, ma chi ha subito i soprusi. Da due recenti indagini condotte in Italia (Action Aid, 2023; ISTAT, 2019) emerge come più del 20% delle persone intervistate creda che le donne possano provocare una violenza sessuale mostrando un abbigliamento o un comportamento provocante, circa il 15% che le donne che hanno subìto una violenza sotto l’effetto di sostanze, alcoliche o stupefacenti, siano responsabili per quanto accaduto e che tra il 39% (Istat, 2019) e il 78% (Action Aid, 2023) crede che una donna può sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo desidera. Il victim blaming oltre ad essere la prima causa della mancata denuncia delle violenze subite, è considerato una delle possibili forme di vittimizzazione secondaria, ossia un’ulteriore vittimizzazione, successiva a quella primaria subìta dall’aggressore, che assume la forma dello screditamento, della mancanza di supporto e dell’attribuzione di colpa da parte di istituzioni, media e persone che circondano la vittima[3].
Secondo ricerca di ActionAid in collaborazione con Osservatorio di Pavia e B2Research[4], l’84% tra le donne che subito violenza dichiara di non aver ricevuto o non aver cercato aiuto e sostegno. Le ragioni indicate sono: vergogna, mancanza di informazioni su chi contattare, timore di non ottenere il supporto necessario o paura di ritorsioni da parte dell’autore della violenza.
Le leggi contro la violenza di genere perseguono tre obiettivi principali: prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime. Ma le leggi vanno applicate e sono necessari investimenti, di denaro e di forze, affinché raggiungano il loro scopo.
Sono necessarie azioni per “promuovere i cambiamenti nei comportamenti socioculturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini” così come troviamo scritto nella Convenzione di Istanbul, nata in seno al Consiglio d’Europa nel 2011, ratificata dall’Italia nel 2013 e entrata ufficialmente in vigore anche dell’Unione europea a partire dal 1 ottobre 2023. I motivi della violenza sulle donne vanno cercati anche nella rottura degli equilibri millenari e nella ricerca di libertà e autodeterminazione delle donne stesse. È un tema quindi di cittadinanza.
Oltre alle leggi che puniscono la violenza si devono quindi mettere in atto azioni di reale protezione delle vittime e di prevenzione che si deve concretizzare sul terreno dell’educazione culturale, una educazione permanente che deve però avere una tappa fondamentale nel lavoro con bambini, bambine e adolescenti sui temi dell’educazione al rispetto, all’affettività, alle differenze di genere. Non è più quindi rimandabile l’introduzione nelle scuole di ogni ordine e grado, l’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale. L’Italia è fra le poche nazioni europee insieme a Cipro, Bulgaria, Polonia, Romania e Lituania, che non ha questo tipo di programmi educativi: tra il 1977 e il 2019 ben sedici proposte parlamentari hanno tentato di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole senza riuscirvi mentre la stessa convenzione di Istambul specifica la necessità di includere “nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali”.
Sonoinfine necessari immediati stanziamenti per incrementare l’azione dei consultori e dei Centri antiviolenza che sono presidio fondamentale di tutela, accoglienza e prevenzione socioculturale, per la formazione obbligatoria di tutte le operatrici e gli operatori pubblici, per la formazione delle e degli insegnanti, per il Reddito di libertà per tutte le vittime non autonome.
Crediamo che possiamo e dobbiamo impegnarci, da subito, giorno per giorno, da amministratori e amministratrici, da cittadini e cittadine per mettere in campo ogni azione che ponga fine a discriminazione, prevaricazione, violenza, perpetrazione di stereotipi tossici al fine di stroncare finalmente ogni forma di violenza, per costruire una democrazia veramente paritaria ed una società solidale, coesa in cui le persone di ogni genere e orientamento sessuale possano vivere ed esprimersi in perfetta sicurezza e armonia.
[1] https://unipd-centrodirittiumani.it/it/archivi/strumenti-internazionali/dichiarazione-sulleliminazione-della-violenza-contro-le-donne-1993
[2] https://www.istat.it/statistiche-per-temi/focus/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/il-numero-delle-vittime-e-le-forme-di-violenza/
[3] https://it.in-mind.org/article/se-le-cercata-il-victim-blaming-nei-confronti-delle-vittime-di-violenza-di-genere?page=2
[4] https://www.actionaid.it/informati/press-area/serve-andare-oltre-le-parole