Memoria. Anche in Italia campi di prigionia su base razziale e politica. E un campo di sterminio

Gennaio 26, 2025| storia|By REDAZIONE

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.”
Primo Levi, I sommersi e i salvati.

 

Dopo l’8 settembre 1943 il territorio italiano è sotto il controllo fascista della Repubblica Sociale Italiana che molto attivamente collaborava con i nazisti in ogni azione legata all’occupazione, alle deportazioni, alla repressione della Resistenza e alle azioni belliche contro gli alleati e contro l’esercito italiano ricostruito.

Durante la seconda guerra mondiale i trasferimenti forzati dall’Italia alla Germania avvenivano in modo diverso e per motivi differenti: furono deportate persone per motivi politici, vi fu l’internamento su base cosiddetta “razziale”, vennero internati i militari italiani dopo l’8 settembre 1943 e vi fu la deportazione dei rastrellati che servivano come manodopera coatta alle industrie tedesche. In questo ultimo caso le persone giunte a destinazione, furono alloggiati negli Arbeiterlager, dipendenti di norma dalle imprese che li impiegavano oppure dagli Uffici del lavoro (Arbeitsämter). Le circa 40.000 persone deportate per motivi politici o razziali avevano invece come destinazione il sistema concetrazionario nazista dipendente dalle SS. Gli 8.000 ebrei provenienti dall’Italia vennero destinati per la maggior parte al campo di stermino di Auschwitz e gli altri italiani (32.000) furono invece inviati in campi di concentramento (Konzentrationslager-KL): Dachau, Mauthausen, Buchenwald, Flossenbürg e Ravensbrück.

Sul territorio italiano vennero organizzati diversi campi di smistamento e di passaggio: i maggiori furono Borgo San Dalmazzo (Cuneo), Fossoli (Modena), Grosseto e Bolzano-Gries. A Trieste, invece, fu allestito l’unico campo di sterminio italiano: la Risiera di San Sabba.

Vi sono anche altri luoghi il cui ricordo non sempre è riuscito a sedimentarsi e strutturarsi in una memoria collettiva. Fra questi le Caserme Rosse a Bologna e il campo di raccolta-smistamento di Colle Ameno nel comune di Sasso Marconi.

Durante il periodo protrattosi dal 6 ottobre al 23 dicembre 1944, nella villa del Ghisiliere nel Borgo di Colle Ameno si era insediato un reparto della Feldgendarmeria che aveva organizzato un campo di raccolta-smistamento per civili, ove i nazisti concentravano gli uomini rastrellati nel retrofronte della Linea Gotica, al fine di reperire manodopera da utilizzare in loco nell’Organizzazione Todt, oppure da inviare in Germania a lavorare nei campi di concentramento. Alcuni di loro furono portati a  Caserme Rosse dove vennero imprigionati i rastrellati che provenivano dalle regioni Toscana, Marche, Umbria ed Emilia-Romagna, ma anche da altri luoghi dell’Italia: risulta che tra il giugno e l’ottobre 1944 dalle Caserme rosse siano transitati circa 35mila uomini di ogni estrazione sociale catturati come forza lavoro, partigiani imprigionati in seguito a delazioni o a operazioni svolte contro la Resistenza e sacerdoti rastrellati assieme alla popolazione. Da qui i rastrellati venivano deportati poi al campo di Fossoli, costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici e trasformato dalla Repubblica Sociale Italiana in Campo di concentramento per ebrei: dal marzo 1944 divenne Campo poliziesco e di transito (Polizei und Durchgangslager), utilizzato dalle SS come anticamera dei Lager nazisti. Da qui partirono numerosi convogli di ebrei italiani, tra cui Primo Levi che fu prigioniero a Fossoli per alcuni mesi prima di essere deportato ad Auschwitz. Nel Luglio del 1944 dopo la smobilitazione del campo di Fossoli gli internati furono condotti nel nuovo campo istituito a Bolzano, in località Gries.

La Repubblica sociale italiana, nel settembre 1943, cedette ai nazisti alcuni territori di frontiera fra

cui Trieste, Fiume ed Udine e proprio a Trieste l’ex risiera fu trasformata in campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943 (Stalag 339) e successivamente in Polizeihaftlager (Campo di detenzione e di polizia). In questo campo il vecchio essiccatoio del riso fu adattato a locale per le eliminazioni dei prigionieri mediante gas di scarico di autofurgoni ed autocarri. Il campo era adibito al transito di prigionieri per Buchenwald, Dachau, Auschwitz, ma sul posto furono trucidati più di 5000 internati.

Per saperne di più:

http://www.museodelladeportazione.it/la-deportazione-dallitalia/

https://deportati.it/archivio-storico/geografia_tibaldi/

https://www.storiaememoriadibologna.it/archivio/luoghi/borgo-di-colle-ameno

https://www.storiaememoriadibologna.it/archivio/luoghi/caserme-rosse

https://www.fondazionefossoli.org/

https://deportati.it/lager/bolzano/bolzano/

https://risierasansabba.it/