Fiume Idice: perché i rimborsi agli alluvionati sono così miseri?

Fiume Idice: perché i rimborsi agli alluvionati sono così miseri?

A scanso di equivoci… non è affatto divertente vedere il nostro comune in questo stato di disgrazia e ancor meno divertente è vedere 30 famiglie – che per mesi hanno vissuto fuori casa a causa della rottura dell’argine dell’Idice – che si aspettavano una cifra come risarcimento e si sono visti arrivare un decimo.
Non è affatto divertente denunciare errori pesanti che rischiano di essere irrecuperabili, senza un’assunzione di responsabilità prima di tutto del sindaco.
Tuttavia, anche se non è divertente, questo è ciò che ci ha chiesto di fare la metà degli elettori, cioè coloro che nel 2017 non hanno votato per Mazzanti: controllarlo e farlo in modo pubblico e trasparente.
 
La responsabilità è del Comune di Budrio, non della Regione
 
Nell’articolo apparso sul Il Resto del Carlino Bologna venerdì 20 novembre, alcuni cittadini si lamentavano, giustamente, delle piccole somme di denaro che sono state liquidate come contributo per l’autonoma sistemazione, nell’ambito dell’alluvione e della rottura dell’argine del novembre 2019. Dopo essersi allontanati forzatamente dalle loro case, non vi sono più rientrati per molte settimane. In alcuni casi per molti mesi.
Ci si aspettava, come da decreto regionale, diverse migliaia di euro di rimborso per ogni famiglia. Facciamo l’esempio classico: una famiglia di 3 persone aveva diritto a 700 euro per ogni mese in cui ha provveduto a una sistemazione abitativa alternativa.
Invece, le famiglie hanno ricevuto somme dai 120 ai 300 euro in tutto, per un totale di 5.250 euro distribuiti. Per chi è rimasto diversi mesi fuori da casa (e ha già speso decine di migliaia di euro per la ricostruzione) questo rimborso è una vera e propria beffa: va considerato che l’autonoma sistemazione è durata per alcune famiglie due o tre mesi, per altre anche sei. Era un supporto economico pensato per chi, nel frattempo, stava facendo fare i lavori di ricostruzione delle case andate sott’acqua.
 
Perché è successo? Perché i contributi previsti dalla Regione non sono arrivati nei conti correnti dei cittadini colpiti?
Le prime risposte verbali degli uffici del comune hanno tentato di addossare la responsabilità alla burocrazia regionale: “Le richieste dei cittadini non erano corredate dalla dichiarazione di inagibilità della casa, quindi abbiamo potuto considerare solo i 9 giorni dell’ordinanza di evacuazione.”
Ma questo documento sull’inagibilità non era previsto in nessuna procedura. Anzi, al contrario: la Regione con il decreto 54 aveva volutamente snellito le pratiche, consentendo ai cittadini di fare un’auto-dichiarazione sul periodo di lontananza da casa.
Abbiamo quindi deciso di approfondire ulteriormente e abbiamo scoperto che è il Comune di Budrio a non aver seguito la procedura, con le conseguenze negative dei cittadini a cui sono stati negati, complessivamente, decine di migliaia di euro di rimborsi.
In sostanza, il comune non ha certificato (con i controlli a campione previsti nel decreto) le auto-dichiarazioni dei cittadini. Dunque, l’unico periodo certo di permanenza fuori da casa comunicato alla regione è stato quello dei 9/10 giorni (a seconda delle zone) in cui è rimasta in vigore l’ordinanza del sindaco di evacuazione dell’area, da cui quindi si doveva uscire ma in cui non si poteva rientrare.
 
Alcune decine di famiglie, grazie al decreto regionale 54, avevano diritto a migliaia di euro di rimborsi, ma il comune non lo ha permesso a causa di un proprio errore. Si tratta di un malfunzionamento molto grave i cui effetti rischiano di essere difficilmente recuperabili, se non grazie alla riapertura della procedura, sempre che questo sia possibile e ammissibile.
 
La vicenda è un vero disastro per i cittadini la cui vita è stata sconvolta dalla rottura dell’argine dell’Idice. Ed è l’ennesima figuraccia istituzionale per il Comune di Budrio e per chi, da tre anni e mezzo, lo guida con leggerezza e approssimazione. Si conferma, purtroppo, ciò che diciamo da tempo: una pattuglia di amministratori incapaci ha voluto una riorganizzazione della macchina comunale che ha prodotto solo disorganizzazione e inefficienze. A farne le spese, come vediamo, sono i cittadini di Budrio.
 
Sul piano politico e su quello tecnico-amministrativo, di fronte a un fatto così grave, chiediamo con forza che il sindaco e i suoi collaboratori, quanto meno, si prendano la responsabilità davanti ai cittadini.
 
Pensiamo sia utile riportare l’esperienza diretta di un cittadino coinvolto:
 
Sono uno dei residenti rimasto coinvolto nella disastrosa alluvione. La Regione prevedeva per il mio caso un contributo di 400€ al mese per la autonoma sistemazione. Io sono stato fuori casa circa tre mesi dal 18/11/19 al 23/02/2020. Nella domanda di contributo che ho presentato all’ufficio servizi alla persona del Comune di Budrio era chiaramente richiesto di indicare il giorno in cui si era rientrati a vivere nella propria abitazione e io ho indicato, appunto, il 23/02/20 primo giorno utile una volta ripristinate le condizioni di abitabilità. In data 18/11/20 il Comune ha liquidato un contributo di 120€ quando seguendo le indicazioni della Regione avrebbe dovuto ammontare a circa 1.200€. È evidente che il Comune non ha trasmesso in Regione i giorni da me indicati nella domanda. Domanda compilata in autocertificazione e quindi sotto la mia piena responsabilità penale e sottoponibile a verifica da parte dell’Ente che la accoglie.

