Il bilancio di previsione apre l'ultimo anno del mandato Mazzanti

Il Consiglio Comunale del 16 aprile è stato incentrato tutto sugli adempimenti relativi al bilancio di previsione 2021.

Ci teniamo a segnalare che questo è l’unico luogo in cui sono accessibili i report delle attività consiliari, gli interventi e le proposte del gruppo. In questi anni chi amministra non ha mai prodotto un documento di informazione degno di questo nome per rendicontare l’attività ai cittadini, ma nemmeno uno spazio online in cui conservare e rendere fruibili proposte e stato dell’arte dei progetti.
 
Tra i documenti, diciamo, propedeutici al voto figurano il DUP che è il documento di programmazione (contiene obiettivi strategici e operativi individuati dalla giunta) e i servizi a domanda individuale.
 
In questi anni siamo intervenuti più volte anche qui sul sito (qui esattamente un anno fa, qui nell’autunno 2019) per cui rimandiamo alla lettura degli approfondimenti precedenti per l’inquadramento complessivo del tema.
 
In consiglio comunale abbiamo segnalato alcune cose sulla sezione operativa, partendo proprio dal ridimensionamento (di fatto) di quegli strumenti che avrebbero dovuto aumentare la cosiddetta “partecipazione democratica” , che la maggioranza ha sempre enfatizzato ma che si sono rivelati essere fuochi fatui:
  • il “potenziamento” delle consulte;
  • il comitato di redazione del notiziario, sostanzialmente mai operativo e comunque destituito di qualsiasi concreta utilità nel momento in cui lo stesso notiziario venne ridotto a bollettino informativo degli uffici e delle comunicazioni dei gruppi;
  • gli osservatorii : quello sul territorio non si riunisce dal Novembre 2019, dopo di che a Settembre 2020 è partita la selezione dei candidati per altri due osservatorii, sulla cultura e sul turismo, ad oggi non insediati;
  • il regolamento sul referendum, approvato ormai un anno fa : sicuramente una buona iniziativa che però, non essendo ancora stato utilizzato, forse non rappresentava una reale esigenza dei cittadini.
Tutti regolamenti, un approccio burocratico al tema che però non si riflette in iniziative concrete e quotidiane di coinvolgimento dal basso. E infatti questi strumenti esistono sulla carta, ma sono svuotati di contenuti e partecipazione concreta. Un paradosso per un’amministrazione che si presenta come civica, ma che con i cittadini non parla mai.
A tutto questo va aggiunto:
  1. che in questo DUP viene cancellato l’obiettivo di avviare il cosiddetto bilancio partecipato e 2) che su alcuni temi (ad esempio le scelte di futuro impiego delle Torri dell’Acqua o del chiosco di Prunaro) non sono mai stati organizzati incontri o confronti con la cittadinanza e ( anzi ) l’amministrazione sta tirando dritto in beata solitudine, come dimostra il progetto per le Torri consegnato all’Anci per partecipare al bando “Fermenti in Comune”. E’ evidente che le restrizioni dovute al Covid abbiano inciso su molti di questi temi, ma è altrettanto evidente che da Maggio a Novembre 2020 non c’erano restrizioni tali da impedire lo svolgimento di incontri e di riunioni pubbliche.
  2. La prosecuzione dei lavori del bando periferie: in commissione l’ing. Cazzola ha fornito alcune delucidazioni alle nostre domande sui tempi, ma in questi anni l’amministrazione comunale non ha mai coinvolto informato i cittadini su progetti e percorsi relativi all’utilizzo finale di questo posto, anzi, in molti casi la maggioranza continua a dire che avrebbe usato diversamente i soldi e questo ci porta a pensare che dopo 4 anni ancora non abbia ben capito come funzionano i bandi o che siano in malafede. Se un cittadino cerca poi informazioni relative al Magazzino delle Sementi sul motore di ricerca presente sul sito del Comune di Budrio i risultati che appaiono sono 0.
  3. Ci sono obiettivi che sono presenti sin dal primo DUP approvato da questa amministrazione ma per i quali non si è mai colto nemmeno il “germoglio” di una loro concreta realizzazione, come ad esempio il miglioramento della segnaletica toponomastica o la creazione di un piano locale per le attività commerciali.
In questi anni l’amministrazione non ha mai prodotto un documento online o cartaceo che consentisse ai cittadini di avere un report consultabile per vedere lo stato di attuazione del programma e a che punto sono i progetti o qual è l’orizzonte a cui tendere.
 
