“Cessate il fuoco!” e i diritti negati delle donne. Le due mozioni approvate in Consiglio

Nel Consiglio comunale di martedì 28 febbraio, insieme a importanti delibere che riguardano l’attività amministrativa, il gruppo di maggioranza Apriti Budrio ha proposto alla discussione due mozioni, poi approvate all’unanimità, su temi molto sentiti e che posizionano ancora una volta Budrio dalla parte dell’Ucraina occupata e aggredita militarmente e della sua popolazione civile, del rispetto delle donne e dei diritti umani.
Ecco i due testi che riportiamo integralmente:

Cessate il fuoco!

Il Comune di Budrio (Bologna)

Considerato che l’andamento della guerra in Ucraina è diventato talmente grave, devastante e minaccioso, da suscitare grande preoccupazione;

Considerato che questa terribile e inconcepibile ferita dell’umanità, anziché rimarginarsi, continua a sanguinare sempre di più, rischiando di allargarsi;

Profondamente colpiti dall’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, per le migliaia di vittime, in particolare tra i bambini, e le tante distruzioni, che hanno lasciato senza casa molte persone e famiglie e minacciano con il freddo e la fame vasti territori;

Considerato che l’umanità si trova nuovamente davanti alla minaccia atomica e il rischio di un’escalation nucleare aumenta fino a far temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche a livello mondiale;

chiede al Presidente della Federazione Russa di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte;

chiede al Presidente dell’Ucraina di essere aperto a serie proposte di pace;

chiede con insistenza a tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle Nazioni di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo.

Dopo un anno di guerra, si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici per far finire questa immane tragedia. La guerra in sé stessa è un errore e un orrore!


 

“I diritti negati delle donne – Focus – Iran e Afghanistan”

“AGAINST – CONTRO OGNI FORMA DI VIOLENZA PERPETRATA AI DANNI DEI CITTADINI E DELLE CITTADINE IN IRAN E AFGHANISTAN”

Il Consiglio comunale di Budrio (Bologna)

PREMESSO CHE

Il 15 agosto 2021 e il 16 settembre 2022 rappresentano due date cruciali che hanno determinato uno stravolgimento del panorama internazionale globale e hanno segnato e continuano a segnare la storia di due Paesi, l’Afghanistan e l’Iran, e con loro la vita e le sorti di intere generazioni di donne, ragazzi e bambini;

il ritiro delle truppe americane da Kabul ed il conseguente ritorno al potere dei talebani ha significato per donne e bambine afghane la perdita di ogni diritto conquistato negli ultimi 20 anni;

il regime segregazionista talebano ha imposto una serie di divieti che di fatto annullano qualsiasi possibilità di vita fuori dalle mura domestiche per le donne e le bambine afghane, tra cui:

  • –  divieto assoluto di lavorare e di svolgere professioni, solo alcune donne medico e infermiere hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali di Kabul,
  • –  divieto assoluto di uscire di casa se non accompagnate da un mahram (parente stretto: padre, fratello o marito),
  • –  divieto di trattare con negozianti di sesso maschile,
  • –  divieto di studiare in scuole, università o altre istituzioni educative (i talebani hanno convertito lescuole femminili in seminari religiosi),
  • –  obbligodiindossareillungovelo(Burqa)chelecopredacapoapiedi,
  • –  frustrate, percosse, invettiva verbale, sono la punizione per quelle donne che non vestono secondo le regole imposte dai talebani, o che non sono accompagnate da un mahram,
  • –  frustate in pubblico per le donne che non hanno le caviglie coperte,
  • –  lapidazione pubblica per le donne accusate di avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio(anche se vittime di violenza sessuale,
  • –  divieto di uso di cosmetici. (A molte donne con unghie dipinte sono state tagliate le dita), divieto di parlare o di dare la mano a uomini diversi da un mahram, divieto di ridere ad alta voce. (Nessun estraneo dovrebbe sentire la voce di una donna), divieto di portare tacchi alti poiché producono suono quando camminano (un uomo non deve sentire i passi di una donna),
  • –  divieto di andare in taxi senza un mahram, divieto di apparire in radio, televisione, o in incontri pubblici di qualsiasi tipo, divieto di praticare sport o di entrare in un centro sportivo o in un club, divieto di andare in bicicletta o motocicletta, anche con il mahram,
  • –  divieto di indossare vestiti di colori vivaci, in quanto «colori sessualmente provocanti», divieto di incontrarsi in occasioni di festa o per scopi ricreativi, divieto di lavare i vestiti vicino a fiumi o in luoghi pubblici,
  • –  modifica di tutti i nomi di luogo inclusa la parola «donna». Per esempio, i «giardini per donne» sono stati chiamati «giardini di primavera», divieto di apparire sui balconi delle loro case e oscuramento di tutte le finestre in modo che le donne non possano essere viste dall’esterno, divieto per i sarti maschili di prendere misure per le donne o cucire vestiti femminili, divieto di utilizzare pantaloni larghi, anche sotto il burqa,
  • –  chiusura di tutti i bagni pubblici femminili,
  • –  divieto per uomini e donne di viaggiare sugli stessi bus. Sui bus si può leggere «per soli uomini»(o «per sole donne», ma le donne non possono viaggiare senza accompagnatore …),
  • –  divieto di essere fotografate o filmate,
  • –  divieto di stampare su giornali e libri foto di donne o di appenderle sulle pareti delle case o nei negozi.