Lunedì 30 novembre in Consiglio comunale abbiamo chiesto spiegazioni a Mazzanti per il rimborso-beffa ricevuto da 30 famiglie colpite dall’alluvione nell’ambito del Cas (Contributo autonoma sistemazione). Anche l’Agenzia di Protezione civile regionale ha confermato che la procedura non è stata seguita correttamente dal Comune.
 
Il nostro unico obiettivo è fare in modo di risolvere il problema. E per farlo bisogna affrontare il punto e agire con trasparenza.
Ci siamo appellati al senso di responsabilità che dovrebbe contraddistinguere l’azione di ogni amministratore pubblico, affinché venga spiegato ciò che oggi tutti sanno e vedono, cioè l’inadempienza del Comune.
 
Questo è il presupposto fondamentale per tentare di recuperare, riaprire i termini e far avere a quelle 30 famiglie le somme che gli spettavano di diritto.
 
Ci aspettavamo che questa assunzione di responsabilità avvenisse, senza scaricabarile verso la Regione (il decreto regionale è pubblico e preciso) e, soprattutto, senza accuse di sciacallaggio nei nostri confronti.
Ricordiamo, infatti, all’Amministrazione comunale che i suoi uffici (e forse anche la Giunta) erano a conoscenza da diverse settimane delle misere somme riconosciute ai cittadini – prima ancora che gli atti diventassero pubblici – ma, pur sapendo, non hanno mosso un dito nelle sedi opportune per risolvere il problema. Noi, invece, siamo quelli che – dopo quasi un mese di assoluto silenzio – hanno individuato e sollevato il problema, per fare in modo di trovare una soluzione per queste famiglie: solo per questo motivo oggi se ne sta parlando e quindi, forse, si potrà rimediare.
 
Purtroppo però in Consiglio comunale, Mazzanti ha risposto alla nostra richiesta di chiarimenti con un PESANTE attacco nei nostri confronti. Ha sostenuto che il Comune ha fatto tutto correttamente e sta lavorando in stretto contatto con la Regione. Ma NON ha spiegato perché i soldi non sono arrivati ai cittadini.
 
Ha anche detto che la procedura dei rimborsi è solo appena iniziata, senza dire altro nel merito. Ma NON È COSÌ. I termini della procedura del Cas (Contributo autonoma sistemazione) è ampiamente chiusa e i cittadini hanno, purtroppo, già ricevuto quella miseria di rimborso.
Troviamo questa risposta offensiva e fuori dalla realtà.
 
Con questi presupposti, senza un’assunzione di responsabilità dell’amministrazione, sarà difficile recuperare le risorse che spettavano (e spettano) di diritto a 30 famiglie. Ma noi continuiamo a lavorare per questo unico obiettivo.

QUI I DOCUMENTI

  • questi sono gli articoli del decreto regionale che definiscono la procedura che il Comune di Budrio avrebbe dovuto seguire


Trasversale di Pianura: è ora di finirla! La petizione

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Budrio: l’aumento di 100 kg di rifiuti a cittadino, spiegato bene.

Budrio: l’aumento di 100 kg di rifiuti a cittadino, spiegato bene.

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato un articolo sul tema rifiuti, lanciando un po’ un campanello d’allarme visto che l’amministrazione non sembra essere interessata al tema: a Budrio in questi ultimi anni produciamo 100 chili di rifiuti in più a cittadino.
Visto che la grande attenzione al tema ambientale e ai problemi che questi numeri portano con sé si è trasformata in un “meglio i cassonetti però” oppure “sì perché prima i rifiuti venivano portati in altri comuni”, abbiamo preparato un approfondimento basato su numeri e indicazioni dell’Unione Europea. Vi chiediamo semplicemente di leggerlo prima di continuare a sostenere tesi “comode”.
 
Proviamo a guardare noi un po’ più nel dettaglio i numeri della raccolta stradale, visto che nessuno degli amministratori ha mai provato a fare un’analisi dei dati sulla raccolta rifiuti nel nostro Comune, ma dal “primo cittadino” all’assessore all’ambiente, fino agli agguerriti consiglieri di maggioranza ci si è sempre limitati a sbandierare un nuovo record di percentuale di raccolta differenziata.

Balza all’occhio la crescita di quasi 2000 tonnellate del monte complessivo di rifiuti urbani registrati da Hera sul nostro territorio: è l’ennesima conferma l’assenza di campagne di sensibilizzazione non spinge alla riduzione della produzione di rifiuti. Il messaggio mandato (sotto traccia) del “liberi tutti” ha fatto il resto.

con la raccolta stradale si producono più rifiuti.