Sul fronte dei servizi a domanda individuale ci siamo soffermati su asili nido, refezione scolastica, trasporto sociale e teatro. Principalmente chiedendo di avere più informazioni concrete rispetto alle macro cifre che vengono inserite nei documenti a disposizione, anche qui però non abbiamo riscontri dal sindaco, impegnato più in grandi proclami e ribaltamento di frasi e concetti che a spiegare al Consiglio Comunale come mai per asili nido e refezione scolastica si spendono 450.000€ in più rispetto al 2017 pur erogando gli stessi servizi. Immaginiamo che una parte sia dovuta al Covid-19 ma dall’amministrazione nessuno ci ha saputo dire quanta parte e in che modo.
 
Se poi passiamo all’annosa disputa sulle percentuali di copertura, verrebbe da chiedersi che fine abbiano fatto le buone intenzioni con cui nella campagna elettorale 2017 Noi per Budrio e Occupiamoci di Budrio promettevano una maggior compartecipazione del Comune ai costi di servizi come asilo nido o refezione scolastica. Mazzanti ha battuto tutti i record, perché con la sua amministrazione la copertura della metà dei costi degli asili è sempre andata oltre il 100%: 103% nel 2018, 102% nel 2019 per giungere al surreale 120% registrato nel 2020, peraltro utilizzando in modo opinabile 55mila euro provenienti dal cosiddetto “fondone”, e usiamo la parola “opinabile” perché davvero non si spiega per quale ragione utilizzare quei 55mila euro per poi sfondare la soglia del 100% di copertura.
Lato trasporto sociale abbiamo costi che sono aumentati, fino ad arrivare a 64.000 euro. Di contro, abbiamo ricavi che si sono praticamente azzerati: mille euro previsti per il 2021. Per questo motivo abbiamo fatto per paradosso una proposta: perché non renderlo gratuito?
Ovviamente il tema non è la gratuità di per sé, ma sarebbe stato interessante che qualcuno dell’amministrazione avesse spiegato al Consiglio Comunale come funziona questo servizio e soprattutto a quale fascia appartengono quelle persone che lo pagano visto che parliamo di 1000€ all’anno. Anche qui, richiesta di elementi di informazione e conoscenza. Nessuna risposta.
 
Ci è stato detto (ed è scritto nella proposta di delibera ) che il Teatro riaprirà a ottobre. Questo significa che, bene che vada, nel 2021 funzionerà per tre mesi. Paragonando le previsioni di costi e ricavi del 2021 con quelle degli anni precedenti, viene da interrogarsi sulla loro entità, che in rapporto al periodo di apertura (3 mesi) appaiono eccessivi. Ci si chiede come si pensi, ad esempio, di realizzare 73mila euro di ricavi quando nel 2018, col teatro aperto 11 mesi, i ricavi furono di 59mila euro, e nel 2017, col teatro regolarmente aperto, furono 97mila. Ma anche il livello dei costi appare troppo elevato, perché 173mila euro di costi per tre mesi di apertura sono una cifra eccessiva, anche solo se raffrontata coi 288mila euro spesi nel 2018 ma per un intero anno.
 
