Azioni Hera e Step: operazioni tecnicamente ineccepibili, ma manca totalmente un’idea di futuro

Giovedì sera in Consiglio Comunale è stata votata la vendita delle azioni Hera, “i soldi” che entreranno, serviranno al Comune di Budrio per velocizzare il processo di liquidazione della Step iniziato nel 2016.

 
Riportiamo qui l’intervento della capogruppo Debora Badiali nel consiglio comunale del 27 giugno 2019
 
Arriviamo a questa vendita delle azioni Hera per due sostanziali ragioni.
  1. un mutato quadro normativo, grazie al quale si potrà utilizzare il ricavato per accelerare il processo di liquidazione di Step.
  2. il diverso atteggiamento con cui il nuovo Collegio dei revisori si è posto davanti al problema: diversamente dai loro predecessori, che invitavano al monitoraggio ed alla prosecuzione del piano originario di liquidazione, gli attuali revisori hanno da subito sollecitato la velocizzazione della procedura e la conclusione anticipata della fase liquidatoria.
Questo per dire che non arriveremo, quando ci arriveremo, ad una liquidazione anticipata di Step come conseguenza di chissà quali capacità amministrative del sindaco, ma grazie all’operato del dottor Palladino, dei revisori e ad alcuni provvedimenti varati dal Governo in carica.
 
Quello che possiamo dire oggi è che ci troviamo di fronte alla più manifesta delle sconfitte di un sindaco che in tutto il tempo passato sui banchi dell’opposizione ha inanellato tutta una serie di affermazioni, spacciando un castello teoretico per realtà, alimentando una macchina del fango e dando corpo a quella vena scandalistica da rotocalco che rappresentava per lui la scorciatoia per eliminare l’avversario politico.
A fine 2012 ci trovammo proprio a discutere un provvedimento simile, e ricordiamo bene come la maggioranza venne fatta oggetto di accuse, ingiurie e contumelie per il semplice fatto di avere messo in vendita un pacchetto di azioni Hera per dare copertura a spese per investimenti.
Se guardiamo a cos’ha fatto Mazzanti per risolvere il “problema” della Step, messe da parte le illazioni e le accuse non resta granché. Quando furono messe in vendita azioni Hera, lui uscì dall’aula. Quando si votò la messa in liquidazione della Step, lui diede voto contrario. Quando si votò l’affitto della farmacia a Sfera, lui considerò quell’operazione un insulto al buon senso e alle tasche dei budriesi. Eppure oggi vendiamo azioni Hera, domani liquidiamo Step e domani l’altro il contratto con Sfera continuerà ad esistere.
 
Chi ha ascoltato l’intervento del sindaco in commissione – ma anche chi legge i suoi post su facebook – potrebbe aver tratto l’impressione che la sua azione amministrativa di questi primi anni di mandato sia stata pesantemente e negativamente condizionata dal piano di liquidazione di Step e dei relativi accantonamenti di bilancio.
Se però andiamo a vedere i dati reali, ci accorgiamo ancora una volta di come il sindaco fornisca interpretazioni e rappresentazioni fantasiose.
  • Il primo accantonamento di 235mila euro, nel 2017, fu stanziato dalla precedente amministrazione.
  • Nel 2018 invece l’accantonamento di 650mila euro è stato stanziato dall’amministrazione in carica,
  • così come per il 2019, anno in cui pero’ sono fioccati gli aumenti dell’addizionale Irpef e dei valori areali per le aree fabbricabili ad uso residenziale, addossando così ai contribuenti il peso dell’accantonamento per Step senza intervenire in termini di contenimento della spesa corrente.
Quindi, andando a spanne: nei due anni di mandato, a fronte di una trentina di milioni di entrate, il sindaco cerca di rappresentare come uno sforzo inenarrabile l’aver stanziato un 4% di quella somma, riducendo spese per una metà e aumentando le tasse per la parte rimanente. Per dare un’idea di quello che era stato fatto dall’amministrazione precedente, voglio ricordare che tra il 2011 ed il 2014 erano stati pagati a Step in conto residui quasi 4 milioni di euro, vale a dire circa un milione all’anno.
 
Ancora una volta, quindi, le speculazioni politiche del sindaco finiscono con l’andare a sbattere contro gli eventi, costringendolo a fare i conti con una realtà ben diversa da quella che ha raccontato per anni ai cittadini, ripetendo ossessivamente quale immane disastro fosse celato nei conti del Comune e della partecipata.
Oggi è finito il tempo delle ricostruzioni fantasiose, e l’unico sforzo che compirà il sindaco sarà quello di prendere soldi che c’erano già prima che lui fosse eletto, cioè le azioni Hera, per pagare debiti anch’essi presenti da prima del 2017. Oltre questo non c’è molto altro.
 
Rispetto a Hera, al rapporto che un singolo comune può sviluppare con la multiutility, al potere e all’influenza che ogni comune può vantare nei suoi confronti, è necessario dirci come stanno le cose, con molta franchezza, sulla base dell’esperienza fatta fin qui. Purtroppo, oggi, non fa molta differenza essere o non essere soci, stare o non stare nel patto di sindacato, se non c’è una condivisione politica tra gli attori pubblici e partitici del territorio, almeno su scala provinciale. Quando questa politica manca – ed è mancata in tutti questi anni, nonostante alcuni amministratori la invocassero – nel rapporto con un management di grande qualità e competenza che risponde quasi solo a se stesso un singolo comune soccombe, anche se grande, figuriamoci se piccolo. È una dinamica assolutamente normale: una multiutility così complessa, così ramificata, così strutturata e diffusa su territori ampi e lontani vive una vita propria e parallela, se non c’è un ferreo controllo dei suoi principali soci, che sono anche i suoi principali utenti e beneficiari. Questo controllo ha però bisogno di competenze e idee e di una strategia politica di fondo condivisa da tutti gli attori. Perché, diciamocelo: se ci aspettiamo che questo controllo arrivi da Atersir, ci illudiamo inutilmente e non faremo mai nessun tipo di salto di qualità. In questo senso, penso che in questa fase storica avere o non avere poche o molte azioni di Hera cambi poco per un comune come noi.
 
Tornando alla vendita delle azioni Hera e all’ipotesi di anticipare la chiusura di Step: i revisori ce lo chiedono, il quadro normativo lo consente e quindi, ok sul cogliere la palla al balzo.
La storia della società partecipata attraversa un decennio: nata sulla base di determinati presupposti, non poté non risentire del deterioramento dei conti pubblici e della crisi economica cominciata all’indomani della sua costituzione. Negli scorsi 5 anni il sindaco ha parlato molto, spesso a vanvera, dei conti del Comune e di Step. Non sta a me dire se lo ha fatto in modo strumentale o se davvero non avesse piena comprensione del problema.
Quello che invece voglio dire è che troppo spesso, secondo me, si è parlato degli aspetti contabili della vicenda dimenticando il lungo elenco di opere pubbliche e di lavori che proprio grazie alla esistenza di Step poterono essere realizzati e di cui continuiamo ancora oggi a beneficiare.