Urbanistica: bene le aziende (che investono), male il comune (senza idee)

Sabato scorso (18 maggio) è stata convocata una commissione consigliare per una delibera di urbanistica. La commissione si era già tenuta pochi giorni prima, ma abbiamo chiesto che fosse riconvocata perché nella prima, assenti il Sindaco e l’apparato tecnico, nessuno aveva saputo rispondere ad alcune semplici domande riguardo alla procedura oggetto della delibera stessa. Non erano nemmeno stati consegnati tutti i documenti, solo degli schemi riassuntivi.
Sabato abbiamo quindi avuto la possibilità di approfondire la delibera, con domande specifiche.
Ma è anche stata la prima vera occasione, dopo due anni, di affrontare i diversi temi urbanistici aperti (e non gestiti) nel nostro Comune.
Inoltre, in assenza di un programma di mandato degno di questo nome, abbiamo chiesto quali fossero gli indirizzi e le scelte di fondo di questa amministrazione.
Le risposte tecniche legate alla delibera sono state in gran parte soddisfacenti, mentre non sono arrivati chiarimenti né sulle situazioni aperte da almeno due anni, né sugli orizzonti e gli obiettivi generali sul futuro di Budrio.
Consideriamo positivo il fatto che ci siano degli imprenditori che vogliono continuare a investire su Budrio, ma allo stesso tempo riteniamo che l’assenza di un disegno complessivo su questi temi da parte dell’amministrazione sia un problema politico grave.
Ecco alcune delle domande lasciate totalmente inevase dall’amministrazione.
  1. In quale orizzonte strategico si inseriscono le manifestazioni d’interesse legate alle aree del PSC riformato nel 2016?
  2. Quali vantaggi in termini economici e di opere pubbliche si aspetta il Comune dagli accordi che andrà a stipulare dopo questa delibera se sarà approvata?
  3. Se questo quadro generale esiste, come si intende procedere con tutte le operazioni urbanistiche ancora aperte? [Ricordiamo che queste rappresentano opportunità importanti in termini di qualità del territorio e di ingenti risorse economiche a disposizione delle casse del Comune. Ne citiamo alcune: l’area della Romantica, la potenzialità edificatoria pubblica sempre dell’area della Romantica, l’area demaniale di via del Moro, l’area C.2.11 (via Edera-Rabuina).]
Non c’è stata nessuna risposta degna di questo nome. L’amministrazione brancola nel buio e ci è parso chiaro che nessuna riflessione è in corso su questi fondamentali temi. Per quanto riguarda la delibera, le 8 manifestazioni di interesse sono state accolte solo perché non in contrasto con il piano strutturale comunale (PSC), quindi in assenza di una valutazione della loro qualità urbanistica.
Ricordiamo sempre che urbanistica non è soltanto costruzione di case, palazzi e strade. L’urbanistica è la chiave per il futuro: capire quali servizi offrire, quale identità si vuole dare a un territorio, quale fisionomia si vuole dare alla comunità nel futuro.
Alla fine abbiamo fatto una serie di domande riferite a un caso specifico che fa parte della delibera. Su questa serie di domande specifiche non c’è stata la possibilità di avere risposte: la responsabile dell’ufficio non aveva elementi per rispondere, mentre sindaco e assessora erano già usciti dalla commissione (non sappiamo per quale motivo):
  1. Il Comune è a conoscenza del fatto che uno dei soggetti proponenti è sottoposto a una procedura del Tribunale sezione fallimentare che, peraltro, rende pignorato il patrimonio di quell’azienda?
  2. Il Comune sa che la vendita dell’area su cui questo proponente ha avanzato la manifestazione d’interesse è il bene determinante per l’accordo con i creditori?
  3. Il Comune ha obblighi o vincoli nel momento in cui si appresta a sottoscrivere un accordo urbanistico con un’azienda che si trova in questa situazione?
  4. Visto che dai documenti del Tribunale sez. fallimentare è chiara la volontà di vendere quei terreni per risanare l’azienda, dove si può rintracciare l’interesse pubblico di questo ipotetico accordo?