Perché il 25 luglio la pastasciutta è antifascista.

“Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo, ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore” Alcide Cervi.

 
Durante la seduta del Gran Consiglio del fascismo tenuta il 24 luglio 1943, Dino Grandi presentò un ordine del giorno in cui si accusava Mussolini e il regime fascista di aver portato l’Italia verso la sconfitta. Il documento mise Mussolini in minoranza; nel pomeriggio del 25 luglio, il duce rassegnò le dimissioni e il re lo fece arrestare, affidando al maresciallo Badoglio la guida del governo. Questa nuova situazione fu accolta con grande euforia: in molti si auguravano che la pace e la libertà fossero alle porte. A Budrio vennero divelte le lapidi che commemoravano il primo Fascio e le insegne dalla Casa del Fascio. Come ricordano i testimoni: “dall’annuncio delle dimissioni di Mussolini nessun incidente si è verificato all’infuori di qualche scambio di parole animate subito placate”.
Bologna 26 luglio 1943 I cittadini in Piazza Vittorio Emanuele (oggi Piazza Maggiore), esultano per la caduta del regime fascista Nazario Sauro Onofri
A Campegine, in provincia di Reggio Emilia la famiglia Cervi, insieme ad altre famiglie del paese, offrirono a tutta la cittadinanza una pasta asciutta. Le donne, le resdòre, le reggitrici della casa a partire da Genoeffa Cocconi Cervi, preparano le tagliatelle, le condirono come per le feste più importanti e tutta la comunità si trovò a condividere quella pasta, per festeggiare la speranza della fine della guerra e di un futuro libero e democratico. Le donne protagoniste, con gli uomini, di quella speranza e di quell’impegno si prodigarono fin da quei momenti e per tutto il periodo della Resistenza affinché finisse l’occupazione nazista e il fascismo fosse soppiantato dalla democrazia.
 
Dopo l’armistizio i sette figli maschi della famiglia Cervi presero, tra i primi, le armi e la loro casa divenne ricovero per resistenti di ogni nazionalità. Il 25 novembre 1943 il loro podere fu assediato dai fascisti e gli uomini presenti vennero arrestati e il 28 dicembre i sette fratelli furono fucilati insieme al compagno di lotta Quarto Camurri.
 
Il 15 novembre 1944 Genoeffa Cocconi, prostrata da tanto dolore, morì e il filo della memoria di questa famiglia venne tessuto da Alcide, dalle mogli, dalle sorelle, oltre che dai figli e dai nipoti dei sette fratelli.
 
In ricordo della pastasciutta offerta dalla famiglia Cervi nasce la “pasta asciutta antifascista”, per affermare i valori fondanti del nostro Paese: libertà, pace, fratellanza, democrazia.
 
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