Sono passati 80 anni dalla morte dei sette fratelli Cervi

Dicembre 27, 2023| comunità, storia|By REDAZIONE

Sette fratelli come sette olmi,
alti robusti come una piantata.
I poeti non sanno i loro nomi,
si sono chiusi a doppia mandata:
sul loro cuore si ammucchia la polvere
e ci vanno i pulcini a razzolare.
[…]
Ma tu mio popolo, tu che la polvere
ti scuoti di dosso
per camminare leggero,
tu che nel cuore lasci entrare il vento
e non temi che sbattano le imposte,
piantali nel tuo cuore
i loro nomi come sette olmi :
Gelindo,
Antenore,
Aldo,
Ovidio,
Ferdinando,
Agostino,
Ettore .
Nessuno avrà un più bel libro di storia,
il tuo sangue sarà il loro poeta
dalle vive parole,
con te crescerà
la loro leggenda
come cresce una vigna d’Emilia
aggrappata ai suoi olmi
con i grappoli colmi
di sole.
Gianni Rodari

LE TAPPE

28 dicembre 1943: “Dopo un raccolto ne viene un altro, bisogna andare avanti”.  (Alcide Cervi)

“Teste nuove” erano considerati i Cervi, nei dintorni; cioè gente che viene fuori ogni momento con qualche idea mai sentita. Come quella stalla modello, quell’abbeveratoio razionale, cose imparate sui libri: però la fattoria dei Cervi con tutte quelle idee nuove e tutte quelle schiene sempre al lavoro prosperava di bene in meglio, e l’allevamento di bestiame che misero su in pochi anni faceva invidia a tutti. […] Ecco i loro sette volti, magri, ostinati, forti: Gelindo, che già pare un uomo d’una generazione più anziana, e il taciturno Antenore, il più Intelligente di tutti mi dicono, e l’affilato volto di Aldo, il coraggioso militante, e l’industrioso Ferdinando. l’apicultore e lo svelto Agostino quello che sbrigava tutte le pratiche annonarie della famiglia e Ovidio, il più allegro di tutti, e Ettore, ancora ragazzo. […] Scrivete questo, dice Alcide Cervi, “dire uno era come dire sette e dire sette era come dire uno”.

Così Italo Calvino su “l’Unità” il 28 dicembre 1953.

Nove erano i figli di Alcide Cervi e di Genoeffa Cocconi: 7 fratelli e due sorelle, Rina e Diomira, che, come da tradizione, al matrimonio lasciarono la casa paterna. Poi nella grande casa entrarono le mogli e la compagna di 4 dei fratelli, e la famiglia si arricchì di 10 bambini e bambine ed uno era in arrivo nel 1943.

Genoeffa era la resdòra, la reggitrice, una donna forte ed attiva, figura fondamentale per la famiglia e per i figli ai quali aveva insegnato l’importanza  della cultura, della curiosità e il piacere della lettura.

La vita della famiglia Cervi si intrecciava, inevitabilmente con la storia del nostro Paese.

 

25 luglio 1943

“Il 25 luglio eravamo sui campi e non avevamo sentito la radio. Vengono degli amici e ci dicono che il fascismo è caduto, che Mussolini è in galera. È festa per tutti. […] Papà – dice Aldo- offriamo una pastasciutta a tutto il paese. […] Facciamo vari quintali di pastasciutta insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano nelle case intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore. Guardavo i miei ragazzi che saltavano e baciavano le putele e dicevo: – Beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia.

Alcide Cervi ricordava in questo modo la prima “pastasciutta antifascista”, nata per festeggiare la caduta del regime fascista e per esprimere la speranza di una pace immediata.

Come è ben noto le vicende si svolsero in modo ben lontano da quello sperato: la guerra continuò, l’8 settembre 1943 l’Italia rese noto l’armistizio firmato qualche giorno prima a Cassibile e Benito Mussolini confermò la sua stretta vicinanza ed alleanza con il regime nazista fondando la Repubblica sociale.