L’impressione che abbiamo ricavato su questo previsionale è che l’amministrazione sia arrivata a redigerlo con qualche difficoltà. Nel consiglio comunale di dicembre il sindaco aveva dichiarato che a gennaio sarebbe stato approvato il previsionale e così non è stato. A questo si aggiunge che fino al differimento disposto dal Governo il 23 Marzo, il termine di presentazione di questo bilancio era previsto per il 31 Marzo. Senza quel differimento saremmo andati oltre quel termine, perché avendo approvato in Giunta il bilancio il 16 Marzo poi i tempi previsti dal regolamento ci avrebbero portato oltre il 31 Marzo, data ultima entro la quale il provvedimento avrebbe dovuto essere approvato in consiglio. Abbiamo esaminato le previsioni delle entrate, ci sono sembrate un po’ ottimistiche e che ricomprendono non solo un robusto utilizzo dell’avanzo di amministrazione, ma anche 850mila euro di recupero di tributi arretrati, 250mila di multe e 350mila di entrate per investimenti utilizzate per il ripiano della parte corrente. Un bilancio nel quale per rispondere a fabbisogni di spesa per così dire “ambiziosi” si siano improntate all’ottimismo le previsioni di entrata.
Tra questi fabbisogni di spesa, al di là del robusto aumento di costi per il personale che in parte è fisiologico, essendo rientrato dall’Unione il servizio del personale, spicca il forte incremento dei costi per la scuola ed il sociale, due servizi che fino al 2019 costavano mediamente quattro milioni e mezzo e che ora superano abbondantemente i cinque milioni. Sono cifre notevoli e portano a chiedersi cosa succederà alle tariffe scolastiche una volta che dovesse terminare il sostegno statale del fondo per le funzioni fondamentali, perché a quel punto mancherà all’appello un contributo compreso tra i 120mila ed i 200mila euro, e quell’importo dovrà essere reperito o aumentando le tariffe.
Qualche osservazione circa le previsioni di spesa nel comparto della cultura, i cui stanziamenti tornano ai livelli del 2018 pur avendo alle spalle i primi quattro mesi dell’anno passati in sostanziale inattività e con il teatro che riaprirà solamente ad ottobre. Lato nostro non c’è nessuna ostilità preconcetta verso questo importante settore, anzi tutt’altro, ma non abbiamo mai compreso fino in fondo tutto il pathos del sindaco e di qualche altro esponente di maggioranza riguardo alla vocazione turistica ed al marketing territoriale, forse perché nessuno di loro ha mai ben spiegato dove si voglia andare a parare, una volta messi in piedi tutti gli alambicchi e gli uffici turistici e tutto il resto.
In conclusione ci siamo concentrati su un altro tema: la liquidazione della partecipata ed il relativo stralcio dei residui.
 
Il tema dei numeri viene usato da Mazzanti come baluardo di trasparenza e di tecnica contro l’ideologia politica. In realtà abbiamo visto come anche solo nell’ultima settimana il sindaco – che prima di tutto dovrebbe rappresentare l’Ente – usa il suo ruolo per giustificare lotte intestine e battaglie contro avversari politici e non per fornire informazioni vere e non di parte sul Comune di Budrio. Nella diretta fatta martedì 13 aprile sulla pagina facebook dell’Ente, il sindaco dice di aver iniziato il suo mandato con in cassa qualche centinaia di migliaia di euro. I documenti tecnici dell’Ente dicono che erano 2,8 milioni. Capite bene che è complesso pensare che non sia la malafede a guidare l’azione del sindaco, non si spiegherebbe perché, dopo 4 anni sia ancora lì a parlare del 2017 e non di Budrio e delle cose fatte o progettate in questi anni.
 
Tornando al tema Step, pensiamo che tutta la fase di liquidazione sia stata un ottimo lavoro, una cosa buona fatta da questa amministrazione sulla scia del percorso costruito dall’amministrazione precedente e proprio per questo non capiamo perché il sindaco finisca col vanificarla cercando di raccontarla per quello che non é. Dal 2018 al 2020 per la Step sono stati fatti accantonamenti per circa 4.300.000 euro. Nello stesso periodo, la pressione tributaria locale è aumentata di 2.100.000 euro e sono state vendute azioni Hera per circa 2.500.000 euro, e questo porta ad un totale di maggiori entrate di 4.600.000 euro. In poche parole : gli accantonamenti fatti per la Step derivano dall’aumento della pressione tributaria e dalla vendita di patrimonio del Comune. Quindi non soldi derivanti da tagli di spesa o da razionalizzazioni o da efficientamenti, ma soldi provenienti da maggiori tasse e dalla vendita di beni del Comune. Ma non solo : 4,6 milioni di maggiori entrate a fronte di 4,3 milioni di
accantonamenti stanno a dire che in questo carosello sono anche avanzati 300mila euro a disposizione per pagare altre spese correnti.
Non siamo certo nella posizione di poter dare consigli al sindaco, ma quello che suggeriamo è di far terminare la stagione dello slancio polemico con cui addita manchevolezze altrui per lasciare posto ad una stagione di comunicazione e informazione corretta e verosimile.
 
