Fiume Idice: perché i rimborsi agli alluvionati sono così miseri?

A scanso di equivoci… non è affatto divertente vedere il nostro comune in questo stato di disgrazia e ancor meno divertente è vedere 30 famiglie – che per mesi hanno vissuto fuori casa a causa della rottura dell’argine dell’Idice – che si aspettavano una cifra come risarcimento e si sono visti arrivare un decimo.
Non è affatto divertente denunciare errori pesanti che rischiano di essere irrecuperabili, senza un’assunzione di responsabilità prima di tutto del sindaco.
Tuttavia, anche se non è divertente, questo è ciò che ci ha chiesto di fare la metà degli elettori, cioè coloro che nel 2017 non hanno votato per Mazzanti: controllarlo e farlo in modo pubblico e trasparente.
 
La responsabilità è del Comune di Budrio, non della Regione
 
Nell’articolo apparso sul Il Resto del Carlino Bologna venerdì 20 novembre, alcuni cittadini si lamentavano, giustamente, delle piccole somme di denaro che sono state liquidate come contributo per l’autonoma sistemazione, nell’ambito dell’alluvione e della rottura dell’argine del novembre 2019. Dopo essersi allontanati forzatamente dalle loro case, non vi sono più rientrati per molte settimane. In alcuni casi per molti mesi.
Ci si aspettava, come da decreto regionale, diverse migliaia di euro di rimborso per ogni famiglia. Facciamo l’esempio classico: una famiglia di 3 persone aveva diritto a 700 euro per ogni mese in cui ha provveduto a una sistemazione abitativa alternativa.
Invece, le famiglie hanno ricevuto somme dai 120 ai 300 euro in tutto, per un totale di 5.250 euro distribuiti. Per chi è rimasto diversi mesi fuori da casa (e ha già speso decine di migliaia di euro per la ricostruzione) questo rimborso è una vera e propria beffa: va considerato che l’autonoma sistemazione è durata per alcune famiglie due o tre mesi, per altre anche sei. Era un supporto economico pensato per chi, nel frattempo, stava facendo fare i lavori di ricostruzione delle case andate sott’acqua.
 
Perché è successo? Perché i contributi previsti dalla Regione non sono arrivati nei conti correnti dei cittadini colpiti?
Le prime risposte verbali degli uffici del comune hanno tentato di addossare la responsabilità alla burocrazia regionale: “Le richieste dei cittadini non erano corredate dalla dichiarazione di inagibilità della casa, quindi abbiamo potuto considerare solo i 9 giorni dell’ordinanza di evacuazione.”
Ma questo documento sull’inagibilità non era previsto in nessuna procedura. Anzi, al contrario: la Regione con il decreto 54 aveva volutamente snellito le pratiche, consentendo ai cittadini di fare un’auto-dichiarazione sul periodo di lontananza da casa.
Abbiamo quindi deciso di approfondire ulteriormente e abbiamo scoperto che è il Comune di Budrio a non aver seguito la procedura, con le conseguenze negative dei cittadini a cui sono stati negati, complessivamente, decine di migliaia di euro di rimborsi.
In sostanza, il comune non ha certificato (con i controlli a campione previsti nel decreto) le auto-dichiarazioni dei cittadini. Dunque, l’unico periodo certo di permanenza fuori da casa comunicato alla regione è stato quello dei 9/10 giorni (a seconda delle zone) in cui è rimasta in vigore l’ordinanza del sindaco di evacuazione dell’area, da cui quindi si doveva uscire ma in cui non si poteva rientrare.
 
Alcune decine di famiglie, grazie al decreto regionale 54, avevano diritto a migliaia di euro di rimborsi, ma il comune non lo ha permesso a causa di un proprio errore. Si tratta di un malfunzionamento molto grave i cui effetti rischiano di essere difficilmente recuperabili, se non grazie alla riapertura della procedura, sempre che questo sia possibile e ammissibile.
 
La vicenda è un vero disastro per i cittadini la cui vita è stata sconvolta dalla rottura dell’argine dell’Idice. Ed è l’ennesima figuraccia istituzionale per il Comune di Budrio e per chi, da tre anni e mezzo, lo guida con leggerezza e approssimazione. Si conferma, purtroppo, ciò che diciamo da tempo: una pattuglia di amministratori incapaci ha voluto una riorganizzazione della macchina comunale che ha prodotto solo disorganizzazione e inefficienze. A farne le spese, come vediamo, sono i cittadini di Budrio.
 
