Il nostro Paese ha un calendario civile.
Di ogni evento che fa parte di questo calendario abbiamo, o per meglio dire, dovremmo avere memoria, perché è solo con questa che ci connettiamo al nostro passato e possiamo comprendere il presente e progettare il futuro. La memoria conserva promesse e potenzialità: non sembri quindi un azzardo affermare che la memoria è carica di futuro, di speranza e di progetti.
Come è noto il 25 luglio 1943 il gran consiglio del fascismo vota l’ordine del giorno Grandi che mise in minoranza Mussolini dopo ormai un ventennio di regime totalitario e una guerra che ha prostrato il Paese.
Quel 25 luglio 1943 era domenica. L’Italia era in guerra da tre anni. La giornata era stata afosa in quasi tutta la penisola. Alle 22:45 l’EIAR interruppe un concerto radiofonico e l’annunciatore con voce stentorea e «littoria» lesse un comunicato straordinario portato di persona dal ministro della Real Casa, il duca Acquarone:
«Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato di Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini…»
Il nuovo presidente del consiglio era Pietro Badoglio, il Maresciallo d’Italia, il duca di Addis Abeba, l’ex capo di stato maggiore generale. Il comunicato si concluse con la sola Marcia Reale, non più abbinata a «Giovinezza».
Molti cittadini Italiani speravano che quel 25 luglio segnasse la fine della guerra e
“la Liquidazione totale del fascismo e di tutti i suoi strumenti di oppressione; il Ripristino di tutte le libertà civili e politiche prima fra tutte la libertà di stampa; la Libertà immediata di tutti i detenuti politici; l’Abolizione delle leggi razziali; e la Costituzione di un governo formato dai rappresentanti di tutti i partiti che esprimano la volontà nazionale”
così come possiamo leggere in un appello firmato da: Partito d’Azione, Gruppo di Ricostruzione Liberale, Movimento di Unità Proletaria per la Repubblica Socialista, Partito Democratico Cristiano, Partito Socialista e Partito Comunista.
Nel ricordo dell’antifascista Ada Rossi, il 26 luglio, a Reggio Emilia:
«c’era tanta gente che gridava, tutti avevano il garofano rosso, c’erano bandiere, bandiere rosse e anche tricolori»
e, a Milano, vide su un vagone la scritta «oggi rigaglie» e sotto «del duce»:
«La locomotiva del treno sul quale montai, che veniva da Bologna, aveva due bandiere, da una parte e dall’altra di un cartello che diceva “viva la libertà”»
La mattina del 26 a Bologna, spontaneamente, molti cittadini scesero in piazza sventolando bandiere tricolore. Ezio Cesarini, giornalista de “il Resto del Carlino”, improvvisò un comizio in Piazza Maggiore e dopo di lui parlò lo scrittore Antonio Meluschi. Antifascisti entrarono nella torre dell’Arengo ed azionano il grande battaglio del campanone. Un gruppo di manifestanti invase lo stadio, il Littoriale, abbattendo in parte il monumento equestre di Mussolini. In città non vi furono atti di violenza nei confronti dei fascisti.
A Budrio, un aderente al Partito fascista annottava sul suo diario:
28 luglio – E’ stato tolto dalla casa della Partecipanza il ricordo marmoreo che ricordava la sede del 1 ° Fascio di Budrio.
29 luglio – E’ stato tolto il ricordo marmoreo murato nella casa del Credito Romagnolo nel locale della quale fu fondato il Fascio di Budrio il 5 aprile 1920.
31 luglio – Si tolgono tutte le insegne del fascio littorio nella facciata della Casa del Fascio e dentro la stessa. Viene pure tolta la lapide che ricordava la conquista dell’impero…
1 agosto – Dall’annuncio delle dimissioni di Mussolini nessun incidente fino ad oggi si è verificato all’infuori di qualche scambio di parole animate subito placate.
Il 27 luglio 1943 a Campegine i Cervi insieme ad altre famiglie del paese, portarono la pastasciutta in piazza, nei bidoni per il latte. C’era la fame, ma c’erano anche la voglia di uscire dall’incubo del fascismo e della guerra, il desiderio di “riprendersi la piazza” con un moto spontaneo, dopo anni di adunate a comando e di divieti.
Alla fine degli anni Ottanta si ebbe la felice intuizione di riproporre l’antico gesto della famiglia Cervi e nacquero le “pasta asciutte antifasciste”.
Sappiamo che la storia seguì un corso diverso da quello sperato da molti italiani; molti mesi sarebbero ancora passati per arrivare alla fine della guerra, alla liberazione dall’occupazione nazista e alla fine della Repubblica sociale.
Sappiamo anche che dal 25 luglio (e dal seguente 8 settembre) molti italiani e italiane posero le basi per la costruzione della nostra democrazia attraverso la Resistenza.
Link utili:
https://www.storiaememoriadibologna.it/archivio/eventi/caduta-del-fascismo-0