Ecco perché non si farà il “pallone” sulla piscina comunale

Non c’era alcun “ventaglio di soluzioni”. Con 1 milione di euro si fa un tendone pressostatico, inefficiente ed ed energivoro.

In merito agli approfondimenti pubblicati nel sito del Comune sul PNRR, in particolare sul progetto di rigenerazione della piscina comunale, abbiamo svolto un approfondimento con gli assessorati di riferimento (bilancio, sport e lavori pubblici) per una chiara rappresentazione dell’iter e della varie fasi in cui il progetto ha visto la luce e oggi riceve una veste compiuta.

Sulla base degli atti disponibili – e non di narrazioni più o meno fantasiose – questa è la situazione di fatto:

  • il progetto iniziale – l’unico predisposto, altri “ventagli di soluzioni” non sono agli atti prevedeva lavori di ristrutturazione edilizia presso la piscina comunale di Budrio attraverso la realizzazione di una copertura ‘amovibile’ della vasca grande con la realizzazione di una struttura pressostatica (un “pallone”)
  • per questo progetto è stato previsto un finanziamento pari a 1 milione di euro la cui corresponsione è legata al rispetto dei termini di progettualità fissati dal PNRR; tale finanziamento non può essere modificato in quanto a destinazione (salvo variazioni ben motivate e documentate) 
  • L’attuale Amministrazione, a seguito di approfondimenti tecnici, ha rilevato diverse criticità:
  1. La copertura pressostatica tende per sua natura a deteriorarsi per effetto delle operazioni di smontaggio e rimontaggio nei mesi invernali ed estivi, con la conseguenza di dover ipotizzarne la sostituzione in un arco temporale ricorrente (oneri economici). Per le stesse motivazioni (deterioramento) non sembra lo strumento migliore per arricchire il decoro ambientale della zona, come invece imporrebbe il Pnrr-rigenerazione
  2. aumento esponenziale del costo delle utenze (luce e gas), già in atto dal 2021 e dunque ben evidenti al momento dell’originaria progettazione, per cui il riscaldamento nei mesi invernali non risulta economicamente sostenibile
  3. un’apertura invernale porterebbe a due possibili scenari. Primo: il gestore può non essere in grado di sostenere i costi di un’apertura invernale e quindi decidere di rinunciare alla concessione. In questo caso i cittadini rischierebbero di perdere completamente la piscina. Secondo scenario: il gestore continua ad amministrare la struttura, ma per una gestione economicamente sostenibile sarebbe costretto ad aumentare il costo per gli utenti. In questo modo, le fasce più svantaggiate rimarrebbero escluse dal servizio e si otterrebbe il contrario di quanto richiesto dal PNRR
  4. mancanza di una progettualità finalizzata a favorire il risparmio energetico
  5. Mancanza di una progettualità per favorire le persone con disabilità o ridotta capacità motoria nelle modalità di accesso all’impianto e nell’utilizzo delle vasche. Questo risulta particolarmente penalizzante anche pensando che il nostro territorio ospita un distretto protesico-ortopedico di eccellenza con migliaia di ospiti che si troverebbero di fatto impossibilitati ad accedere al servizio
  6. Su questi aspetti sono stati fatti incontri con l’attuale Società di gestione (SOGESE) che hanno avuto l’esito di confermare, da parte della stessa, l’insostenibilità economica di quel progetto (copertura con un pallone pressostatico) e tutte le riserve sulla prosecuzione del rapporto con il Comune di Budrio. A questo proposito è bene ricordare che diversi impianti nel circondario, durante l’inverno ultimo scorso hanno subito la chiusura al pubblico per la insostenibilità economica e gestionale. Per conferma basta scorre le cronache locali dei mesi precedenti.
Vista la situazione, l’Amministrazione in carica ha comunque svolto ulteriori approfondimenti per comprendere se fosse possibile, attraverso un diverso progetto, garantire comunque la copertura della piscina, consentendo un risparmio energetico e un accesso inclusivo per tutti. Ne è seguita un’ipotesi progettuale (questa sì, è presente agli atti) che ha evidenziato un costo complessivo di fatto triplicato rispetto al contributo previsto in sede di PNRR.
Da queste verifiche economiche, tecniche e di inclusione sociale è conseguita la decisione di procedere alla richiesta di una revisione dell’originaria progettualità. Lasciamo ad altri fantasie e illazioni. Viste le difficoltà ad ottenere variazioni di progetto per i vincoli PNRR, si è fatto leva su quanto già fatto dal Comune di Imola che ha chiesto al Ministero (e ottenuto) di non procedere con un  progetto di rigenerazione della loro piscina, ma di impiegare diversamente tali risorse. Guarda caso, anche per il Comune di Imola si tratta di un progetto su una piscina che viene abbandonato! 

Utile sottolineare che la modifica al progetto è stata concordata e pienamente condivisa dalla attuale società di gestione che ne ha apprezzato in toto i contenuti, ritenendoli del tutto convincenti e dirimenti rispetto alle forti perplessità originariamente comunicate. 

Una considerazione prima delle conclusioni. E’ piuttosto bizzarro sentire invocare il coinvolgimento della cittadinanza oggi, quando all’epoca della progettazione non se ne ha traccia né memoria. Probabilmente l’ansia da campagna elettorale e la frenesia di tappezzare il paese con inutili manifesti sono state cattive consigliere.

In conclusione ci pare di poter dire che sia venuto il momento di rinunciare a tentativi di autodifesa creativi e fantasiosi come quella del “ventaglio di soluzioni tecniche” o a ricostruzioni ridicole come le presunte pressioni della politica per non intralciare altri comuni.

Meglio volgere lo sguardo in avanti per garantire che l’impianto risponda in pieno all’obiettivo di rigenerazione e riqualificazione ambientale dell’area, consenta l’accesso a tutte le persone senza rischi di gravare ulteriormente sulle singole economie e che risponda a quell’inclusività per cui tutti devono poter accedere che, non dimentichiamolo, è uno dei tre pilastri su cui si regge il PNRR.