Sul piano politico e su quello tecnico-amministrativo, di fronte a un fatto così grave, chiediamo con forza che il sindaco e i suoi collaboratori, quanto meno, si prendano la responsabilità davanti ai cittadini.
 
Pensiamo sia utile riportare l’esperienza diretta di un cittadino coinvolto:
 
Sono uno dei residenti rimasto coinvolto nella disastrosa alluvione. La Regione prevedeva per il mio caso un contributo di 400€ al mese per la autonoma sistemazione. Io sono stato fuori casa circa tre mesi dal 18/11/19 al 23/02/2020. Nella domanda di contributo che ho presentato all’ufficio servizi alla persona del Comune di Budrio era chiaramente richiesto di indicare il giorno in cui si era rientrati a vivere nella propria abitazione e io ho indicato, appunto, il 23/02/20 primo giorno utile una volta ripristinate le condizioni di abitabilità. In data 18/11/20 il Comune ha liquidato un contributo di 120€ quando seguendo le indicazioni della Regione avrebbe dovuto ammontare a circa 1.200€. È evidente che il Comune non ha trasmesso in Regione i giorni da me indicati nella domanda. Domanda compilata in autocertificazione e quindi sotto la mia piena responsabilità penale e sottoponibile a verifica da parte dell’Ente che la accoglie.
Lunedì 30 novembre in Consiglio comunale abbiamo chiesto spiegazioni a Mazzanti per il rimborso-beffa ricevuto da 30 famiglie colpite dall’alluvione nell’ambito del Cas (Contributo autonoma sistemazione). Anche l’Agenzia di Protezione civile regionale ha confermato che la procedura non è stata seguita correttamente dal Comune.
 
Il nostro unico obiettivo è fare in modo di risolvere il problema. E per farlo bisogna affrontare il punto e agire con trasparenza.
Ci siamo appellati al senso di responsabilità che dovrebbe contraddistinguere l’azione di ogni amministratore pubblico, affinché venga spiegato ciò che oggi tutti sanno e vedono, cioè l’inadempienza del Comune.
 
Questo è il presupposto fondamentale per tentare di recuperare, riaprire i termini e far avere a quelle 30 famiglie le somme che gli spettavano di diritto.
 
Ci aspettavamo che questa assunzione di responsabilità avvenisse, senza scaricabarile verso la Regione (il decreto regionale è pubblico e preciso) e, soprattutto, senza accuse di sciacallaggio nei nostri confronti.
Ricordiamo, infatti, all’Amministrazione comunale che i suoi uffici (e forse anche la Giunta) erano a conoscenza da diverse settimane delle misere somme riconosciute ai cittadini – prima ancora che gli atti diventassero pubblici – ma, pur sapendo, non hanno mosso un dito nelle sedi opportune per risolvere il problema. Noi, invece, siamo quelli che – dopo quasi un mese di assoluto silenzio – hanno individuato e sollevato il problema, per fare in modo di trovare una soluzione per queste famiglie: solo per questo motivo oggi se ne sta parlando e quindi, forse, si potrà rimediare.
 
Purtroppo però in Consiglio comunale, Mazzanti ha risposto alla nostra richiesta di chiarimenti con un PESANTE attacco nei nostri confronti. Ha sostenuto che il Comune ha fatto tutto correttamente e sta lavorando in stretto contatto con la Regione. Ma NON ha spiegato perché i soldi non sono arrivati ai cittadini.
 
Ha anche detto che la procedura dei rimborsi è solo appena iniziata, senza dire altro nel merito. Ma NON È COSÌ. I termini della procedura del Cas (Contributo autonoma sistemazione) è ampiamente chiusa e i cittadini hanno, purtroppo, già ricevuto quella miseria di rimborso.
Troviamo questa risposta offensiva e fuori dalla realtà.
 
Con questi presupposti, senza un’assunzione di responsabilità dell’amministrazione, sarà difficile recuperare le risorse che spettavano (e spettano) di diritto a 30 famiglie. Ma noi continuiamo a lavorare per questo unico obiettivo.

QUI I DOCUMENTI

  • questi sono gli articoli del decreto regionale che definiscono la procedura che il Comune di Budrio avrebbe dovuto seguire