Iniziarono i primi atti di Resistenza e casa Cervi, sul podere dei Campirossi, tra Campegine e Gattatico, divenne un rifugio per i soldati che fuggivano dai diversi fronti e per i partigiani. I fratelli Cervi alla fine del settembre 1943 salirono sull’Appennino reggiano dove fecero le prime azioni militari, disarmando il presidio fascista di Toano (25 ottobre), poi rientrano in pianura, dove compiono un’altra azione di disarmo al presidio di S. Martino in Rio (6 novembre). (https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/POLIGONO%20DI%20TIRO,%20REGGIO%20EMILIA,%2028.12.1943.pdf)

 

25 novembre 1943

Un plotone di militi della Guardia Nazionale Repubblica circondò l’abitazione dei Cervi, dopo una breve resistenza dall’interno della casa, i fascisti appiccarono il fuoco a stalla e fienile mettendo in pericolo anche le donne e i bambini. Gli assediati decisero di arrendersi e furono arrestati i sette fratelli, il padre Alcide, Quarto Camurri di Guastalla e gli altri uomini ospitati in casa.

 

28 dicembre 1943

Il 27 dicembre venne ucciso il segretario comunale di Bagnolo in Piano (RE), Davide Onfiani: i fascisti decisero di compiere una vendetta e il giorno successivo al Poligono di Tiro di Reggio Emilia furono fucilati i sette fratelli e Quarto Camurri. Le loro salme furono tumulate di nascosto.

Alcide rimase in carcere sino al 7 gennaio 1944 ignorando la sorte dei figli.

Con la moglie, le quattro nuore e dieci nipotini riprese a lavorare per ricostruire la casa e condurre la terra.

Il 10 di ottobre 1944 i fascisti tornarono e distrussero quel che i Cervi avevano ricostruito.

Il 14 novembre 1944 Genoeffa morì a 68 anni stroncata dal dolore.

Solo nell’ottobre 1945 fu possibile dare degna sepoltura alle salme dei sette fratelli

Il 7 gennaio 1947 il presidente della Repubblica Enrico De Nicola consegnò ad Alcide Cervi sette Medaglie d’argento al valore militare.

 

LA MEMORIA

Alcide divenne la memoria dei suoi figli, affiancato poi dai nipoti: erano in molti ad andare a Campegine, accolti a casa Cervi, per ascoltarlo: Gassman racconta i fratelli Cervi, 1963 

https://www.raiplay.it/programmi/gassmanraccontaifratellicervi

La vicenda dei Sette fratelli è stata per molti versi emblematica: il 7 luglio 1960, nel corso di una manifestazione indetta a Reggio Emilia per protestare contro il governo Tambroni, furono uccisi cinque lavoratori e l’anno successivo Fausto Amodei scrissee una canzone in cui si legano questi caduti alla memoria dei fratelli Cervi: “Sangue del nostro sangue nervi dei nostri nervi /Come fu quello dei Fratelli Cervi”.

 

Un altro momento decisivo nella costruzione della memoria dei Cervi è l’uscita, nel 1968, del film di Gianni Puccini I sette fratelli Cervi, https://www.youtube.com/watch?v=ztLR6n2Vzm8.

Ora casa Cervi è un luogo di memoria, di conoscenza e impegno. (https://www.istitutocervi.it/istituto-alcide-cervi/)

 

Per saperne di più

  • I miei sette padri (Documentario, regia di Liviana Davì, 55′, 2023) https://youtu.be/d9fJzqkoZ44?si=jcZem40euVqOjtBW
  • Alcide Cervi, I miei sette figli, (a cura di Renato Nicolai), Editori Riuniti, Roma 1955;
  • Margherita Agoleti Cervi, Non c’era tempo per piangere, CGIL 1994;
  • Laura Artioli, Con gli occhi di una bambina. Maria Cervi, memoria pubblica della famiglia, Viella, Roma, 2020.