Rivendichi di aver ottenuto ottimi risultati col rientro dell’ufficio tributi, come effettivamente è stato. Oppure rivendichi di aver avuto la forza di aumentare tasse e tariffe, operazioni impopolari sulle quali non è mai facile mettere la faccia. Dica queste cose e nessuno, crediamo, solleverà obiezioni, di sicuro non io. Ma non dica di aver dovuto fare chissà quali rinunce o sforzi erculei, perché così non è, e soprattutto cerchi di avere consapevolezza dei propri limiti e non si illuda di essere diventato quello che non è mai stato, perché nel suo caso è bastato davvero poco per montarsi la testa ed immaginare d’essere stato chiamato a risollevare le sorti di una comunità afflitta da un problema irrisolvibile.
 
La traiettoria per liquidare la Step e mettere in sicurezza i conti dell’Ente l’hanno tracciata altri, non lui. Ma soprattutto non vanno dimenticate le circostanze che hanno consentito all’amministrazione Mazzanti sia di poter amministrare con più risorse di chi l’aveva preceduta che di accelerare la procedura di liquidazione della Step.
  • Nel 2018 il Governo sblocca la leva fiscale dei Comuni: questo ha permesso a Mazzanti di aumentare l’aliquota dell’addizionale Irpef, consentendole di avere entrate per circa mezzo milione di euro all’anno in più.
  • Sempre nel 2018, la Legge di bilancio consente la possibilità di destinare i proventi da alienazioni patrimoniali alla copertura delle quote capitali dei mutui.
  • A partire dal 2019 abbiamo l’abbandono del patto di stabilità e del pareggio di bilancio, in quanto agli Enti viene richiesto di avere un saldo corrente di competenza non negativo e questo permette loro di utilizzare, ai fini dell’equilibrio di bilancio, in modo pieno sia il Fondo pluriennale vincolato di entrata sia l’avanzo di amministrazione.
  • Sempre a partire dal 2019 sono arrivati una serie di contributi a pioggia, nel senso che vengono assegnati semplicemente in base alla dimensione dei Comuni, per interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza di opere pubbliche e del territorio. Parliamo di altre centinaia di migliaia di euro.
  • Ancora, dal 2019 abbiamo la cessazione delle riduzioni di risorse imposte nel 2011 con la spending review e quindi a partire dal 2020 saranno restituiti alla disponibilità del bilancio comunale, seppur a rate, circa 177mila euro.
  • Poi è arrivata le Legge di Bilancio 2020, e con essa l’incremento del fondo di solidarietà comunale e ulteriori risorse per investimenti, che si espliciteranno a partire dal 2022.
  • E in tutto questo non consideriamo il fondone per le funzioni fondamentali, che per le sue caratteristiche di ristoro e di copertura per cali di gettito non ci pare giusto prendere in considerazione.
Ecco: questi sono fatti. Ma il sindaco, incapace di uscire da una polemica che ormai è diventata la sua uniforme, vuole sempre e comunque avere ragione. Basta uscire per strada e parlare con la gente però per vedere che ai 3 concetti di cui si abbevera Mazzanti, c’è una comunità che per 4 anni non ha avuto interlocutori seri e di visione (non parliamo di investimenti economici, ma di relazioni, umani) e non basterà certo l’ultimo anno di mandato aperto con un sindaco che si presenta come salvatore e risanatore per darsi una luce nuova.