Questa affermazione non è la tesi di un complicato teorema: è semplicemente la realtà dei fatti riscontrabile dai dati registrati in Italia e in tutta Europa da decine di anni. È una semplice constatazione, una lettura scientifica di un fenomeno.
  • Chi dice che non è vero, nega l’evidenza.
  • Chi dice “ok, ma solo perché prima i cittadini portavano fuori dal Comune i propri rifiuti” si arrampica sugli specchi cercando giustificazioni ad effetto, ma fuori dalla realtà. Basta prendere i dati di territori estesi, come ad esempio la provincia di Treviso, in cui tutti i Comuni fanno porta-a-porta, per vedere che il calo c’è ed è notevole, senza la minima possibilità di una esportazione oltre confine.
  • Chi fa i calcoli sul numero di imballaggi che ciascun cittadino giornalmente dovrebbe smettere di comprare per giustificare il calo del monte rifiuti, facendo grossolani calcoli e ridacchiando sui risultati, è un semplicione che non conosce l’argomento e cerca di banalizzarlo a vantaggio di proprie tesi preconcette (a proposito: se sei un cittadino qualsiasi ci sta anche, ma se sei il Sindaco…).
Dunque, se diamo come appurato il calo come effetto del porta-a-porta, si può anche cercare di trovarne la spiegazione, sapendo che non è una sola e nemmeno è semplice.
Proviamo allora a vedere alcune di queste cause.
 

Rifiuti assimilati.

Le 2000 tonnellate di rifiuti in più che attualmente il sistema stradale raccoglie a Budrio rispetto al livello su cui si era stabilizzato il sistema precedente, non sono formate da centinaia di migliaia di contenitori alimentari, come il nostro Sindaco si diletta a ipotizzare (sulla base del nulla). Nei report mensili che arrivano in Comune si legge, ad esempio, che circa la metà (950 tonnellate nel 2019 mentre nel 2016 erano poco più di 100) è comparsa improvvisamente come “rifiuti fuori dalla gestione Hera”. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che le aziende possono smaltire con la raccolta normale (quella cioè a “gestione Hera”) rifiuti assimilabili agli urbani fino ad una certa quantità, dopodiché devono servirsi di un circuito privato (che può essere anche una società di Hera stessa), a pagamento. Se questi però sono costituiti da materiale analogo a quello differenziabile dei rifiuti urbani, si possono presentare i formulari di smaltimento al gestore Hera che rendiconta queste quantità come rifiuti differenziati nel conto complessivo del Comune (alzando così la percentuale di raccolta differenziata). Le aziende ricavano anche un parziale rimborso delle spese sostenute. Ma in realtà quei rifiuti cosa sono? Perché prima non esistevano? le aziende hanno aumentato il loro giro di affari improvvisamente? Non è che, come sta succedendo in altri territori della Regione, sono gli stessi scarti di produzione che prima venivano smaltiti come indifferenziato e ora sono raccolti come “imballaggi multimateriale”, classificazione che rientra nel differenziato, ma poi vanno semplicemente a recupero energetico (bruciati nell’inceneritore, n.d.r.)? Per capire bene cosa sta succedendo bisognerebbe analizzare meglio questi dati, chiedere quale è il codice CER dei rifiuti che le aziende smaltiscono al di fuori della gestione Hera, ma rendicontano come differenziati o chiedere direttamente spiegazioni al gestore.
 

Smaltimento nei cassonetti

Le zone industriali sono servite dal porta-a-porta, è vero. Ma basta spostarsi di poche centinaia di metri e si trovano i cassonetti che con un minimo sforzo possono essere aperti completamente per infilarvi comodamente dentro grosse quantità di materiali. Questo significa che un’azienda non troppo onesta (o chi semplicemente lavora totalmente in nero) ora può liberarsi tranquillamente dei propri rifiuti speciali e immetterli nel ciclo dello smaltimento urbano, senza troppa fatica. È un illecito, ma nessuno controlla: tanto chi paga non è il gestore, ma tutti i cittadini e le tante aziende oneste.
 

Presa di coscienza del cittadino

Ormai è un leitmotiv, ma è pur sempre vero e quindi bisogna citarlo tra i motivi della riduzione dei rifiuti. Tenere i rifiuti in casa è in alcuni casi un problema e occorre fare di tutto per evitare che ci siano situazioni difficilmente sostenibili. Ma avere a che fare con il proprio rifiuto (peraltro riconducibile al suo produttore) fa accrescere: la responsabilità del consumatore, la sensibilità ai problemi della sovrapproduzione dei rifiuti e, non ultimo, la conoscenza dell’argomento. Il tema quindi, al di là del sistema che si utilizza, è la maggior attenzione, anche inconscia, a ciò che si acquista, ai produttori che fanno leva su prodotti di minor impatto, a come si differenzia, al riuso ecc. Ovvio che chi amministra deve costantemente cercare di premiare lo sforzo, offrire alternative, alleggerire i casi più complicati…Quel che è certo è che la raccolta stradale, fatta come a Budrio, va con il pilota automatico e rappresenta un “liberi tutti”.
 

Migrazione dei rifiuti

La migrazione dei rifiuti è l’unica causa che alcuni comprendono e immancabilmente tirano fuori quando si discute dell’argomento. Nessuno ha mai negato che la pratica esista, ma è un fenomeno temporaneo che a Budrio è finito da tempo: infatti lo si osserva all’avvio del porta-a-porta (ormai 7 anni fa qui da noi) e tende a esaurirsi spontaneamente nel corso di poco tempo. Se si guardano i dati di Budrio, si vede questo calo improvviso e una sorta di rimbalzo, ma che poi lascia un decremento strutturale della quantità totale di rifiuti.