In Iran, dopo la morte di Masha Amini, la 22enne curdo-iraniana, avvenuta il 16 settembre scorso, a seguito della detenzione in un centro della polizia morale in cui era stata rinchiusa per non aver indossato correttamente il velo, si susseguono manifestazioni e proteste e si registrano:

  • –  oltre 520 manifestanti uccisi negli scontri con la polizia,
  • –  19.000 persone arrestate,
    – esecuzioni e impiccagioni di giovani, tra loro Hadis Najafi,20 anni, Nika Shakrami,17 anni,Hannaneh Kia, 23 anni, Mahdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini, 22 e 23 anni.

Ai sensi dell’articolo 638 del codice penale islamico iraniano, qualsiasi atto ritenuto “offensivo” per la pubblica decenza è punito con la reclusione da dieci giorni a due mesi o 74 frustrate. Le donne che vengono viste in pubblico senza velo sono passibili di reclusione da dieci giorni a due mesi o multa in contanti. La legge si applica alle bambine di nove anni, che è l’età minima di responsabilità penale per le ragazze in Iran; tuttavia, le autorità impongono il velo obbligatorio alle bambine di sette anni, quando iniziano la scuola elementare.

CONSIDERATO CHE

Numerosi Comuni italiani nel corso degli ultimi mesi hanno già adottato mozioni e ordini del giorno di Consiglio comunale aventi ad oggetto le drammatiche condizioni delle popolazioni afghane e iraniane, in particolare delle donne, per esprimere una ferma condanna nei confronti di tali repressioni violente, sostegno e rispetto dei diritti umani a partire dall’uguaglianza tra uomini e donne e dalla libertà di espressione;

il Governo italiano, attraverso il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ha duramente condannato, convocando l’ambasciatore dell’Iran, quanto sta accadendo nel Paese;

l’Unione europea, attraverso l’Alto Commissario per la politica estera e la sicurezza comune e Vicepresidente della Commissione, Josep Borrel, ha inserito il rispetto dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne, tra i parametri imprescindibili per la cooperazione con qualsiasi futuro governo afghano,

l’Unione europea si definisce “scioccata” per le esecuzioni sommarie in Iran e invita ancora una volta il regime iraniano ad annullare le sentenze di condanna a morte già pronunciate nel contesto delle proteste in corso da metà settembre e “a garantire un giusto processo a tutti i detenuti” e “fa appello all’Iran affinché rispetti rigorosamente gli obblighi sanciti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte. I diritti fondamentali, compresi i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica, devono essere rispettati in ogni circostanza”,

oggi come ieri il principale compito della diplomazia delle città è promuovere valori universali partendo dalle comunità locali, che sono chiamate ad interpretare un ruolo che va ben oltre i confini del singolo Comune,

il ruolo dei Sindaci nella difesa della democrazia e della pace è in costante crescita: i Sindaci e le città sono in prima linea nell’accoglienza e nell’aiuto, ispirano la loro azione alla solidarietà e al rispetto dei diritti umani e sono vere e proprie “palestre di democrazia” e baluardi da opporre ai rigurgiti autoritari in essere,