Nel grafico sopra sono confrontate le quantità totali di rifiuti raccolte per Budrio e 2 Comuni limitrofi, Granarolo e Castenaso, che spesso sono stati citati come meta dei nostri cittadini esportatori di rusco.
Nell’andamento di Budrio si può cogliere benissimo il calo improvviso tra 2013 e 2014 e il successivo rimbalzo che però si era stabilizzato a ben 1000 tonnellate in meno. Sia ben chiaro: il brusco calo non era assolutamente tutto attribuibile alla migrazione dei rifiuti, ma sicuramente questa era tra le concause.
 
Ma la cosa importante è la correlazione con i grafici degli altri Comuni che vedono un aumento dei loro quantitativi dal 2017 in poi, quando ricomincia ad aumentare anche a Budrio e quando, secondo i sostenitori dei cassonetti, i Budriesi finalmente avrebbero smesso di esportare i propri rifiuti. Perché allora non calano quelli che dovevano essere gli importatori?
 
Per ultimo, vogliamo ricordare che già da 2 anni l’Europa ha abbandonato il concetto di “percentuale di raccolta differenziata” come indicatore del successo delle politiche per risolvere il problema dell’eccessiva produzione di rifiuti e di tutto quello che deriva dal loro smaltimento! Ora, quelle direttive dell’Unione Europea del 2018 sono diventate finalmente legge italiana.
Si tratta del D.Lgs.116/2020 che attua le Direttive UE 2018/851 e UE 2018/852 su rifiuti e imballaggi e del D.Lgs.121/2020 che attua la Direttiva UE 2018/850 sulle discariche. Entreranno in vigore a fine mese e obbligano gli interessati a adeguarsi alle nuove regole entro un anno.
I decreti nella pratica vanno a modificare o integrare gli articoli del D.Lgs.152/2006 chiamato anche Testo Unico Ambientale (o T.U.A.).
Intanto una sottolineatura molto importante negli obbiettivi di carattere generale, dove si dice che si deve ridurre o evitare la produzione dei rifiuti e non solo ridurre o evitare gli impatti negativi della produzione dei rifiuti. Si indica quindi di agire direttamente sulla causa dei problemi e non di mitigare gli effetti.
 
Ma poi ci sono tanti altri punti importanti, che ci obbligheranno a gettare la maschera della percentuale di differenziata e sfronderanno il sistema di misurazione da storture come quelle dei rifiuti assimilati delle aziende, che dovranno sparire totalmente dalla definizione di rifiuto urbano. Così come è importantissima è l’esclusione del “recupero di energia” dai nuovi obiettivi di riciclaggio del programma di economia circolare. L’indicatore principale delle misure di prevenzione della produzione dei rifiuti diventa la percentuale di rifiuto effettivamente inviato a recupero di materia, non solo escludendo il materiale che diventa CdR (combustibile da rifiuti), ma eliminando dal calcolo anche tutti gli scarti del processo di riciclaggio e preparazione al riciclaggio. Questo vuol dire che la qualità del rifiuto non può più passare in cavalleria, bisognerà tenerne conto e far sì che migliori.
 
NOTA: ringraziamo Stefano Pezzi per il contributo dato a questo approfondimento.


Chi era con lui conferma: Mazzanti ha mentito sul Teatro

Chi era con lui conferma: Mazzanti ha mentito sul Teatro

Con un post su facebook il consigliere Todeschini (uscito un anno fa dal gruppo di maggioranza, oggi componente del gruppo misto) ha finalmente detto quello che noi – e molte persone che lavorano in enti pubblici e hanno avuto a che fare con il Comune di Budrio – sanno e hanno sempre sostenuto: il sindaco Mazzanti conosceva perfettamente le condizioni di agibilità e sicurezza del Teatro Consorziale di Budrio fin dal suo insediamento e ha imbastito un pessimo teatrino un anno e mezzo dopo.
 
Scrive Todeschini sul suo profilo facebook:
 
Sono depositario di una spassosa aneddotica sul sindaco e penso sia giunto il momento propizio per attingere a tale repertorio, perché ritengo cosa buona e giusta fornire una risposta adeguata ad alcune suggestioni perpetrate con ingannevolezza e cinismo ai danni di una comunità troppo spesso distratta o superficiale. L’episodio che voglio ricordare oggi é la commedia pirandelliana da lui messa in scena per fare credere ai budriesi che egli non sapeva dell’inagibilità del teatro, quando invece la cosa gli era nota sin dall’estate 2017. Una pantomima che molti cittadini assorbirono, credendo nella sua buona fede, oltretutto ergendolo a paladino della sicurezza. La realtà era diversa, perché pur sapendo della mancanza della certificazione antincendio sin da Luglio 2017, il sindaco aveva già consentito che si svolgessero le stagioni teatrali 2017/2018 e 2018/2019. In poche parole: la decisione di chiudere il teatro non fu presa, come si volle far credere, per aver appreso che i locali non erano a norma ( cosa che invece era già nota ) bensì perché due funzionari del settore competente chiesero di essere sollevati da qualsiasi responsabilità al riguardo. Naturalmente ho le prove di quanto affermo, e sono pronto a querelare chiunque vorrà smentirmi.
 
 
Le motivazioni del sindaco per questa pantomima potrebbero essere molteplici, ma ci interessano poco.
Di sicuro, a questo punto, c’è che:
  • nel 2017 il sindaco sapeva perfettamente del Teatro Consorziale
  • nella primavera 2018 esce un bando regionale perfetto per fare dei lavori nel nostro teatro storico
  • Budrio sceglie di non partecipare
  • a dicembre 2018 con un’ordinanza improvvisa il sindaco lo chiude alla cittadinanza
Per rispetto nei confronti del ruolo che ricopre e dell’istituzione che rappresenta, evitiamo di riportare e ricordare i commenti e a questo punto le bugie scritte nero su bianco dal sindaco stesso su facebook e sui giornali.
 
Che qualcosa, nel racconto di Mazzanti non tornasse l’abbiamo capito subito: sarebbe stato davvero grave che un sindaco per più di un anno non si fosse interessato alle condizioni di uno dei luoghi più storici e belli del nostro paese. Ma i “giri di frittata” – di cui lui è luminare – imbastiti nei mesi successivi sul tema sono davvero incredibili, con mille scuse e inutili giustificazioni, tra i tempi, i soldi che quelli di prima avevano accantonato per lo studio del progetto e mille altri tentativi di arrampicarsi sugli specchi.

 Quale obiettivo aveva il sindaco per mentire in questo modo ai cittadini?

 
Non lo sappiamo. Pensiamo però che sia l’ennesima prova di una persona interessata solo a gettare fango su “quelli di prima”, senza passione né voglia di fare qualcosa di buono per il paese. Non si spiegherebbe la non partecipazione al bando, così come la sfilza di bugie dette sul teatro, come su numerosi altri temi come spesso abbiamo documentato.
 
Il post del Consigliere Todeschini, oltre all’importante aneddoto sul Teatro, è utile anche perché evidenzia tutti i vuoti e la strumentalità dell’azione amministrativa del sindaco. Sono cose a noi più che note, pensiamo sia importante in questo caso proprio perché a dirlo è chi lo ha sostenuto.
 
Continua infatti:
 
Scrivo queste cose perché mi piacerebbe fosse evidente a tutti come, nella sua azione amministrativa, il sindaco si ispiri al “ governare è far credere “ di machiavelliana memoria : far credere che non sapeva nulla del teatro, far credere che non ci sono soldi, far credere di essere un “risanatore”, far credere ogni giorno qualcosa che possa essere utile per salvare la faccia.
(…) Come il sindaco sia riuscito a perdere così tanta fiducia (anche la mia) nel breve volgere di un mezzo mandato penso sia cosa nota: sentendosi direttamente investito dall’elettorato, ha perseguito politiche personaliste pro domo sua e della sua tribù, ponendosi spesso al di fuori e al di là del ruolo di rappresentante di tutti i cittadini, talvolta ignorando o indebolendo le prerogative del Consiglio comunale. Ha puntato tutte le sue armi sul passato e sui suoi predecessori, cercando di indignare ed aizzare i cittadini, anche scadendo nella politica contro la persona. In buona sostanza, credo abbia degradato al cubo non solo il decoro urbano (basta guardarsi intorno) ma anche il contesto politico e il patrimonio sociale, invisibile ma basilare, che regge la comunità e la distingue da una massa.
 
Sul civismo qualche giorno fa Giulio Pierini sul suo sito ha pubblicato un articolo dal titolo piuttosto eloquente “Si fa presto a dire civismo. Ma poi?” dove scrive: Quando ci appelliamo al civismo a quale esperienze ci rivolgiamo, quale profilo di civismo (tra i tanti) vogliamo promuovere?
Evocare il civismo tout court rischia di essere solo un diversivo “tattico”, soprattutto se non c’è una lettura della società, delle disuguaglianze tra classi e tra i diversi territori metropolitani, se non c’è un progetto per la città che dica concretamente dove si vuole andare di fronte alla crisi climatica, all’invecchiamento, al tema della sicurezza, ai bisogni e alle aspettative dei giovani.
 
A Budrio lo sappiamo bene cosa significa. Zero progettualità, zero assunzione di responsabilità.
Ne abbiamo parlato più volte su questo sito e purtroppo, temo, continueremo a farlo ancora per un po’.
 
C’è stata anche la chimera che con un briciolo di (h)onestà e un poco di buon senso si sarebbe potuto amministrare bene un Comune di diciottomila abitanti e liquidare i predecessori come origine di ogni male e di ogni iniquità – scrive il consigliere Todeschini – Anch’io avevo subito quella fascinazione e creduto allo slogan “voltare pagina” ma poi, nel giro di un anno o poco più, ho dovuto constatare che colui che avrebbe dovuto incarnare il ruolo del leader é più che altro un uomo frivolo, in continuo flirt col suo narcisismo ed eternamente convinto di dire cose intelligenti, anche quando propina ai suoi interlocutori menzogne e asinerie. Un “leader” che lanciava proclami sulle cose da fare, con analisi approssimative e immancabilmente condite con la martellante invettiva verso gli avversari politici, per mezzo di allusioni maliziose e affermazioni mendaci tese ad eccitare animi già rancorosi. E’ un’esperienza che andrebbe vissuta sulla propria pelle, proprio come è capitato a me: ore ed ore ad ascoltare monologhi portati avanti con parlata lenta, strisciante e monocorde che ti si avvinghia intorno al corpo come un’edera rampicante e ti intontisce i sensi.
 