IMPEGNA

Il Sindaco e l’Assessore competente a

  • aderire alla campagna promossa dall’ANCI in vista della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo 2023 con informazioni e sensibilizzazione su questo tema durante l’anno, per riflettere sulla condizione femminile in Afghanistan e Iran;
  • promuovere iniziative di informazione sui diritti negati nei confronti delle donne, delle ragazze e delle bambine in Afghanistan e Iran, coinvolgendo tutti i soggetti attivi del territorio, in particolare i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado;
  • favorire l’impegno della Consulte delle Donne ad azioni di informazione e approfondimento, anche attraverso un tavoli con i rappresentanti e le rappresentanti della politica e della società civile, con il coinvolgimento delle donne rifugiate afghane o testimoni del regime iraniano;
  • inoltrare la presente al titolare dell’Ambasciata della repubblica islamica dell’IRAN esprimendo la solidarietà alle donne iraniane e al popolo iraniano che manifesta pacificamente per la salvaguardia delle libertà fondamentali e chiedendo con forza la cessazione delle esecuzioni capitali e dell’uso sproporzionato della forza contro i manifestanti non violenti nonché di rispettare rigorosamente i principi sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte;
  • inoltrare la presente al Presidente del Senato della Repubblica se. Ignazio La Russa e al Presidente della Camera dei Deputati on. Lorenzo Fontana, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metzola, alla Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen, affinché promuovano una moratoria tesa ad inserire gli autori di tali violenze nelle liste dei terroristi internazionali.

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Qui di seguito riportiamo l’intervento del Consigliere di Apriti Budrio Davide Poli su questa mozione:

Ero già intervenuto sulla mozione riguardante l’Iran e in questo caso ci tenevo a fare alcune considerazioni perché il tema dell’Afghanistan mi ricorda il periodo vissuto nell’agosto 2021 che ha visto la fine di 20 anni di intervento a cui ha partecipato anche l’Italia con costi soprattutto umani, quelli economici erano scontati, ma quelli umani sono più dolorosi.

Qui si apre un’ampia possibilità di riflessione su come si fa a radicare una democrazia, perché di questo poi si tratta. La democrazia infatti consente in generale una maggiore difesa di questi diritti, poi chiaramente anche noi abbiamo una storia di lotte faticose, ad esempio per il diritto di voto (sottointeso alle donne), che è arrivato tardissimo in Italia, rispetto ad altri paesi. Non è detto quindi che la democrazia, in se e per se, garantisca i diritti delle donne, ma è un presupposto basilare che consente sicuramente una maggiore facilità di difesa.

In questi due paesi (sottointeso Afghanistan e Iran) purtroppo manca la democrazia per tutti e soprattutto, come diceva il Consigliere Procopio, il fondamentalismo religioso, in entrambi i casi, in maniera diversa, con aspetti diversi, fa si che le donne siano ulteriormente e pesantemente penalizzate. Come scritto nella mozione siamo in presenza addirittura un regime di segregazione, che ricorda, pur senza fare paralleli troppo stetti, il regime dell’Apartheid sudafricano. 

Il termine utilizzato nella mozione rende l’idea di quella che è una situazione che purtroppo non abbiamo potuto impedire, nonostante 20 anni di attività, di investimenti anche economici, perché sono stati fatti non solo interventi militari e di sicurezza, ma anche interventi economici e di cooperazione. 

Purtoppo il grande dilemma che si pone a tutti noi, anche a me che all’epoca magari non ero così entusiasta di questo intervento di Bush, è che però alla fine vediamo come, andando via così, pur con tutte le ragioni da parte di Biden e delle altre potenze in campo, resta il fatto che la democrazia, che non si può esportare con la forza, però necessita, per ressere realizzata, di cercare una strada per aiutare questi popoli (parliamo di popoli, perché i regimi sarebbe il caso di eliminarli), a lottare per la democrazia.  

Qui si pone una grande domanda: come fare? Come fare ad aiutare questi popoli, oppressi da questi regimi, a trovare un modo per rivendicare i propri diritti. E’ una domanda alla quale io non ho risposte concrete, perché ad esempio gli aiuti umanitari rischiano di essere oggetto di ruberie da parte dei regimi stessi  e della corruzione, quindi il che fare resta un dilemma difficile da risolvere. 

E’ un punto che merita un approfondimento e un dibattito, chiaramente noi a Budrio possiamo fare poco, ma qualcosa comunque lo possiamo fare, a livello di approfondimento culturale, di dibattito, nelle sedi che verranno ritenute più opportune e quindi questa mozione penso vada nella direzione giusta per aprire un discorso al nostro interno e nella cittadinanza.

Quindi da parte mia e penso da parte di tutto il gruppo, c’è una piena condivisione della mozione.