Come tanti budriesi, anche noi non ci siamo fatti intontire dalle bugie e dall’inerzia di Mazzanti. Al contrario, lavoriamo perché questa esperienza fallimentare finisca e Budrio possa tornare ad avere il ruolo che ha sempre avuto.
 
 
Debora Badiali
capogruppo Budrio Più


Il grande interesse di Mazzanti per il Magazzino Sementi esce solo sul giornale

Il grande interesse di Mazzanti per il Magazzino Sementi esce solo sul giornale

Maurizio Mazzanti ha ricevuto in dote dall’amministrazione precedente (noi) una enorme mole di risorse (già ottenute) per realizzare opere già progettate (sempre da noi, ne parlavamo qui).
 
Per citarne alcune: i fondi ottenuti per il tetto della scuola di Mezzolara, gli 812.000 euro per i lavori a Villa Rusconi, i 168.000 euro per il miglioramento sismico della Torre dell’orologio del Palazzo comunale, il completamento della pista ciclopedonale verso Cento. E poi i 6 milioni di euro per il recupero del Magazzino delle Sementi e il miglioramento della viabilità circostante (e sempre sullo stesso tema, altri fondi ancora per il laboratorio partecipato per raccogliere idee sul futuro dello stabile). Soldi e progetti ottenuti e realizzati da “quelli di prima”, anche se il sindaco, sempre pronto ad attribuire colpe, in questi casi si dimentica di dirlo. Ma lo capiamo.
 

Oggi ci concentriamo sul Magazzino delle Sementi.

 
Il cantiere è stato aperto nel novembre 2019. Oltre a una rapida notizia sul sito dell’Ente, data in quei giorni per informarci dell’inizio del cantiere, il sindaco e il Comune di Budrio non hanno più dato nessuna comunicazione ai cittadini. Nessun incontro pubblico (il cantiere è partito prima del Covid), nessuna pagina dedicata sul sito del Comune di Budrio in cui venisse presentato il progetto, messa a disposizione in maniera trasparente dei cittadini. Questo è quello che accade oggi se si digita “Magazzino Sementi” negli strumenti di ricerca del sito del Comune di Budrio

Non diciamo che all’interno del sito non esista nessun articolo o contenuto sul Magazzino delle Sementi. Sicuramente un utente, quindi un cittadino, non è messo nelle condizioni di trovare informazioni di base. E anche in questo caso, la responsabilità è politica.
 
Abbiamo interrogato il sindaco, nel corso del Consiglio Comunale del 14 settembre 2020 (clicca qui per leggere la nostra interrogazione) per avere da lui un briciolo di risposte e di informazioni sul grande tema Magazzino Sementi, ovviamente condivideremo qui la risposta, non appena ci verrà fornita.
 
Il rapporto tra Maurizio Mazzanti e il progetto Magazzino Sementi non nasce benissimo. Ripercorriamo ora alcuni commenti dell’attuale sindaco quando era all’opposizione.

Poi è diventato sindaco e in uno dei suoi primi messaggi (ok, post su facebook) dichiara che deve occuparsi del Magazzino delle Sementi, ma senza grande entusiasmo (e sì, è davvero una citazione testuale).
 

In questi 3 anni non è mai stata fatta un’assemblea pubblica, mai un articolo di approfondimento su organi comunali, mai un post dedicato (eppure il sindaco su facebook è bello attivo).

 
Ciclicamente però accade una cosa strana. Due o tre volte all’anno esce un articolo sul Resto del Carlino, il cui testo è sempre abbastanza uguale, in cui il sindaco Mazzanti ci presenta – ovviamente senza contraddittorio – il grande lavoro del Magazzino delle Sementi.
 
Ad esempio, oggi, 24 settembre esce così

così invece l’11 aprile 2020

questo invece l’articolo del 24 ottobre 2019

Non sembra anche a voi che da più di un anno stia dicendo sempre le stesse cose e le stia dicendo “da solo” al Carlino? Stiamo parlando della stessa persona che nel 2017, appena ottenuti 6 milioni di euro dalla giunta Pierini si sperticava in analisi sull’inutilità e sullo spreco di denaro pubblico, visto che non si aveva idea di cosa farci dentro.
Passano gli anni e vuoi che 6 milioni di euro non sono brustolini, vuoi che è uno dei pochi cantieri sul territorio, non ci meraviglia affatto che Mazzanti sprema l’argomento come fosse un limone, nella sua affannosa e costante ricerca di un qualche tipo di visibilità. Ma la trasparenza, la partecipazione dei cittadini e l’informazione (bellissime parole) richiederebbero una costanza, una passione e un’attenzione che purtroppo manca al sindaco e alla sua squadra.
Oggi, sul Resto del Carlino di oggi, Mazzanti ci informa che effettua di continuo sopralluoghi nel cantiere per verificare lo stato di avanzamento. Sarà vero ? In ogni caso, questo è il cantiere accanto alla stazione di Budrio, in questo stato ormai da mesi. Il video è stato fatto questa mattina, 24 settembre 2020, proprio mentre in edicola usciva l’articolo del sindaco sul Magazzino Sementi.

Ci auguriamo che il sindaco di Budrio prima o poi cambi il testo che fornisce al Carlino e aggiorni i cittadini seriamente su questo importante progetto.


La cura Mazzanti: 100 chili di rifiuti in più a cittadino

La cura Mazzanti: 100 chili di rifiuti in più a cittadino

Non sempre per vincere una sfida si deve fare un punteggio alto, superare un limite: nel caso dei rifiuti, si vince se si riduce il loro quantitativo.

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La bella estate

La bella estate

Inizialmente pensavo di fare un video per raccontare tutte le emozioni di questa estate budriese, ma non l’ho organizzata da sola e onestamente – pur sapendo che ormai mediaticamente funziona così – non mi andava di concentrare l’attenzione sulla mia faccia, visto che siamo stati in tantissimi ad averci lavorato.
Quindi ve lo scrivo tutto 🙂
 
Debora Badiali
 
 
Che l’estate 2020 sia stata strana ce lo siamo detti in tutte le salse possibili. La pandemia , il lockdown e le azioni di contenimento e contrasto al Covid-19 hanno cambiato profondamente il nostro modo di stare nel mondo.
In parte è vero, è innegabile. In parte ripenso all’estate, agli eventi che abbiamo organizzato in pochissimo tempo e con grande serietà come volontari qui a Budrio, alle opportunità che abbiamo colto, alle sinergie e alle novità.
 

LA FESTA DE L’UNITÀ 

 
Il 2020 ci ha dato modo di ripensare ad alcuni appuntamenti ormai storici (penso alla Festa de l’Unità), decidendo di fare il possibile per tenerli, ma avendo la flessibilità mentale per provare di adattarli al contesto pandemico nel quale si sarebbero tenuti: una festa più piccola, in paese, con tortellini fatti a mano, in cucine certificate (questo da anni) e organizzando in modo certosino i turni per garantire la sicurezza dei volontari e di chi poi sarebbe venuto a mangiare al piazzale dell’ex lavatoio. Una festa più piccola, sicuramente più sottotono rispetto alla storica Festa de l’Unità di Mezzolara, nel bellissimo parco di Villa Rusconi. Una festa, quella all’ex lavatoio di Budrio, che però si è dimostrata perfetta: l’ho vista la gente – lo conosciamo tutti il modus operandi tipico del budriese medio che si affaccia in bici, pronto a partire, con quel classico mix di curiosità/titubanza/gossip da “sbaglieranno qualcosa” – venire a vedere come fosse gestita la festa e poi tornare serena e sicura anche nei giorni successivi.
Si è mangiato bene, in sicurezza, dando attenzione al tema ambientale scegliendo fornitori e materiali per eliminare il più possibile lo spreco di plastica, quando, a causa del Coronavirus, avremmo potuto far finta di niente. Si è dato anche un segnale di grande flessibilità: il partitone, fatto poi da volontari che nella vita di tutti i giorni fanno altro, è pronto a ripensare alcune formule per adattarsi ai tempi che corrono, pur continuando a considerare importanti alcuni momenti.

INTERE FRAZIONI

 
Il venir meno (per quest’anno) di una Festa de l’Unità di 21 giorni – senza contare il mese di montaggio prima e lo smontaggio poi – ha dato modo di concentrare testa e braccia all’organizzazione di altri appuntamenti. Budrio è le sue frazioni, diceva un programma elettorale che ancora mi rispecchia molto dal punto di vista dei progetti e delle necessità del territorio. Nasce così, dal desiderio di andare nelle frazioni e di organizzare un momento nuovo “Intere frazioni” fatto prima a Maddalena di Cazzano e poi a Prunaro. Serate molto semplici, realizzate anche grazie alla disponibilità dell’associazione Mulini a Vento e della Parrocchia di Prunaro.
 
La risposta è stata più che positiva.
 
Una cosa forse qui va detta: in questa estate molto particolare, ricca di agevolazioni “per fare cose”, gli unici non esentati dal pagamento del suolo pubblico eravamo noi “partiti politici”. E il suolo pubblico, badate bene, non è un costo irrisorio per mettere in piedi un evento. Anzi.
Le collaborazioni con alcune realtà del territorio, parrocchie e associazioni, ci hanno permesso di realizzare eventi in posti inediti ma anche di rendere questi appuntamenti sostenibili economicamente. Li ringrazio – penso a nome di tutti noi – per la fiducia e per la disponibilità.

L’ORA BLU

 
Dal mio punto di vista la manifestazione più bella e riuscita dell’estate. Una rassegna di 3 giorni, in un posto inedito – almeno per questi ultimi anni – l’Arena Sant’Agata.
Teatro, musica, danza. Una qualità altissima e un’atmosfera davvero suggestiva.
 
Abbiamo curato tutti gli eventi dell’estate in modo quasi maniacale, tra studio dei protocolli, comunicazione, attenzione ai dettagli di scena. Abbiamo anche sudato abbastanza e utilizzato quello che in gergo viene definito “olio di gomito” per sistemare l’Arena: tagliato l’erba (che arrivava oltre le ginocchia), raccolto rifiuti, cocci, vetri, pulito e lavato per terra, sanificato sedie..)
 
Lo ripeto di nuovo: tutto questo viene fatto da volontari.
 
Il successo dell’Ora Blu è stato straordinario, vedere le persone uscire soddisfatte a fine serata penso abbia ripagato di tutte le punture di zanzare prese nei pomeriggi di prove 🙂
 
In realtà la cosa che è emersa in modo netto è che è possibile fare spettacoli di qualità, coinvolgendo una comunità e creando belle esperienze. Luci, suoni, luoghi non sono elementi secondari alla resa di uno spettacolo, ma contribuiscono in modo decisivo all’esito della performance.
 
In questo caso abbiamo realizzato anche delle bellissime foto, ringrazio Andrea Badiali per il tempo, la pazienza e la qualità degli scatti.


Cantiere fermo da un anno: l'area della stazione di Budrio merita più cura

Cantiere fermo da un anno: l'area della stazione di Budrio merita più cura

Ecco come si presenta Budrio.
Ecco il biglietto da visita del nostro paese quando si arriva in Stazione.

Perché questo video?
Avevamo chiesto informazioni al Comune su questa area e pochi giorni fa ci è arrivata la risposta. Così siamo andati a verificare di persona.
In una parola: DEGRADO. Area verde non curata; rifiuti da bivacchi serali e notturni; un cantiere fermo da un anno (ben prima del Covid) con materiali e manufatti abbandonati e alla mercé di chiunque.
 
Ma leggiamo alcuni passaggi della risposta del Comune alla semplice domanda:
Quale accordo è stato stipulato dall’amministrazione per consentire al personale di vigilanza della Stazione di parcheggiare la propria auto tutto il giorno sul manto erboso?
 
RISPOSTA del Comune di Budrio: I veicoli utilizzati dalla vigilanza devono risultare sempre a “vista” e/o comunque nelle immediate vicinanze. Considerate le alte temperature e la mancanza di zone ombreggiate al fine di tutelare l’incolumità e la salute del personale di vigilanza, si è concesso l’utilizzo dell’area in quanto, oltre ad essere attualmente area di cantiere ed accantieramento per i lavori di riqualificazione, la stessa non è considerata come percorso pedonale. Ad ogni buon fine si riferisce che non sono stati arrecati danni e durante l’espletamento del servizio gli operatori hanno provveduto varie volte alla raccolta di bottiglie di vetro abbandonate.
 
Ammettiamo la nostra ignoranza:
  1. Non sapevamo che un viale aperto al pubblico e percorribile in lungo e in largo fosse considerato un cantiere. A noi non sembra un cantiere, anzi non lo è sicuramente.
  2. Non sapevamo che quando c’è un cantiere chi lavora come vigilante potesse parcheggiare l’auto nelle vicinanze, all’ombra, sull’erba, in un’area verde pubblica. Troviamo surreale che questo venga concesso in un luogo dove abbondano i parcheggi normali sull’asfalto, peraltro con una visibilità migliore dal luogo in cui viene svolto il servizio, cioè i binari della stazione.
Suggeriamo, infine, di verificare ciò che si scrive prima di redigere risposte formali ai consiglieri comunali. Segnaliamo, infatti, che i danni al manto erboso sono ben visibili e che l’area appare tutt’altro che pulita e libera dalle bottiglie abbandonate.


La vicenda dello spostamento dei seggi dalle scuola a Budrio spiegata bene

La vicenda dello spostamento dei seggi dalle scuola a Budrio spiegata bene

Abbiamo letto con sorpresa le dichiarazioni del sindaco di Budrio pubblicate su Repubblica Bologna.

Ci chiediamo se è lo stesso sindaco in carica nell’autunno 2018 quando presentammo una mozione in Consiglio comunale (peraltro approvata dalla sua maggioranza) proprio sul tema “spostare i seggi elettorali dalle scuole” e ancora nel 2019 quando lo interrogammo sempre in Consiglio sulla situazione dei seggi elettorali (visto che ancora non erano stati spostati). Per entrambe alleghiamo i documenti a protocollo dell’Ente.

Qui la mozione presentata da noi e votata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Budrio a novembre 2018

 
A giugno 2019 abbiamo presentato un’interpellanza in Consiglio Comunale per chiedere al sindaco a che punto fossero i lavori.
Questa è stata la risposta:

Siamo esterrefatti: da quasi due anni Mazzanti avrebbe dovuto iniziare l’iter per lo spostamento dei seggi per liberare le scuole dalle ormai frequenti consultazioni elettorali.
 
Sappiamo che è possibile farlo perché a Budrio lo si è fatto con l’Amministrazione Pierini, pochi anni fa, quando furono spostati i seggi della frazione di Mezzolara dalle scuole al palazzetto dello sport.
Avrebbe dovuto fare questo iter, dunque, perché glielo imponeva una mozione del Consiglio comunale. In tre anni non ha mosso un dito. Ma non è finita qui: a giugno 2019, in vista delle elezioni regionali, in Consiglio comunale è stata presentata un’interrogazione per sapere cosa cosa stesse facendo su questo fronte. Mazzanti rispose che, sostanzialmente, non si poteva fare.
 
Ora, incredibilmente, dice di aver provato a spostare i seggi chiedendo un iter veloce. Gli viene risposto che va seguito l’iter normale e, come nel suo stile, dà la colpa al Viminale.
A Budrio siamo oltre il ridicolo. Questa amministrazione non si prende mai una responsabilità, anche quando sono evidenti le proprie mancanze. Mazzanti incolpa sempre qualcun altro, avvelenando i rapporti con le altre istituzioni e distruggendo la credibilità dell’ente che rappresenta tutti i cittadini.


Stremati dall'incompetenza - il cantiere alla scuola di Mezzolara

Stremati dall'incompetenza - il cantiere alla scuola di Mezzolara

Nel 2016 erano stati intercettati 375mila euro per la sicurezza sismica della scuola di Mezzolara. Si sapeva dall’inizio che i lavori si sarebbero dovuti fare in estate, in assenza dei bambini.

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